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The American Psychiatric Association Publishing Textbook of Personality Disorders - Third Edition
L’evoluzione dei grandi manuali, libri di testo e opere di riferimento nordamericani ha un punto centrale costituito dalle pubblicazioni della potente American Psychiatric Association Publishing, la casa editrice che pubblica il DSM - Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders e tutti i testi ad esso correlati, e che rappresenta appunto il braccio esecutivo delle ricerche e delle investigazioni nel campo della psichiatria essendo diretta emanazione della APA, la American Psychiatric Association.
Sono cinquantasette gli autori – più i due curatori – che hanno contribuito a comporre i venticinque capitoli di questa terza edizione del testo; capitoli suddivisi in cinque sezioni e chiusi da una Appendice che illustra i modelli alternativi al DSM-5 utili per trattare i disturbi di personalità.
Scorrendo i nomi di chi è stato chiamato a redigere i capitoli ci si imbatte in alcuni tra i maggiori esponenti della psichiatria internazionale come John F. Clarkin e Drew Westen, per citarne soltanto due. Osservando la struttura di base del testo si nota la successione degli argomenti, lineare e molto chiara, che parte dalla discussione dei concetti clinici visti come la base fondante di qualunque pratica psichiatrica volta alla cura del paziente, con qualche nota – non particolarmente approfondita – sul tema della diagnosi.
La seconda sezione tratta dei fattori di rischio e della etiologia, con un occhio ai fattori sociodemografici nell’insorgenza delle malattie mentali, unendo sia riflessioni di neurobiologia sia considerazioni sugli antecedenti delle difficoltà psicologiche gravi e sugli esiti delle psicopatologie sulla base di studi long-term.
La terza sezione, dal titolo Treatment, raccoglie i capitoli dal decimo al diciannovesimo e rappresenta, come si può immaginare, il nucleo dell’opera. Iniziando con il dare spazio alla necessità di individuare precocemente i segnali del disagio mentale, soprattutto nell’età evolutiva, è sottolineata l’importanza del passaggio dall’adolescenza all’età adulta e, da qui in poi, fino alla senescenza. Infine, la quarta sezione è dedicata alle questioni e alle situazioni particolari cioè declinate su popolazioni e/o problematiche ben definite; per esempio, in questa sezione sono trattate le questioni legate al rischio di comportamenti suicidari e al problema delle manifestazioni della personalità antisociale e dei comportamenti antisociali.
Da notare che la linea portante di questo libro si snoda sulla base dell’AMPD, cioè dell’Alternative DSM-5 Model for Personality Disorders a cui è specificatamente dedicato l’intero capitolo quarto che si conclude sottolineando l’utilità del modello ibrido di disturbi di personalità.
Venendo, ora, a considerare alcuni degli aspetti più interessanti di questo textbook, emerge innanzi tutto l’insieme delle considerazioni che da parte dei diversi autori sono proposte sull’evoluzione dei DSM e sulle loro specifiche articolazioni, riprendendo naturalmente i dibattiti (e anche le polemiche) che hanno accompagnato lo sviluppo di questo sistema (risultano molto utili le tavole di comparazione dei DSM, dalla prima versione del 1952, alla quinta del 2013). Il sistema statistico-diagnostico è posto quindi a confronto con le maggiori teorie della psicopatologia ma, prima ancora, è discusso in riferimento alle teorie della personalità, teorie che si auspica possano un giorno essere poste a confronto le une con le altre sulla base di criteri specifici e precisi.
Un’ulteriore linea di discussione che permea talune specifiche aree del testo è quella che tratta la diagnosi differenziale e tutte le manifestazioni della psicopatologia, con enfasi sui disturbi di personalità, nell’ottica di rintracciarne le linee di sviluppo nell’età evolutiva e con una speciale attenzione alla fase dell’adolescenza nell’ambito della quale si sottolinea “la mentalizzazione come parte centrale del processo terapeutico per via del suo potere di implementare la capacità di apprendimento” (p. 182). E’ nel decimo capitolo che si sviluppano, in parallelo, le riflessioni sulla precoce identificazione della patologia e sulla prevenzione – ma vedi anche il capitolo dedicato alle variabili sociodemografiche.
La parte centrale del testo (che inizia, appunto, con il capitolo dieci) è certamente di grande interesse.
Ogni capitolo è un mondo da esplorare, iniziando con quello dedicato all’alleanza terapeutica per proseguire con gli ampi spazi dedicati alle diverse tipologie di terapia: la psicoterapia psicodinamica, la terapia cognitivo comportamentale e così via, senza trascurare capitoli trasversali come il quindicesimo dal titolo Good Psychiatric Management centrato sulla cura dei soggetti borderline.
Le evidenze circa i cosiddetti trattamenti collaborativi sono puntualmente esposte nel diciottesimo capitolo che precede un importante spazio dedicato alle violazioni del setting e all’infrazione dei confini etici, uno spazio chiuso con sette puntuali considerazioni indirizzate alla gestione del rischio e alle principali raccomandazioni.
Tra i capitoli dell’ultima parte del testo si segnala quello dedicato alla personalità antisociale: “esiste un ampio spettro di gravità che va dal comportamento psicopatico più grave ai comportamenti antisociali più leggeri dell’adulto. Si tratta di un disturbo comune nella popolazione generale, con preponderanza maschile… Non ci sono trattamenti standard o di provata efficacia… La CBT e i modelli basati sulla mentalizzazione sono stati sviluppati per i soggetti antisociali e possono aiutare coloro che manifestano sindromi lievi” (p. 620).
Nel complesso, questa opera di consultazione appare di grande interesse per molti motivi a partire dalla eterogeneità degli autori e dall’ampia copertura delle tematiche che sono trattate.
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sul numero 102, GENNAIO 2023, della rivista Qi – QUESTIONI E IDEE IN PSICOLOGIA, Hogrefe, Firenze.