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AFFRETTATI PIANO
Il titolo di questo libro potrebbe essere posto a introduzione di un intero momento di riflessione autocritica da parte di numerosi manager e professionisti che sono, al giorno d'oggi, sovra-impegnati e completamente sprofondati in quella dimensione totalizzante che è divenuto il lavoro nelle maggiori aziende e in pressoché tutte le migliori società di consulenza.
Il tempo, si sa, è una dimensione cruciale nella vita di lavoro: non a caso, decenni addietro (un periodo che, visto da oggi, appare distante) erano abbastanza di moda i corsi sul time management, corredati dall'immancabile agendina e da una serie di supporti che sarebbero dovuti servire a... A che cosa? A vivere il tempo in maniera più umana? A vivere la vita nella sua interezza, oltre a vivere la vita-di-lavoro? A trascorrere le lunghe ore trascorse nelle organizzazioni con un po' meno distress? No. Quelle sessioni di formazione avevano soprattutto lo scopo di efficientare il tempo di lavoro!
Sfogliando le pagine di questo libro ci collochiamo - ed è intuitivo - in una dimensione completamente diversa; potremmo dire, una dimensione "altra".
Il messaggio di fondo ruota intorno allo sviluppo della coscienza di se stessi, quindi qualcosa che trascende il tema del tempo e di come vivere lo scorrere del tempo. Ma in un testo così ricco di spunti e di ampie fasi di riflessione si possono soltanto enucleare alcune tematiche che sono di speciale rilevanza per coloro che svolgono ruoli di elevato ingaggio nelle organizzazioni. Partendo, ad esempio, dall'aver "fiducia nella realtà del momento presente, un momento nel quale è possibile cogliere la differenza tra l'essere autocentrati e l'essere centrati" (p. 84): un aspetto che si colloca in decisa controtendenza rispetto all'ansia del futuro e all'inclinazione così diffusa del vedere solo ciò che è avanti a sé: il prossimo impegno, la sfida successiva...
La dimensione della reattività - "qualcosa di meccanico, compulsivo, che non ha nulla a che vedere con la possibilità di prendersi cura" (p. 214) - rappresenta un elemento da tenere sempre presente nell'ambito dell'esecuzione delle attività, soprattutto se si tratta di attività ad elevato impatto sociale ed organizzativo. Siamo in presenza di un elemento che dovrebbe essere ampiamente controbilanciato dalla capacità di riflessione e dalla capacità di essere pienamente nel momento presente, ma anche dalla possibilità di considerare se stessi non come un insieme di "cose" - che nel mondo del lavoro si traducono in "competenze" -. Ciò significa superare l'idea che le persone dipendono "da ciò che hanno o che non hanno: dagli oggetti materiali, da situazioni di vita, quali il tipo di lavoro, l'essere o meno in una relazione di coppia, avere o non aver figli" (p. 120). Che, in altre parole, significa compiere il passaggio dall'avere all'essere, con le parole di Erich Fromm.
Nella concezione esposta in questo volume il prendersi cura di sé corrisponde, o si riflette, nel prendersi cura degli altri, un concetto che diviene una pratica nel momento in cui si realizza quella sorta di disintossicazione che conduce a vedere, o rivedere, se stessi e gli altri con occhi (almeno parzialmente) nuovi.
La nuova forma di conoscenza che così può prodursi è intrinsecamente fondata sull'idea del rispetto per l'altro e di assunzione di responsabilità in senso globale.
Questo libro - come tutti i testi che si collocano nella speciale dimensione della meditazione e dello sviluppo della consapevolezza sullo sfondo delle filosofie orientali -si pone in un certo senso come un confine che deve essere superato. Nel senso che l'intero mondo di riflessioni che sta alla base di questo scritto esige dalla persona di "praticare", cioè di impegnarsi nel vivere realmente e concretamente ciò che inizialmente è rappresentato soltanto da parole. E vorrei aggiungere che anche tale indicazione non dovrebbe poi apparire così lontana da ciò che si dovrebbe concretizzare nel grande e variegato mondo del lavoro, lì ove abbiamo sempre più necessità di persone che sappiano applicare ciò che è loro insegnato o demandato. Sul versante della formazione manageriale è, questo, il tema della trasferibilità, un tema spinoso che un tempo era pochissimo frequentato ma che oggi, per un insieme di fattori, non ultimo l'investimento di risorse da cui si vuole trarre il fatidico "ritorno", è divenuto prioritario.
Per concludere, una nota sul titolo di questo volume, un titolo che sta ad indicare l'impulso, che qualcuno può sperimentare, ad avvicinarsi con una sorta di urgente calma alla meditazione di consapevolezza, cioè asati, un particolare stato mentale che è generalmente espresso con il termine di mindfulness.
Andrea Castiello d’Antonio