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GIORNALE DI GUERRA E DI PRIGIONIA
Giornale di guerra e di prigionia si apre nel 1915, con il titolo dato dall’autore di Giornale di Campagna: segnatamente nella Nota del giorno 24 agosto 1915 si legge “Il bollettino del Ministero della Guerra del giorno 5 agosto 1915 mi nominava, dietro mia richiesta del 27 marzo u.s., sottotenente nella milizia territoriale, arma di fanteria, con destinazione al 5° Alpini” (pp. 13-14).
Da queste prime parole prendono il via le oltre seicento pagine di appunti, note, schizzi, fotografie e cartine accuratamente disegnate; pagine dense di resoconti a volta specifici ed altre volte assai ampi, intervallati da un altrettanto numeroso e denso apparato (per così dire) di considerazioni e riflessioni personali sull’intero mondo che si può immaginare ruotare intorno all’idea – e alla pratica – della guerra.
Guerra e prigionia, per essere esatti.
Dalla prima edizione di quest’opera, pubblicata nel 1955, a questa ultima (sottotitolata Nuova edizione accresciuta) curata da Paola Italia e con una nota di Eleonora Cardinale, emergono ben sei taccuini inediti, e si apprezza la grande cura sia nella presentazione dei testi (compresi gli Allegati), sia nei due scritti che concludono il volume e che sono, appunto, firmati da Paola Italia (Note al testo) e da Eleonora Cardinale (I taccuini inediti della Biblioteca nazionale centrale di Roma).
La Prima guerra mondiale ha investito Gadda con una miriade di sensazioni, emozioni, pensieri e esperienze spesso molto dure, che infine hanno segnato in modo indelebile il suo percorso letterario e il suo modo di rapportarsi al mondo: un mondo sconvolto dalle devastanti realtà e dalle deturpanti conseguenze della guerra, ma in cui emergono riflessioni introspettive, analisi sociali e psicologiche, inquietudini esistenziali e tutto ciò che può ruotare intorno all’essere umano impegnato in azioni in cui si decide il vivere e il morire. Ed è proprio il vissuto di chi vive la guerra e, nel contempo, ne subisce tutte le conseguenze, nel corpo e nell’anima, che emerge da queste pagine, insieme a osservazioni acute sulle umane debolezze e lacune, come nel seguente passo: “realmente le cause delle disfatte, del malessere, della impotenza, non sono cause profonde e indecifrabili come taluno si dà a credere; queste cause risiedono nella disattenzione, nella avventatezza, nella fiducia che tutto riesca per fortuna ciò che deve riuscire per calcolo, nella pigrizia intellettuale… non crediamo che siano arcaici i mali, no: i mali vengono per lo più per asineria” (p. 31).
Emerge il senso di inutilità rispetto alle grandi brutalità dei combattimenti e, soprattutto, la disillusione che prende lo spirito del narratore coinvolto nel conflitto dapprima come ufficiale dell’esercito e successivamente – dopo l’otto settembre del 1943 – come prigioniero delle forze britanniche. Insieme a queste le notazioni quotidiane spaziano su numerosissimi temi a cominciare dal carattere del soldato italiano: “il soldato italiano è pigro, specie il meridionale; è sporchetto per necessità, come il nemico, ma anche per incuria; provvede ai bisogni del corpo nelle vicinanze della trincea, riempiendo di merda tutto il terreno… tiene male il fucile che è sporco e talora tutto arrugginito; disperde le munizioni e gli strumenti da zappatore (quali fatiche devo durare io per radunare i miei piccono e badili); dormicchia durante il giorno, mentre potrebbe rafforzare la linea; in compenso però è paziente, sobrio, generoso, buono, soccorrevole, coraggioso, e impetuoso nell’attacco” (p. 136).
Nelle analisi psicologiche Gadda è acuto e in certo senso spietato, evidenziando la disgregazione del singolo individuo sia come combattente sia come prigioniero, il modificarsi dell’identità personale che si perde nell’anonimato dell’immenso ingranaggio dell’esercito, portando l’essere umano a una sorta di diminuzione progressiva di umanità. Disumanizzazione ma anche solidarietà; angoscia e solitudine, ma anche speranza e volontà di andare avanti che, in alcuni casi, portano la persona ad evidenziare le proprie migliori qualità.
Un aspetto che sconforta Gadda è la insoddisfacente qualità di ufficiali e sottufficiali: “i miei uomini non sono molto diligenti nel servizio notturno… I due sergenti, poi, non fanno quasi nulla: sono un peso morto. Questo è un vero difetto di molti nostri reparti, credo di gran parte dell’esercito nostro: il cattivo funzionamento di dei sottufficiali e dei graduati: io non ho due sergenti e 20 uomini di truppa; ho 22 uomini di truppa. Di cui due hanno la manica sporca d’un gallone di sergente e perciò non fanno nulla” (p. 221). Ma Gadda non si esime dall’autocritica nello stile di comando: “la mia colpa, già altre volte confessata in questo diario, consiste nell’esser troppo buono, troppo debole, troppo gentile: coi soldati ci vuole severità e ruvidezza, unite, s’intende, a bontà e buon senso… Mi manca l’energia, la severità, la sicurezza di me stesso, proprie dell’uomo che non pensa troppo… I miei atti sono sottoposti al controllo impacciante della mia sensibilità morale e civile, nazionale ed etnica, sociale ed umana” (p. 221).
Nonostante l’opera monumentale, apparentemente faticosa da leggere, lo stile di Gadda consente la possibilità di immergersi totalmente nelle situazioni dipinte o tratteggiate, entrando in contatto con quel genere di esperienza interiore che molti dei soldati devono aver vissuto nelle condizioni estreme della vita di trincea e, poi, della prigionia. Con le parole di Paola Italia: “restituito nella sua completezza, il Giornale si rivela un’opera profonda e potente: pur difforme dai più celebri, e letterariamente atteggiati, diari di Soffici, Stuparich e Comisso, appartiene a pieno titolo alla grande letteratura di guerra, e basterebbe da solo ad assicurare a Gadda un posto nel nostro Novecento” (p. 556).
Per concludere, si deve ricordare che le opere di Carlo Emilio Gadda (1893 – 1973) sono da tempo in pubblicazione presso la casa editrice Adelphi; ad oggi, sono stati pubblicate ventun opere, compreso Il giornale di guerra e di prigionia (2023): tra queste ricordiamo La guerra di Gadda. Lettere e immagini (1915-1919) (pubblicato nel 2021), e Le bizze del capitano in congedo e altri racconti (uscito nel 1981).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata il giorno primo marzo 2025 nel sito DIFESA ON LINE:
https://www.difesaonline.it/evidenza/recensioni/carlo-emilio-gadda-giornale-di-guerra-e-di-prigionia