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Da sempre la psicologia si occupa delle situazioni militari.
La Psicologia Militare è nata con lo scopo di dare un contributo alla selezione e formazione degli ufficiali, ma si è ben presto ampliata verso altri campi, studiando le condizioni dei soldati negli scenari operativi e anche nelle operazioni di Peace Keeping.
Le applicazioni della psicologia all’ambito militare non sono solo dal punto di vista della psicologia del lavoro, ma anche da quello della psicologia clinica, ad esempio quando ci si occupa dei soldati traumatizzati o che presentano situazioni mentali di angoscia, confusione e depressione.
Assumendo il punto di vista della psicologia sociale si studiano le dinamiche dei gruppi, delle squadre, della followership e dell’integrazione nei contesti culturali, compresa la socializzazione dei nuovi arrivati e il loro inserimento nel contesto della istituzione militare.
Le accademie militari - come l’Accademia militare di Modena - costituiscono i contesti di riferimento fondamentali in cui si formano le competenze umane e professionali di coloro che un domani avranno da gestire ruoli di comando e di leadership.
E’ molto importante che lo psicologo possa dare il suo contributo nell’ambito militare soprattutto nei campi tradizionali che sono sempre i più importanti: la selezione dei soldati, la valutazione degli ufficiali, la formazione alle dinamiche di gruppo e al comando, e il recupero dei soggetti traumatizzati.
Nel campo della selezione dei soldati sono sempre ampiamente impiegati i test psicologici e i questionari di personalità, come il MMPI® - Minnesota Multiphasic Personality Inventory®-2 e numerosi test di livello intellettivo. Oramai dalle prime applicazioni dei test collettivi Army Group Examination Alpha e Army Beta è passato un secolo: dovevano selezionare soggetti alfabetizzati, o analfabeti, o con scarsa conoscenza dell’inglese.
Questi strumenti sono tutt’oggi da considerarsi tra gli antesignani degli attuali test di attitudine e di intelligenza. Furono somministrati, in forma collettiva, durante la prima guerra mondiale nelle forze armate statunitensi: servirono a scegliere un milione e settecentocinquantamila uomini. A svilupparli furono un gruppo di psicologi, sotto la guida del presidente della American Psychological Association, Robert Yerkes. Per la prima volta furono somministrati test mentali ad un numero così elevato di soggetti, in seguito il loro utilizzo fu allargato, e consentito, anche alle grandi industrie, in un ampia serie di revisioni successive.
La valutazione degli ufficiali si avvale anche della metodologia di Assessment Center o, comunque, dell’osservazione sul campo nei contesti di simulazione e di formazione da parte di psicologi militari esperti. Ciò perché la valutazione degli ufficiali comporta il difficile compito di effettuare un assessment qualitativo sulle funzioni normali e patologiche in direzione dell’idoneità ai ruoli di comando e di leadership – Andrea Castiello d’Antonio, L’Assessment delle qualità manageriali e della leadership. Franco Angeli, Milano, 2013.
Altrettanto fondamentale è la diagnosi della personalità di genere proiettivo effettuata con la tecnica psicodiagnostica di Hans Zulliger. Anch’essa fu sviluppata in ambito militare e per precisi scopi di valutazione delle qualità soggettive. Fu elaborata sulla base della Tecnica di Rorschach nell'ambito delle forze armate svizzere all’inizio del secondo conflitto mondiale, e si deve sottolineare che, anche in quest'occasione, l'utilizzo nacque dall'esigenza di individuare soggetti in grado di gestire il ruolo di comando nelle fasi operative.
Del resto, uno degli argomenti più studiati fin dai tempi del famoso saggio del generale Sun Tzu sull’arte della guerra è proprio la leadership.
La psicologia militare, tema sul quale è stato organizzato un importante convegno nel giugno del 2015 a Roma, spazia tra ambiti ben diversi. In forma esemplificativa, si potrebbero indicare due macrosettori: la riabilitazione dei soldati traumatizzati sul fronte di combattimento, argomento di grande importanza emerso durante la Grande Guerra, e il supporto alle operazioni di Peace Keeping, di natura molto più recente, legato al concetto diverso di impiego delle forze armate.
Centrale come tema di studio è la leadership, dal momento che proprio numerosi studi militari hanno evidenziato quanto personalità non equilibrate o non idonee possano provocare sconfitte irreversibili. Il dibattito scientifico si è dilungato in particolare su quali siano le qualità necessarie per sapere gestire una leadership "sana" e si è soffermato sulla fisiologia della leadership e sulle patologie che possono intaccarla.
Ad esempio, nell'ambito della leadership fortemente inadeguata, possiamo citare il caso del generale britannico Douglas Haig. Inflessibile, arrogante supponente, chiuso ad ogni feedback: la fede incrollabile nella propria elevata capacità di comando lo ha spinto, il primo luglio del 1916, a lanciare 120mila soldati contro le postazioni tedesche, su un terreno reso fangoso da forti piogge. Il risultato è storia: la battaglia della Somme è descritta praticamente come una vera e propria esecuzione di massa.
Non solo, è storia anche questa, ma molto più recente: sono state oggetto di studio anche alcune esperienze di soldati americani in Iraq, Con labili linee di comando, sopraffatti da una routine asfissiante e dalla noia, hanno dato vita a condotte aggressive e sadiche nei confronti dei prigionieri.
