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Controllo e ansia. Nuove tecnologie e controllo di chi lavora

Si diffondono “idee” su come controllare le persone al lavoro. Braccialetti, addirittura microchip sotto la pelle, per non dire dei caschi che monitorano lo stato del soggetto al lavoro. Inquietante…

Qui una mia breve intervista pubblicata sul CORRIERE DELLA SERA del 15 maggio 2018:

https://www.corriere.it/cronache/18_maggio_14/microchip-sotto-pelle-cosi-capo-spia-lavoratori-ecedb334-57b5-11e8-bd9c-ca360360a9e7.shtml

 

Il lato positivo dei “controlli a distanza” (ma si deve vedere bene “come” attuarli!) sta nel loro ausilio alla sicurezza e alla salute di chi lavora. O nel rendere più organizzata ed efficace l’azione di persone che si muovono in territori diversi, nel quadro del cosiddetto Workforce Management:

https://www.eng.it/soluzioni/areeApplicative/intro-area-applicativa.dot?catAreaApplId=b165bcee-a99f-42dd-9799-9bc90ea49675

 

Poi vi è il tema dei team multinazionali e multietnici, in cui il manager deve gestire persone che non vede mai, e “fidarsi” di loro.

Qui la mia recensione al libro GLOBAL TEAM: http://www.castiellodantonio.it/il-manager-globale

 Insomma, un difficile equilibrio tra necessità reale di monitoraggio, ansia di perdere il controllo, e inutile o dannosa invasione della vita privata delle persone.

Un argomento da trattare con intelligenza. E, quindi, difendersi dalla stupidità dilagante, come scrive il Professor Mantovani. Qui la mia recensione al suo bel libro:

http://www.castiellodantonio.it/stupidi-si-nasce-o-si-diventa