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ESSENTIAL PSYCHOTHERAPIES. THEORY AND PRACTICE. Fourth Edition

Titolo: 

ESSENTIAL PSYCHOTHERAPIES. THEORY AND PRACTICE. Fourth Edition

Autori: 
Stanley B. Messer, Nadine J. Kaslow (Edited by)
Casa editrice: 
The Guilford Press, 2020, Pp. XiI+55, $ 45.00 (Hardback)

Questo libro a cura di due eminenti studiosi della mente umana è oggi giunto alla quarta edizione e rappresenta una lettura assai istruttiva per tutti coloro che si dedicano alla psicoterapia, siano essi psicologi o psichiatri; la prima edizione ha visto la luce nel 1995, venticinque anni fa: si può ben dire che in questi decenni il panorama delle psicoterapie è mutato notevolmente pur restando, in certo senso, sempre lo stesso.

Il testo a cura di Stanley Messer e Nadine Kaslow può insegnare molto agli psicoterapeuti italiani, e per diverse ragioni che ora vedremo. Il primo aspetto che caratterizza questo lavoro è l’aver dato voce esclusivamente alle scuole e agli approcci accreditati e basati su un solido corpus tripartito (formazione, pratica professionale e ricerca) evitando di occuparsi di quegli orientamenti che emergono quasi all’improvviso, generano immediati entusiasmi poco razionali, e tendono a scomparire o a frantumarsi nel giro di poco tempo. Le categorie psicoterapeutiche che sono qui prese in esame ed illustrate con perizia e dovizia di considerazioni, anche critiche, sono quelle che hanno le loro radici nei primi tempi dello sviluppo della psicologia clinica. Nel concreto, ciò si evidenzia scorrendo le sei sezioni in cui è scandito il testo che inizia con due capitoli dedicati agli approcci psicoanalitici e psicodinamici. Seguono tre capitoli centrati sulle tradizioni comportamentiste, cognitiviste e inerenti ciò che si definisce come terza ondata delle terapie cognitivo-comportamentali, proseguendo con gli approcci umanistici ed esperenziali-esistenziali. Vi è quindi la sezione dedicata alle terapie di coppia, familiari e di gruppo, per concludere con due capitoli molto interessanti e di grande attualità che trattano le psicoterapie interpersonali, le terapie brevi psicodinamiche, e l’approccio volto all’integrazione delle psicoterapie.

Considerando il confuso e per certi versi inqualificabile panorama italiano in cui si dibattono oltre trecento scuole di formazione in psicoterapia, leggendo queste pagine si respira un’aria fresca, chiara e salutare che riporta il professionista e lo studioso a ciò che vi è di reale, eliminando d’un balzo tutto il fumo, il copia-e-incolla e l’orientamento mercantile che invece, purtroppo, ha preso da tempo il sopravvento anche in questo delicatissimo campo scientifico-professionale.

Il secondo aspetto interessante sta nel considerare le definizioni del concetto di psicoterapia, partendo dalla constatazione che potrebbe essere vano cercare di enumerarle tutte (sicuramente sono centinaia…) e ponendosi la domanda centrale circa il loro reale valore. Ecco emergere le osservazioni in base alle quali si deve accettare il fatto che molti di questi approcci alla terapia non sono altro che estrazioni di singole tecniche presenti in teorie ben più ampie ed accreditate, specifici metodi commercializzati come risolutivi per curare particolari disagi mentali, o pseudo-approcci basati su piccole ed insignificanti variazioni di teorie e metodologie conosciute. I curatori e gli autori di questo bel libro sono tutti nordamericani (con l’eccezione di due canadesi) e hanno un po’ trascurato la letteratura europea, soprattutto quella delle origini, e da questo punto di vista vorrei segnalare che la dinamica sopra detta – il prendere una parte di una teoria e farne un modello a sé stante – ha purtroppo contraddistinto i primordi della storia della psicoanalisi quando alcuni dei primi cosiddetti dissidenti (ma non certamente Carl Gustav Jung) si sono allontanati dall’edificazione teorica che Freud stava costruendo per andare verso modellizzazioni che, di volta in volta, hanno privilegiato uno o pochi aspetti della teoria psicoanalitica. Teoria talmente ampia e complessa che ben si prestava (e si presta ancora oggi) ad essere derubata di singole parti.

Il terzo aspetto di interesse di questo libro sta nell’aver voluto presentare le maggiori scuole di psicoterapia, evitando di trattare l’argomento nella versione delle terapie che funzionano per singoli e specifici disturbi psichici, ritenendo che la maggior parte dei terapeuti lavori sulla base di teorie generali, assunte ed elaborate in modo personale, che informano le tecniche e le strategie terapeutiche, in un continuo interfacciamento tra teoria, pratica professionale, studio e ricerca. Un orientamento che va molto al di là di ciò che oggi è enfatizzato nel concetto di terapie basate sulle evidenze.

Infine, un quarto aspetto che emerge chiaramente effettuando una lettura trasversale del testo è proprio l’impostazione editoriale che i curatori hanno voluto dare. Non solo hanno richiesto a tutti gli autori di inserire considerazioni nuove rispetto all’edizione precedente (sui condizionamenti culturali e sulle tematiche collegate alla salute in senso generale, per fare due esempi) ma hanno dato loro anche un framework basato su oltre una decina di tematiche. In base ad esso, ogni capitolo procede con la medesima scansione, iniziando con il paragrafo dedicato al background storico e procedendo con quelli dedicati al concetto di personalità e alla psicopatologia, per concludere con l’illustrazione di un caso clinico.

E’ infine da ricordare che uno dei due curatori, Stanley Messer, è anche l’autore, insieme a Charles Seth Warren, di Models of Brief Psychodynamic Therapy: A Comparative Approach (The Guilford Press, 1998), un libro che ebbe una notevole risonanza alla fine degli anni novanta.

 

Andrea Castiello d’Antonio