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Sempre più persone rifiutano l'avanzamento di carriera, molti quadri non vogliono più essere promossi a dirigenti: ansia, stress, orari prolungati, responsabilità, spesso salire di livello si trasforma in un boomerang.
Questo è quanto emerge dallo studio dell’Istituto del lavoro di Bonn condotto da due ricercatori australiani: David Johnston e Wang-Sheng Lee.
L'esito di oltre mille interviste non lascia adito a dubbi: "Le promozioni sul lavoro rendono le persone, nel medio e lungo periodo, più nervose e meno incentivate a fare bene”. La scia di benessere è breve e il picco di soddisfazione si raggiunge velocemente, dopo un primo periodo di entusiasmo e soddisfazione ci sentiamo sempre meno appagati e la nostra salute peggiora.
Come ho avuto modo di scrivere in un'intervista al Corriere della Sera il denaro, da solo, non basta a motivare i dipendenti.
Ad un ruolo di maggiore responsabilità oggi non sempre corrispondono dei mezzi adeguati. In questi casi aumentano frustrazione, insoddisfazione e talvolta un senso di pentimento. A pesare molto sono le aspettative dell'azienda, quelle del singolo lavoratore e i nuovi capi con cui si ha a che fare: se queste cose, insieme, non si incastrano bene tutto gira verso il peggio.
Attenzione dunque quando dobbiamo prendere queste decisioni, ponderiamo sempre i pro e i contro delle nostre scelte lavorative, una promozione non è sempre sinonimo di felicità e soddisfazione.