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British Psychology in Crisis

Titolo: 

British Psychology in Crisis

Autori: 
David Pilgram
Casa editrice: 
Phoenix, 2023, pp. XI+181, £ 19.99 (paperback)

È davvero singolare poter leggere un caso di studio organizzativo che riguardi una società di psicologia. Peraltro, una delle società psicologiche nazionali più prestigiose, con una lunga storia alle spalle, e di rilievo sovranazionale, com’è la BPS, la società britannica di psicologia. Purtroppo, non si tratta di uno dei molti casi di successo che sono descritti nella letteratura di psicologia delle organizzazioni, della leadership e del management, bensì di un caso altamente problematico che ha condotto la BPS, cioè The British Psychological Society in una condizione pressoché catastrofica. E, infatti, il sottotitolo di questo istruttivo volume curato da David Pilgram è: A Case Study in Organisational Dysfunction.

In questo caso di studio si incontrano innumerevoli elementi che, in tutte le realtà organizzative ed istituzionali, rendono critica la stessa sopravvivenza dell’impresa. Proviamo a enumerarne inizialmente alcuni: (1) i problemi, che nascono da lontano, non sono stati affrontati tempestivamente e finiscono con il germogliare ed intrecciarsi con (2) una governance opaca, una gestione ambigua e non trasparente che impediscono al personale di avere contezza su ciò che sta accadendo; (3) l’abuso di potere e di posizione, oltre a sabotare la circolazione delle informazioni, rende l’organizzazione non-apprendente, cioè, blocca la dimensione dell’organizational learning; (4) i pochi che hanno cercato di evidenziare le disfunzioni manageriali e organizzative sono stati messi all’angolo, mentre altri, pur collocati in posizioni di rilievo, non hanno avuto la forza sufficiente e l’autorevolezza per contrastare il mismanagement; (5) tutto ciò ha aperto le porte alla corruzione morale e finanziaria, distruggendo inoltre l’immagine di una organizzazione che, in quanto associazione di psicologi, era attesa ergersi come modello di razionalità, onestà, correttezza e capacità riflessiva. Come scrive David Pilgram “in questo libro noi abbiamo una società psicologica che ha dato prova di essere psicologicamente incompetente. Un aspetto specifico di tale incompetenza è l’evidente fallimento di coloro che, gestendo l’organizzazione, non hanno appreso dall’esperienza” (p. 109).

Il primo capitolo (D. Pilgram) ricostruisce la gloriosa storia della BPS e anche gli scontri che hanno caratterizzato la vita della società quando, ad esempio, si contrapposero gli psicologi psicodinamici e i comportamentisti, fino a puntare il dito contro il managerialismo imperante degli ultimi tempi che ha distrutto l’anima dell’associazione, gestita da temporary manager con esperienza industriale e privi di competenze relative alle organizzazioni no-profit. Il secondo capitolo (a firma di Graham Buchanan) parla della leadership tossica che caratterizza l’organizzazione “che ha un ‘leader tossico’ e numerosi ‘toxic followers’ che portano avanti volutamente i desideri del leader tossico senza obiezioni… I leader tossici hanno successo solo perché altri non si oppongono e non fanno nulla, ma attivamente supportano il leader tossico nella sua avventura. Inoltre, considero l’importanza della complice ‘followship’ che deve supportare i leader tossici fino a far crescere una cultura organizzativa tossica” (p. 21). A queste riflessioni si accompagnano le descrizioni della Dark Triad e di altri comportamenti disfunzionali.

Il terzo e il quarto capitolo (firmati da Pat Harvey) trattano la questione dei mass media e della comunicazione, approfondendo le vicissitudini della rivista della BPS, The Psychologist (una rivista molto ben fatta, almeno fino a qualche anno fa) e delle linee guida sulla Gender Sexuality and Relationship Diversity (il capitolo ha il titolo Policy Capture at the BPS (1): The Gender Guidelines). Questo capitolo si unisce al seguente, di Ashley Conway, Policy Capture at the BPS (2): The Memory and Law Controversy, sulla controversa questione delle false memorie degli adulti circa gli abusi sessuali dell’infanzia. In questi capitoli emergono sia la pressione di gruppo che l’influenza di correnti politiche e della censura, tanto è vero che in più parti del volume è auspicata una reale, veritiera e autentica narrazione di questi anni della BPS – narrazione che fino ad ora è stata distorta e parziale. In effetti, più che di una narrazione, concetto che sa di propaganda e di pubblicità, ciò che è auspicato è una vera e propria ricostruzione critica della recente storia della BPS; e anche di questo trattano i tre capitoli finali, tutti firmati da David Pilgrim, uno dei quali porta il significativo titolo di BPS Bullshit. Da questo titolo e da molte altre considerazioni espresse in queste pagine si può intuire la gravità delle vicende che hanno segnato gli anni recenti della BPS e anche la contrapposizione che è emersa tra le diverse parti in causa.

Dunque, bene ha fatto David Pilgrim a organizzare e pubblicare questo lavoro. Su di lui si può aggiungere che è professore di Health and Social Policy presso la University of Liverpool e visiting professor di Clinical Psychology alla University of Southampton. Si occupa di clinica, insegnamento e politiche della salute mentale, ed ha scritto diversi libri, tra cui Critical Realism for Psychologists (Routledge, 2020).

Circa l’interesse e anche la complessità delle numerose dinamiche disfunzionali del mondo delle organizzazioni di lavoro suggerisco la consultazione di una rivista molto interessante: Organisational and Social Dynamics http://www.osd.org.uk/ che ha iniziato le pubblicazioni nel 2000 e ancora oggi si erge autorevolmente nel non ampio panorama delle riviste che si occupano del mondo del lavoro in prospettiva psicodinamica.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata sulla rivista “Qi – Questioni e Idee in Psicologia”, numero 113, NOVEMBRE 2024.