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COMPETENZE NEL LAVORO. MODELLI PER UNA PERFORMANCE SUPERIORE

Titolo: 

COMPETENZE NEL LAVORO. MODELLI PER UNA PERFORMANCE SUPERIORE

 

 

Autori: 
Lyle M. Spencer, Signe M. Spencer
Casa editrice: 
Franco Angeli, 2017 (nuova edizione), Pp. 345, Euro 36,00

L’editore Franco Angeli di Milano ripropone questo classico testo sulle competenze. Un libro che è qualcosa di più di un trattato sul sistema delle competenze perché si tratta della fonte principale alla quale hanno attinto per decenni (e, probabilmente, ancora oggi) centinaia di professionisti e di ricercatori che hanno lavorato o studiato su questo argomento.

Un libro che presenta in modo dettagliato e con un occhio attento all’applicazione pratica quel “famoso” sistema, detto delle competenze, che ha preso il via negli USA ormai almeno tre decenni fa e reso ancor più noto dal lavoro di Boyatzis, The Competent Manager (1982).

Il lavoro degli Spencer si propone di ragionare su quattro tematiche, iniziando con il riassumere due decenni di ricerche condotte da McClelland, l’iniziatore del Sistema. Il secondo tema che è trattato è il Job Competency Assessment, vale a dire la componente principale del progetto, quella che si muove in direzione della valutazione delle competenze. Collegandosi al JCA sono descritte diverse applicazioni alla gestione e sviluppo delle risorse umane, per poi chiudere suggerendo le nuove aree di applicazione del modello.

Come ho scritto nel mio libro L’Assessment manageriale delle qualità manageriali e della leadership (FrancoAngeli, Milano, 2013), in cui al modello delle competenze dedico un intero capitolo, il testo degli Spencer, ruotando intorno al Job Competency Assessment e al Repertorio delle competenze, ha un forte orientamento applicativo in direzione di valutazione delle qualità umane.

Il modello ha avuto uno sviluppo che è, insieme, scientifico ed applicativo, sperimentale ed empirico, coinvolgendo centinaia di ricercatori e professionisti in diverse parti del mondo. Sottolineo ancora una volta la necessità di “studiare”, e non “leggere” o “sfogliare”, il testo degli Spencer perché si tratta di un testo ricco e articolato, molto più interessante rispetto a come è stato spesso “usato” dai consulenti generalisti e dalle persone che si sono improvvisate come “esperti” di risorse umane.

A dire il vero per poter capire veramente il libro degli Spencer (spesso preso come una sorta di Bignami del sistema delle competenze…) si dovrebbe possedere una solida conoscenza della psicologia, almeno della psicologia applicata nei contesti di lavoro. Infatti, si tratta di un’opera che (per essere davvero apprezzata e compresa) prevede nel lettore molte e diversificate conoscenze, sia di base, sia specialistiche. Ad esempio, nel testo sono citati Elliott Jaques, da un lato, ed Albert Bandura, dall’altro (in relazione a tematiche differenti, naturalmente), ma chi non conosce l’opera di questi due importanti esponenti della psicologia non può capire il valore dei riferimenti né rendersi conto che si stanno citando due persone che hanno lavorato, costruito e pensato, “oggetti” e tematiche che sono molto lontane fra di loro se non diametralmente opposte.

Si rimarrà anche un po’ stupiti nel rendersi conto che nel libro degli Spencer si dà pure spazio a due tematiche inattese: presentare i software applicativi che supportano la gestione del personale da parte delle direzioni del personale, e argomentare il risparmio nei costi di gestione che si può ottenere se si utilizzassero i sistemi gestionali proposti. Argomenti squisitamente pragmatici che si coniugano con un certo input verso l’auto-promozione e verso la presentazione del proprio modello come efficiente e utile al fine di ridurre i costi. Insomma, una linea di ingegneria umana che non a tutti piace ma che va pure posta nel contesto storico e socio-culturale del tempo.

Dunque, per poter davvero gustare questo libro varrebbe la pena di ampliare il raggio di conoscenze ed andare a consultare alcuni dei testi di base (mai tradotti in italiano) che hanno fatto la storia del Modello delle competenze.

 

Andrea Castiello d’Antonio