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ARCIPELAGO N. VARIAZIONI SUL NARCISISMO

Titolo: 

ARCIPELAGO N. VARIAZIONI SUL NARCISISMO

Autori: 
Vittorio Lingiardi
Casa editrice: 
Giulio Einaudi, 2021, Pp. 144, € 12,00

Ancora una volta Vittorio Lingiardi sorprende il lettore con una riflessione netta e limpida su una tematica che è allo stesso tempo classica e di attualità. Il tema, in questo caso, è il narcisismo, e il libro che compare nella collana Vele di Einaudi, segue Diagnosi e destino (2018), una profonda riflessione sulla diagnosi e sull’essere diagnosticati, sul senso della stessa e sugli infiniti modi in cui la (psico)diagnosi è formulata ed è recepita dal cliente-paziente (v. la mia recensione a questo libro di Lingiardi pubblicata nella rivista Psicoterapia e Scienze Umane, vol. 53, n. 1, 2019, pp. 185-186).

Il grande mare del narcisismo, trattato da poeti, romanzieri, registi, sociologi e psicologi, e persino dai consulenti di management organizzativo e dagli psicologi del lavoro – i quali hanno da tempo riscontrato le personalità narcisistiche (o i tratti di narcisismo) che sono alla base di numerosi (e disastrosi) stili di leadership – emerge in queste pagine sotto ottiche diverse e in dimensioni inaspettate. Non solo i contenuti di questo agile volume sono ben trattati, snelli nella loro formulazione e precisi nell’indicare le diverse fisionomie del fenomeno; anche la stessa struttura del testo si presenta, nella sua apparente schematicità, utile e innovativa.

Ecco, così, la prima sezione del libro dal titolo Il caso mitico, alla quale segue la seconda e finale sezione (molto ampia) intitolata Il caso clinico.

Con queste due aree si copre, in sostanza, tutto lo spettro della fenomenologia narcisistica, dagli antichi miti ai nostri giorni – giorni che sono collocati nel pieno della società e della cultura del narcisismo, come insegna Christopher Lasch con il suo intramontabile – e da rileggere, assolutamente! – La cultura del narcisismo (pubblicato nel 1979; traduzione italiana Bompiani, Milano, 1981), un libro che ha fatto epoca e in cui si leggono brani come i seguenti: “in una cultura al tramonto, il narcisismo sembra incarnare – sotto le spoglie della ‘crescita’ personale e della ‘consapevolezza’ – la più alta conquista dell’illuminismo spirituale” (p. 261).

Del resto, sottolinea Lingiardi, “il narcisismo ci costringe a fare i conti con domande a cui non vorremmo rispondere: valgo qualcosa? Quanto conta per me il giudizio degli altri? Ho bisogno di sentirmi importante? Sono molto invidioso? Uso gli altri per i miei scopi?” (p. XIV).

Lingiardi tratta la materia con uno sguardo colto e molto ampio, non limitandosi agli aspetti della psicopatologia narcisistica ma affrontando il tema inserito nel contesto delle arti, delle leggende, delle storie e dei personaggi (persone, maschere) che hanno inciso, ed incidono, sulle nostre vite. Così non poteva mancare il riferimento a Donald Trump, una sorta di caso clinico su cui molto è stato già scritto – v., ad esempio, il testo del 2017 dello psichiatra Allen Frances, Il crepuscolo di una nazione. L'America di Trump all'esame di uno psichiatra (Bollati Boringhieri, Torino, 2018). Ma il narcisismo ha diversi volti, non solo quello onnipotente, arrogante e minaccioso di Trump (per alcuni, assai vicino alla psicopatia): ecco, quindi, emergere la fisionomia del narcisista fragile, cioè il soggetto che copre il proprio narcisismo con un modo di fare sottile e lieve, rimanendo per così dire in attesa che il mondo riconosca il suo enorme spessore. Tecnicamente detto dallo psicoanalista britannico Herbert Alexander Rosenfeld, nel lontano 1987, narcisismo covert, a pelle sottile, è da contrapporre al soggetto a pelle spessa che espone il proprio narcisismo in modo aperto, eclatante e vittorioso (overt). Tipologie, tra molto altro, ben descritte nel testo di Rosenfeld Comunicazione e Interpretazione (Bollati Boringhieri, Torino, 1989). Ma esistono, come Lingiardi sottolinea, anche altre forme di narcisismo, meno impattanti e meno patologiche, come quelle ad alto funzionamento, fino a giungere alle numerose modalità in cui può essere vissuto il narcisismo sano che caratterizza la persona normale che ha cura di sé stessa, possiede un livello di autostima equilibrato e ben dimensionato rispetto alla realtà, conosce il proprio valore (insieme ai propri difetti) e sa godere delle proprie realizzazioni – ma tiene presente anche gli insuccessi!

In sostanza, un essere vivente che riesce a vivere la vita e i rapporti interpersonali con una sufficiente serenità e reciprocità.

In effetti, la figura del sano narcisista tende a coincidere con quella di personalità normale, ma va tenuto presente che in questo campo – come in quasi tutte le aree della vita – non si può procedere in senso dicotomico, bianco-nero, bensì considerare tutte le mille sfumature. I concetti di continuum e di dimensione, di sfera e di approssimazione ben segnalano questo aspetto. Ciò non toglie che anche per Lingiardi – psichiatra, psicoanalista e accademico italiano, professore ordinario di Psicologia Dinamica presso la facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza – “i pazienti con disturbo di personalità sono tra i più impegnativi da seguire in psicoterapia” (p. 77), ed è per questo che coloro che si accingono a un così arduo compito devono essere ben attrezzati, anche andando oltre i classici (e deleteri) steccati che dividono le diverse scuole di psicoterapia.

Dunque, navigare tra gli arcipelaghi dei narcisismi è cosa per pochi, dato che vi si può rimanere molto facilmente impigliati e incastrati – un po’ come accadeva ai primi analisti che, con espressione poetica (ma con danni assai reali!) si bruciarono al fuoco dell’inconscio.

Il problema ulteriore è che un danno che accade al terapeuta è pressoché sempre anche un danno che si verifica nel paziente… Quindi emerge il tema della responsabilità etica e professionale per la quale – tra le molte altre cose – è richiesto allo psicoterapeuta l’esercizio di una sana autocritica e di un’altrettanta sana formazione continua.

Tornando al testo, credo che sia da sottolineare la modestia e il senso del limite delle parole dell’autore, ad esempio quando scrive, introducendo il paragrafo Come si diventa narcisisti? “Nessuno sa rispondere alla domanda: come diventiamo quelli che siamo?” (p. 100). E su questo punto credo che valga la pena chiudere queste note.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata numero 114 - gennaio 2025, della rivista online “Qi – Questioni e Idee in Psicologia”

https://qi.hogrefe.it/rivista/cat/recensioni/