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Questo importante volume è in certo senso il complemento dell’Handbook of Military Psychology, a cura di Stephen V. Bowles e Paul T. Bartone, pubblicato da Springer nel 2017 e da me recensito in Rivista Militare, numero 4, 2018 (pp. 111-112).
Suddiviso in sette parti e trentun capitoli, il testo a cura di Giuseppe Caforio, con il contributo di trentadue autori, aspira a coprire praticamente tutte le aree della sociologia militare, introducendo l’argomento con un inquadramento globale della disciplina e con una notazione storica. La seconda parte è dedicata alle questioni di teoria e di metodo: qui trovano posto le riflessioni sulla professione militare, sulle sue caratteristiche e paradossi, inquadrate nei contesti attuali delle società occidentali e con uno sguardo alla comparazione tra le condizioni della sociologia militare in Europa e in USA. La terza parte, dal titolo Armed Forces and Society, approfondisce il tema della violenza organizzata e istituzionalizzata nelle democrazie evolute, con approfondimenti sulla relazione tra mondo militare e società civile, e sulla fiducia che quest’ultima nutre verso chi indossa la divisa e prende le decisioni. Con la quarte parte si entra decisamente nel merito delle condizioni della vita militare: gli otto capitoli che sono qui raccolti spaziano dalla cultura all’organizzazione, dalla formazione degli ufficiali alla presenza delle donne, dalla gestione delle differenze alla considerazione delle famiglie dei militari, fino al tema dell’etica. Come si può notare sono qui presentati argomenti di forte impatto e molto attuali, e non casualmente l’ultimo degli otto capitoli è dedicato alle sfide che pongono i soggetti LGBT ‒ Lesbian, Gay, Bi-Sexual, Transgender.
La quinta parte intende risponde alla domanda sulle sfide e i trend che oggi è possibile vedere nei contesti militari, a partire dalla fine della Guerra Fredda. Direi che il capitolo sull’identità del militare e i lavori dedicati alla ristrutturazione organizzativa, al downsizing, alla professionalizzazione e all’impatto delle tecnologie rappresentano i punti di maggiore interesse. A tali argomenti si aggancia in modo lineare la visione delle nuove missioni e dei nuovi ingaggi che sono oggi proposti al personale militare. Lo stesso curatore si occupa di trattare l’argomento della guerra asimmetrica (un tema su cui Caforio ha scritto e lavorato ampiamente), mentre gli altri tre argomenti trattati in altrettanti capitoli sono la sociologia del terrorismo, la cooperazione nei team multinazionali e la questione del trauma visto nell’ottica del PTSD – Post Traumatic Stress Disorder. L’ultima parte del testo presenta una visione di sintesi e conclusiva centrata sui temi emergenti della sociologia militare e sulla ricerca in tale ambito.
In un’epoca in cui lo stesso concetto di “guerra” è profondamente cambiato (così come lo sono i militari, anche in virtù del processo di professionalizzazione), nelle pagine di questo manuale emerge più volte la questione della leadership. Discutendo l’idea romantica della leadership eroica che vede il leader al centro del contesto e come variabile indipendente, si dà spazio alla post-heroic leadership, avvicinabile ai modelli di comando adattativi, situazionali, orientati agli obiettivi di lungo periodo e non normativi. Rispetto a tali due impostazioni “la sfida futura sarà quella di costruire un ponte tra i due approcci, dato che numerosi teatri sono simultaneamente eroici e post-eroici” (p. 472).
Il curatore ‒ il generale di brigata Giuseppe Caforio ‒ è autore di un gran numero di studi e di riflessioni sul tema della sociologia militare e, più in generale, in ottica interdisciplinare, sulle scienze sociali applicate al mondo militare. Nato nel 1935, ha svolto servizio attivo fino al 1992, per poi occuparsi a tempo pieno di ricerca, ricoprendo numerosi incarichi soprattutto in organizzazioni internazionali. Molti dei suoi lavori sono stati tradotti in diverse lingue, e per lungo tempo ha partecipato o organizzato convegni, seminari, conferenze e congressi sui temi di cui si è occupato.
Giuseppe Caforio è improvvisamente scomparso all’età di ottanta anni nell’agosto del 2015 e il volume reca il nome di una seconda persona che ne ha curato l’edizione, vale a dire la professoressa ordinaria di Sociologia Marina Nuciari, vicepresidente della Scuola Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche (SUISS), esperta di sociologia militare, la cui firma compare in diversi capitoli dell’Handbook, compresi gli ultimi due collocati nella sezione conclusiva, scritti insieme a Caforio.
Di fronte a un’opera così ampia e complessa si può solo auspicarne la diffusione nel nostro Paese nella prospettiva di una visione socio-psicologica del militare e della vita militare, unitamente alla considerazione dell’area di competenza della medicina militare, così collegandosi alla visione (oggi ampiamente accredita) bio-psico-sociale dell’essere umano.
Andrea Castiello d'Antonio
Questa recensione è stata pubblicata nella rivista Qi – Questioni e Idee in Psicologia, numero 70, settembre 2019