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Blended Learning in Practice. A Guide for Practitioners and Researchers
Mai come in questo ultimo anno sarebbe stato importante potersi giovare di conoscenze diffuse sulla formazione blended, cioè sugli aspetti della formazione, insegnamento, addestramento che prevedono l’utilizzo di diversi metodi, ambienti, input e situazioni di apprendimento o cambiamento.
La formazione mix, ibrida, caratterizzata da differenti stimoli rappresenta un aiuto prezioso al fine di coinvolgere e supportare le persone nell’attivare le proprie qualità soggettive. Questo volume a cura di Amanda G. Madden, Lauren Margulieux, Robert S. Kadel e Ashok K. Goel si posiziona su un livello alto e tratta l’argomento con approccio multidimensionale. Non si tratta, quindi, né di un manuale, né di un testo che indica come utilizzare tecniche operative da impiegare in situazioni precise – naturalmente, in certi passaggi dello scritto, c’è anche questo, ma non rappresenta il cuore della trattazione.
Introdotto da una sintetica Prefazione di Richard A. DeMillo, del Georgia Institute of Technology, il testo si avvale del contributo di diciotto studiosi: Joe Bankoff, Paula Braun, Mark Braunstein, Marion L. Brittain, Timothy G. Buchman, Rebecca E. Burnett, Aldo A. Ferri, Bonnie Ferri, Andy Frazee, Mohammed M. Ghassemi, Ashok K. Goel, Alyson B. Goodman, Joyelle Harris, Cheryl Hiddleson, David Joyner, Robert S. Kadel, Kenneth J. Knoespel, Joe Le Doux, Amanda G. Madden, Lauren Margulieux, Olga Menagarishvili, Shamim Nemati, Vjollca Sadiraj e Donald Webster.
Suddiviso in tre ampie sezioni, in cui trovano spazio quattordici capitoli, il libro si chiude con una ricca Bibliografia e un accurato Indice Analitico.
Le origini di questo lavoro risalgono all’autunno del 2015 quando alcuni dei curatori si trovarono a discutere del tema, scoprendo che ognuno di loro aveva compiuto, e stava realizzando, delle sperimentazioni o delle applicazioni di blended learning – un impegno che ha contraddistinto anche tutti gli autori che sono stati poi coinvolti nel progetto editoriale. Così è nata l’idea di un lavoro che colmasse il divario tra teoria e pratiche, riferendosi alle ricerche e ai casi di studio non meno che all’esperienza empirica e alle applicazioni nelle istituzioni – forse meno rigorose, ma senza dubbio di enorme importanza.
Dalle pagine di questo libro emerge di continuo la grande varietà di combinazioni e di possibili applicazioni delle miscele che prevedono, insieme alla docenza tradizionale, le forme di istruzioni abilitate dalle tecnologie, fondendo la flessibilità dei contesti di apprendimento online (ma non solo) con i vantaggi della classica formazione in presenza.
Come si può immaginare, non si tratta di un compito semplice, caratterizzato come è da tanti aspetti delicati, non ultimo la necessità di valutare l’efficacia di tale genere di approccio. Un approccio, peraltro, che è qui discusso in modo trasversale, cosa che lo rende applicabile a diversi contesti di apprendimento, dall’istruzione scolastica, universitaria e post-universitaria (la higher education) alla formazione nel mondo del lavoro, in tutte le sue variegate forme. Le linee guida che così sono prodotte possono essere seguite sia da chi svolge il ruolo di insegnante, docente, e formatore, sia da coloro che svolgono attività di ricerca sul campo.
Credo che l’aspetto che più di altri emerge scorrendo queste pagine sia la possibilità offerta al lettore di riflettere con mente aperta sui pregi e sui limiti della formazione ibrida, con l’obiettivo di rendere l’esperienza formativa qualcosa di realmente utile, cercando di migliorare il coinvolgimento dei partecipanti alla formazione, includendo strategie di apprendimento attive, orientate alla risoluzione dei problemi del mondo reale. Il cosiddetto Movement of Online Education può però fin troppo affascinare istruttori e formatori ed è quindi necessario conservare la relazione face-to-face al fine di non sottrarre alla formazione quella profondità di umano coinvolgimento e di necessaria dimensione motivazionale.
Il volume prende così in esame alcune metodologie di implementazione dell’efficacia della formazione/addestramento che sono state impiegate o sperimentate in una varietà di corsi, e su differenti tematiche di apprendimento – ma anche in contesti di aula assai variabili, dai piccoli gruppi che si dedicano ad approfondimenti specifici ai grandi gruppi interconnessi sulle piattaforme web che operano trasversalmente per poi riunirsi in specifiche occasioni di scambio e feedback.
E’ infine interessante notare il rapporto biunivoco, e certamente non sempre equilibrato, che si realizza tra l’impegno dell’organizzazione (o istituzione) nel proporre il blending learning, e l’effetto di ritorno che tale pratica può avere proprio sulla cultura organizzativa.
Andrea Castiello d’Antonio