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ESISTE UN’ALTRA ITALIA!

Le OLIMPIADI appena concluse ci hanno donato una ventata di ENTUSIASMO e di SPERANZA per il futuro.

Sembrava impossibile…

Eppure, esiste un altro mondo italiano, un’altra realtà, altri giovani, molto, molto diversi dai soliti fannulloni, sdraiati, ignavi. Insomma, in buona parte gli ormai mitici NEET: Not (engaged) in Education, Employment or Training.

Un’espressione che, in modo più prosaico, significa gente che non (ha voglia di) studiare, lavorare o addestrarsi-formarsi in vista di qualche possibile sbocco professionale.

In vista, direi, del FUTURO DELLA LORO STESSA VITA!

 

Sappiamo che in Italia il fenomeno NEET ha assunto dimensioni preoccupanti, e non da adesso.

Si può collegare a questa situazione l’aumento dei fenomeni di BULLISMO TRA GIOVANI, l’ultimo di ieri, a fronte del quale un rappresentante della comunità locale ha dichiarato che “I giovani devono ritrovare i valori”… Le solite parole vuote a cui non segue nulla. E anche parole sbagliate perché, se si vuole RIATTIVARE UN MINIMO DI CIVILTÀ NELL’ANIMO DI CERTI GIOVANI, non è certo spronandoli a “ritrovare i valori” (come se i nostri, “vecchi” valori fossero gli unici ad avere dignità di esistere) ma, eventualmente, a COSTRUIRE DEI NUOVI VALORI, scavandoli che le proprie mani, con impegno e fatica (mentale).

 

Dunque, a fronte di tutto ciò che sappiamo e di cui si parla molto e spesso a vanvera, è quasi da non credere vedere nei NOSTRI GIOVANI ATLETI quelle espressioni di concentrazione, impegno, dedizione allo scopo, motivazione intrinseca che, insieme allo spirito di squadra, li hanno condotti a vincere in una COMPETIZIONE APERTA, sportiva. In una parola: meritocratica!

Ricordo la tristezza che vivevo ogni volta che rientravo in Italia da altre nazioni, ad esempio dai paesi del Nord Europa, in cui si vedevano visi di giovani attivi, espressivi, con la luce negli occhi, occupati ciascuno nel proprio mondo di interessi e attività.

Adesso GLI OCCHI CHE BRILLANO li abbiamo visti nei volti di questi giovani, al di là della vittoria conseguita, o del colore della medaglia conquistata.

 

Cosa ci insegnano queste Olimpiadi oltre al fatto, inequivocabile – sì, lo sapevamo anche prima, ma vederlo è altra cosa! – che ci sono in Italia figli e nipoti bravi, validi, coraggiosi, che vogliono CONQUISTARE IL LORO POSTO NEL MONDO?

Ci insegna (a mio modo di vedere) che c’è appunto “un mondo” – un mondo globale fatto di persone dalla pelle di colore diverso;

che le donne sono forti;

che il gruppo è importante;

che si può fare bene, anche molto bene, senza enfasi, senza strillare, senza dover emergere ad ogni costo sugli altri;

che la competizione vera è prima di tutto competizione con se stessi;

che per ottenere un risultato ci si deve impegnare molto e a lungo;

che vincere e perdere sono due facce della stessa… medaglia.

 

Se IL GRUPPO, LA SQUADRA, IL TEAM, sono importanti – è importante l’inclusione, il senso di identità collettivo, la fiducia reciproca, e molto altro ancora – ugualmente importante, spesso decisivo, è AVERE UN CAPO che sia davvero tale.

Inutile dire che qui emerge l’esempio di Julio Velasco e la sua squadra di pallacanestro femminile.

Una persona che ha saputo mettere in atto LE FUNZIONI FONDAMENTALI DELLA GESTIONE DEL CAPITALE UMANO: scegliere le persone giuste, dare loro un ambiente appropriato, formarle individualmente e come squadra, guidarle e proteggerle da interferenze, aiutarle a concentrarsi sugli obiettivi, sostenerle nei momenti di crisi, motivarle, riconoscerne il merito.

Che altro?

Quando si spendono tante parole sulle qualità dei leader e dei manager sarebbe sufficiente tenere a mente pochi, chiari concetti e, soprattutto, passare DAL DIRE AL FARE, cioè al metterli in atto, dando IL BUON ESEMPIO.

 

Esiste, dunque, un’altra Italia.

Lo sapevamo, ma spesso non si nota – e non si dice.

Esiste non solo nello sport, naturalmente, ma in molte altre dimensioni, ad esempio in quella del LAVORO.

Le centinaia di migliaia di persone che lavorano bene, che sanno quel che devono fare e… lo fanno! In silenzio, come cosa normale, come naturale parte della loro vita.

Come il lavoro dovrebbe essere per tutti: UNA NORMALE PARTE DELLA PROPRIA VITA, soddisfacente quanto si può, e quanto si riesce a renderla tale.

Grazie ragazze e ragazzi italiani, sportivi e coraggiosi!

Grazie per aver ricordato a tutti che un’altra vita è praticabile!

 

Andrea Castiello d’Antonio