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FITTEST OF THE FIT

Titolo: 

FITTEST OF THE FIT

Autori: 
Kevin Brown
Casa editrice: 
Seaforth Publishing, 2019, P. XI+276, £ 25.00 (Hardback)

Il titolo che è stato scelto per questo singolare libro è traducibile sinteticamente come il più adatto ma, in realtà, sta a significare qualcosa di assai più ampio e, nello stesso tempo, di più preciso.

Innanzi tutto ci si deve collocare nell’ottica del mondo militare e di quel particolare settore del mondo militare che ha a che fare con l’elemento fluido, con l’acqua, in specie con il mare. Quindi le condizioni di lavoro – se vogliamo chiamarle così – fanno riferimento sia alle situazioni di superficie, sia a quelle tipiche della vita nei sottomarini.

E’ in questo contesto – che come si può capire è assai delicato – che si colloca la ricerca dei soggetti più adatti. Attenzione: proprio più adatti, e non migliori, o di eccellente livello! E più adatti sta a indicare che le persone che saranno scelte non solo dovranno operare nelle condizioni globali sopra accennate, ma anche nelle situazioni di operatività specifica, cioè di confronto con il nemico.

Al fine di scegliere le persone più adatte nel libro si tratta ampiamente soprattutto di due versanti della selezione: la selezione psicologica e quella medica, così come erano condotte in anni lontani per la Royal Navy; siamo, infatti, negli Anni Trenta, e già ci si poneva il problema non solo della scelta delle persone ma anche di come mantenere un adeguato livello di fitness nelle persone destinate ai ruoli più delicati. Salute e efficienza fisico-psichica erano dunque due elementi che andavano strettamente insieme, senza trascurare l’altro grande fattore che fa di un soldato un soggetto efficace ed efficiente, vale a dire ciò che in ambiente militare è detto morale e che nel mondo civile si può direttamente tradurre con motivazione, ingaggio, identificazione con il ruolo e con la missione. D’altro canto, come ben sappiamo, gli ambienti aziendali hanno mutuato diversi concetti e termini dal mondo militare, compreso, appunto, il termine missione – e, più di recente, le regole di ingaggio.

Il testo si sofferma sulla necessità di individuare persone che possano anche, in caso di necessità, far fronte ad ambienti estremi che sono qui rappresentati dall’operatività nell’Artico e nei Tropici. Anche in tal caso, traducendo dal mondo militare a quello civile, si può pensare alla necessità che si ha in molte situazioni organizzative, cioè quella di selezionare soggetti capaci di resistere a forti sollecitazioni stressanti. In altri termini – ma è solo una delle componenti, a ben vedere – si tratta della capacità di resilienza (termine oggi fin troppo di moda!).

Le tematiche della scelta, della selezione e dell’inserimento del personale emergono in maniera ancora più netta nelle fasi in cui l’organizzazione deve reclutare rapidamente elevati numeri di candidati senza, per questo, abbassare gli standard richiesti, e mantenendo un occhio attento al come saranno socializzati nelle prime, cruciali fasi della vita militare. Ecco dunque emergere il volto completo di ciò che spesso, brutalmente, si definisce selezione: scegliere sì, ma poi anche accompagnare nell’inserimento, agevolare nell’impadronirsi del ruolo, facendo comprendere ai nuovi arrivati il senso e il significato di ciò che si deve fare. Se si confronta tutto questo processo con gli attuali rapidi e spesso asettici momenti spot di onboarding non si può fare a meno di rimanere assai perplessi…

Al fine di mantenere un adeguato livello di motivazione e di salute psicologica l’autore – che è un esperto e un appassionato di storia della medicina, tema sul quale ha pubblicato diversi lavori – descrive una serie di accorgimenti che erano decisi e posti all’opera dai vertici militari dell’epoca e che mutarono anche abbastanza rapidamente in base al feedback che di volta in volta si otteneva sul campo. Con una serie di confronti e di richiami a ciò che in quei tempi si faceva in un altro ambito (parallelo), cioè la US Navy, emerge così un’interessante serie di considerazioni. Una di queste fa capo ai parametri operativi visti come cruciali per ottenere il successo e per rendere l’organizzazione nel suo complesso sufficientemente dinamica e pronta per affrontare le sfide che si stavano profilando all’orizzonte (cioè la seconda guerra mondiale, dato che il libro copre gli anni dal 1939 al 1945). Ed è significativo notare il progressivo ingaggio di psicologi professionisti senior da parte delle amministrazioni della marina militare che, peraltro, erano costantemente in contatto con coloro che operavano nello stesso campo (ma anche nell’area medica) nella RAF e per le truppe di terra. Ma fin dalle prime battute del libro si legge l’emergere di qualche commento non del tutto convinto e convincente circa l’utilità della selezione psicologica: “inevitabilmente vi era ostilità per uno screening di questo genere e scetticismo circa il valore del testing psicologico per selezionare uomini adatti al servizio, piuttosto che per collocarli in speciali ruoli” (p. 9). Dubbi e perplessità che si muovono lungo tutto il testo, riportati e confrontati con analoghe posizioni di scetticismo in Germania e, meno pesantemente, negli USA, spesso supportate da critiche che erano basate sulla considerazione delle maggiori spese che la selezione psicologica comportava… Da questo punto di vista, oggi, in Italia, non siamo molto lontani da allora.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata nel sito web

PANORAMA RISORSE UMANE

 Settembre 2022