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Clinical Interviewing. Seventh Edition
La settima edizione di questo noto manuale sul colloquio clinico si presenta notevolmente arricchita rispetto alle edizioni precedenti e si colloca in un panorama internazionale in cui non sono molti i testi che affrontano l’argomento con lo scopo di essere, a un tempo, didattici ed applicativi.
La struttura del testo consente, infatti, una lettura-studio per argomenti specifici, o una consultazione trasversale sui grandi temi del colloquio (il libro si avvale anche di un sito web dedicato in cui sono reperibili numerosi supporti, consentendo anche la lettura online del testo). Si tratta di una struttura che conduce il lettore passo dopo passo nel mondo del colloquio individuale di genere clinico, applicabile sia in campo psicologico, sia in campo psichiatrico sulla base delle indicazioni operative e metodologiche che sono fornite.
Aperto con una sezione dedicata ai fondamenti del colloquio – in cui appare significativo il box dal titolo Empathy First, dedicato ad una delle numerose vignette cliniche che sono riportate in queste pagine – il volume segnala l’aspetto multidimensionale del colloquio e la sua duplice, fondamentale funzione di diagnosi e di terapia. Tenendo presente che “essere un operatore della salute mentale significa essere coinvolti in un lavoro molto stressante. Accettare la propria imperfezione è essenziale” (p. 81).
Passando attraverso il secondo capitolo in cui si tratta dei lati organizzativi del colloquio, i capitoli successivi sono dedicati alla gestione della relazione e al processo dell'intervista, differenziando gli aspetti direttivi e non direttivi della comunicazione con l’interlocutore, anche nella prospettiva di incoraggiare nel paziente, di volta in volta, la riflessione, l’insight, il cambiamento e l’azione.
Il settimo capitolo, che chiude questa parte del volume, è molto interessante perché tratta della grande questione tecnica versus relazione, cioè quanto sia importante l’aspetto tecnico e di metodo nel colloquio clinico (e, direi, nel colloquio-intervista in generale) e quanto sia rilevante la relazione intervistatore-intervistato, una dimensione circa la quale il riferimento classico è all’opera di Carl Rogers. In questo quadro, reso più complesso dalla dimensione evidence-based, si inserisce in sostanza il confronto tra la dimensione artistica e quella scientifica (come ho segnalato io stesso nel saggio introduttivo dal titolo “Il colloquio clinico tra arte e scienza”. In: Roger A. MacKinnon, Robert Michels e Peter J. Buckley, Il colloquio clinico in psichiatria e psicologia clinica. Giunti Psychometrics, 2019).
Il capitolo ottavo tratta nello specifico della Intake Interview e di come redigere il report a valle del colloquio (un altro tema scottante, considerati i tanti fraintendimenti che una scrittura poco attenta può provocare in chi legge la relazione). Un notevole spazio è poi dedicato a un aspetto caro alla psichiatria clinica e cioè il MSE, il Mental Status Examination, focalizzando poi l’attenzione sulla valutazione del rischio di suicidio. Un tema caro agli autori che hanno scritto il libro Suicide Assessment and Treatment Planning: A Strengths-Based Approach, pubblicato nel 2021 da John Wiley & Sons.
Con l’undicesimo capitolo si tratta nello specifico del tema della diagnosi e della pianificazione del trattamento, e anche in queste pagine – introdotte con una citazione di Emil Kraepelin – l’attenzione del lettore è sollecitata dalle numerose e importanti domande aperte che ruotano proprio intorno all’argomento della diagnosi (psicologica e psichiatrica).
L’ultima parte del volume è dedicata al confronto con le popolazioni specifiche di intervistati, mentre il capitolo finale tratta del colloquio online e a distanza – argomento sicuramente di attualità.
Il testo è di facile lettura, supportato da numerosissime tranche di interviste, da check-list, da box di approfondimento e da sezioni che introducono ogni singolo capitolo (dichiarandone gli scopi di apprendimento) e che concludono ogni parte con una sintesi dei concetti esposti.
I Sommers-Flanagan sono entrambi docenti presso la University of Montana.
John è psicologo clinico e professore di Counseling, autore di oltre cento pubblicazioni e membro sia della American Counseling Association sia della American Psychological Association.
Rita, psicologa clinica ma anche poetessa e saggista, ricopre il ruolo di professoressa emerita presso l’Università del Montana e si occupa di tematiche etiche, di questioni relative alle donne e del benessere.
Dei Sommers-Flanagan si deve ricordare la terza edizione del loro Counseling and Psychotherapy Theories in Context and Practice: Skills, Strategies, and Techniques (John Wiley & Sons, 2021).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sulla rivista “Qi – Questioni e Idee in Psicologia”, numero 111, LUGLIO 2024.