Il concetto di leadership è fortemente connesso al tema dell'etica manageriale e professionale. Ed è tanto vero soprattutto in merito alla gestione di situazioni delicate, in cui si mette a rischio la vita dei propri soldati o di civili. Come ho già sottolineato durante la mia conferenza sull’Etica della responsabilità tenuta presso l’Accademia Militare di Modena il 16 marzo 2016, la responsabilità può variare tra numerosi vertici, che vanno dal salvaguardare le risorse presenti fino a sfidare la situazione su terreni imprevisti.
La gestione del proprio ruolo di leadership è ovviamente anche collegata alla tematica del coraggio personale. Gli studi si sono concentrati sul "come" è vissuta la leadership, con particolare focus sui personaggi storici come, ad esempio, Napoleone Bonaparte, o Alessandro Magno. La questione, per la verità annosa, riguarda proprio il fatto se le capacità di leadership siano innate solo in alcuni individui o, viceversa, tutti in realtà possiedano le stesse capacità di emergere.
Ad esempio, tornando a Napoleone si sottolineano alcune capacità che un leader dovrebbe avere: studio preventivo e attento di tutte le possibili variabili o difficoltà impreviste, rapidità decisionale, cura nelle comunicazioni interne e nella motivazione dei reparti di soldati in ogni frangente. Ma la qualità fondamentale di Napoleone, e di quasi tutti i leader della storia, è semplice: dare l'esempio.
Il leader come modello ed esempio è fondamentale per tutto ciò che ruota intorno alla motivazione, alla coesione del team. Mi spiegava un Generale dei Carabinieri quanto sia fondamentale non solo godere della fiducia assoluta del team, ma anche che ogni singolo elemento si fidi ciecamente degli altri. Come ha sottolineato il noto psichiatra e psicanalista Wilfred Ruprecht Bion il concetto di leadership deve necessariamente tradursi nella capacità del leader di formare un gruppo. Non a caso gli studi di Bion si fondano sulla sua esperienza sul campo di battaglia, come comandante di carri armati durante la Grande Guerra.
L'esperienza diretta gli ha consentito di studiare la solidarietà che si sviluppa tra uomini sottoposti a prove estreme, o la necessità per un leader di posizionarsi tra i soldati nei momenti di maggior difficoltà, per ascoltarne il clima e l'umore. Si tratta di evoluzioni cruciali, che segnano il passaggio dall'idea di una leadership autoritaria, fondata sull'ordine e la capacità di farsi obbedire, ad una modalità di guida incentrata sulla gestione e coesione del gruppo.
Le esperienze operative di psicologo militare possono aiutare nella comprensione della leadership, e più in generale della gestione di situazioni complesse. Purtroppo non tutti i manager comprendono questo aspetto della leadership: proprio l'aver gestito situazioni operative consente di comprenderle al meglio in seguito.
Uno dei modelli moderni in termini di leadership sottolinea la capacità del capo di comprendere i bisogni dei propri collaboratori e, nello stesso tempo, mettere in atto qualità necessarie nelle situazioni operative, come la capacità di prendere decisioni critiche con poche informazioni certe e in un breve lasso di tempo. - Andrea Castiello d'Antonio, "Leadership militare e gestione dei ruoli di responsabilità manageriale" - su "Leadership & Management" n.39 lug/ago 2016”, sulla stessa rivista vedi anche: Il colloquio nel mondo delle organizzazioni.
Nel campo del recupero dei militari traumatizzati un test di riferimento è il CAPS - Clinician-Administered PTSD Scale definito il “gold standard” diagnostico per il disturbo post-traumatico da stress - PTSD.
Le esperienze maturate nel corso della prima guerra mondiale continuano a guidare aree importanti della psicologia e della psichiatria militare: ad esempio, l’idea che i soldati traumatizzati nelle operazioni dovessero essere trattati secondo i tre principi della prossimità (al fronte), rapidità di intervento e attesa di poter essere rapidamente re-impiegati nelle unità combattenti furono i cardini della cosiddetta forward psychiatry e rivoluzionarono le pratiche precedentemente applicate.
Le competenze sviluppate dalla famosa Veteran Administration sono insostituibili per comprendere, oggi, cosa fare al fine di essere di aiuto ai militari psicologicamente traumatizzati, feriti sul fronte, o in difficoltà nel momento del rientro nella vita civile. Del resto, una delle radici del Counseling Organizzativo e del Coaching è proprio nelle attività di sostegno, orientamento e re-inserimento effettuate con gli ufficiali al rientro dal secondo conflitto mondiale negli USA
Alcune delle mie esperienze in psicologia militare
Pubblicazioni sul tema:
Seminario “Le trappole della mente”, 28 Giugno 2017
Guardia di Finanza, Centro di Reclutamento, Lido di Ostia (Roma)
Relazione del Prof. Andrea Castiello d’Antonio “Euristiche nella valutazione del personale Militare e delle forze di Polizia”.
Intervento all'Accademia Militare su "L'Etica della Responsabilità"
Accademia Militare di Modena
PARTE 1
PARTE 2