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COACHING WITH PERSONALITY TYPE, What Works
Se sono probabilmente in molti (nell’area della psicologia delle organizzazioni) a conoscere il questionario MBTI - Myers-Briggs Type Indicator, sia perché a suo tempo era disponibile in Italia, sia perché circolano diverse versione di questo test, anche in rete, molti meno si sono dati la pena di studiare realmente la base da cui parte questo strumento, vale a dire la costruzione della tipologia psicologica ideata da Carl Gustav Jung (Tipi psicologici, 1921. Edizione italiana nelle Opere di C. G. Jung, Vol. VI. Boringhieri, Torino, 1969).
I test basati sulla tipologia junghiana sono inspiegabilmente andati incontro ad una quantità infinita di contraffazioni e di brutte copie; ciò è accaduto soprattutto al questionario MBTI, uno strumento accuratamente costruito da Isabel Myers e Katharine Briggs che ha avuto una grande diffusione a livello internazionale, essendo applicabile in numerosi contesti della psicologia del lavoro e dello sviluppo delle risorse umane.
Del resto, un destino simile ha caratterizzato proprio la tipologia junghiana di base, vale a dire i tipi “Introverso” ed “Estroverso”, qualificazioni che sono entrate da tempo nell’uso colloquiale venendo per forza di cose appiattite e banalizzate. In realtà, l’atteggiamento di introversione, in cui l’energia mentale della persona è diretta verso l’interno (mondo emotivo e del pensiero), e l’estroversione, caratteristica di soggetti che si orientano verso la realtà esterna (fatti concreti e relazioni con persone) sono sempre e in ciascuno presenti ed attivi: le miscele e le oscillazioni tra introversione ed estroversione caratterizzano lo specifico essere umano rendendo l’atteggiamento predominante visibile e consapevole, mentre il secondo permane nell’inconscio.
Il modello dei tipi psicologici fu introdotto da Carl Gustav Jung negli anni Venti del Novecento ma solo negli anni Quaranta e Cinquanta fu sviluppato il test da parte di Isabel Myers (1897-1980) e di sua madre Katharine Cook Briggs (1875-1968): così nacque il Myers-Briggs Type Indicator la cui prima pubblicazione risale al 1962, in particolare sulla base delle quattro funzioni psicologiche individuate da Jung: il pensiero, il sentimento, la sensazione e l’intuizione.
La specificità del lavoro di Jenny Rogers sta nell’idea di applicare il modello dei tipi psicologici al coaching individuale e di team. Il testo è suddiviso in tredici capitoli ed inizia precisando quali sono vantaggi e limiti dell’impiego del modello e quali e quanti sono i questionari che possono essere utilizzati oltre al MBTI; un argomento (questo degli strumenti testistici) che torna nel decimo capitolo Using a blend of psychometrics).
In uno dei primi capitoli l’autrice mette in guardia verso ciò che definisce il “fervore evangelico” che talvolta si attribuisce al modello dei tipi psicologici, e alla necessità di essere chiari e professionali nell’applicazione dei Tipi al coaching.
Dal quinto capitolo in avanti si entra nel merito di come rendere il confronto sui Tipi utile e significativo per il singolo soggetto che segue il percorso di coaching, anche ascoltando e gestendo le possibili obiezioni che possono sorgere. Nelle migliori condizioni è possibile giungere a lavorare sullo sviluppo delle qualità personali che emergono dal test, mentre una specifica sfida è quella del coaching rivolto ai leader e ai soggetti collocati in elevata posizione organizzativa.
Uno dei capitoli di maggiore interesse è l’ottavo: in questo spazio si prende in esame lo sviluppo di carriera in termini di consulenza basata (anche) sull’intreccio delle tipologie psicologiche e sulle specificità delle culture organizzative. Il testo si chiude con i capitoli dedicati al team coaching in cui sono messi in rilievo i vantaggi dell’utilizzo dei Tipi per esplicitare le dinamiche di gruppo.
Andrea Castiello d’Antonio