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Il benessere sul lavoro

Titolo: 

Il benessere sul lavoro. Come evitare il Burnout e valorizzare le relazioni professionali

Autori: 
Christina Maslach, Michael P. Leiter
Casa editrice: 
Giunti, 2023, pp. 306, € 22,00

Inizio il commento a questo bel libro citando una frase che gli autori pongono verso la fine del testo: “se prendete sul serio queste informazioni e iniziate a tradurle in pratica, potrete compiere dei progressi al fine di rendere l’esperienza lavorativa più appagante, motivante e praticabile, per voi stessi o, in qualità di manager, per la altre persone che fanno parte della vostra organizzazione” (p. 269).

Ecco, è proprio questo il punto (dolente?) che un lettore italiano può sentire di dover mettere subito in risalto. Mettere in pratica.

Tradurre le parole (tante!) in realtà organizzativa viva e vivibile.

Fare e non semplicemente parlare.

Mi viene in mente un’azienda che, dopo l’assessment dei manager, voleva far fare un bel corso di formazione a tutti i collaboratori per formarli a lavorare meglio, con quei manager che… in buona parte erano risultati del tutto incapaci di gestire le risorse umane. Formare le persone per insegnarli a collaborare con capi incapaci!

Verrebbe da dire: fare meno formazione e intervenire di più su strutture, funzioni, processi di lavoro e, naturalmente, sulle persone che hanno il potere di gestire gli altri! Ma, comunque, torniamo al nostro libro. Si diceva: un bel libro, che va molto oltre la questione del burn-out e abbraccia i temi di fondo del nostro vivere organizzativo compresso quello che è definito, in modo illuminante, civile convivenza!

Una normale, civile, educata convivenza sarebbe già un buon antidoto a molte delle sofferenze che si sviluppano nei luoghi di lavoro.

Dunque, il benessere. Fa bene al cervello leggere parole sagge su questo tema dopo tante sciocchezze che spaziano dal ben-essere al bell’essere… Del resto, Christina Maslach è persona di primissimo piano, e va anche ricordato il suo famoso test, il MBI – Maslach Burnout Inventory, ma anche lo strumento di check organizzativo elaborato insieme a Michael P. Leiter, l’OCS - Organizational Checkup System (tradotto in italiano da Giunti Psychometrics).

In realtà il libro apre con qualche notizia poco confortante in merito alla, per così dire, felicità organizzativa, prendendo come esempio quegli ambienti poco salubri che sono qui definiti fabbriche di burnout.

Ecco emergere gli effetti devastanti che il burnout produce sugli individui, effetti che sono costituiti fondamentalmente dalla triade composta da esaurimento, cinismo e senso di inefficacia.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, riconoscendo il burnout come un fenomeno che può determinare un impatto fortemente negativo sul benessere delle persone al lavoro, lo considera come un effetto della impossibilità di gestire il distress nel lavoro. E una fonte di pressione nel lavoro è sicuramente l’orario prolungato di attività, il mitico 24/7, cioè essere disponibili 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana. Always on… Praticamente, come ci indica questo libro, un burnout shop!

Il testo prende in considerazione a più riprese i cambiamenti che sono stati introdotti, volutamente o automaticamente, con la pandemia Covid-19, nel contesto di una miriadi di elementi che fanno da contorno al burnout e/o lo possono condeterminare, come le disfunzioni nel controllo, i conflitti nelle scale dei valori, la mancanza di trasparenza e correttezza.

Con il capitolo dal titolo Suonare l’allarme si indicano numerosi elementi costitutivi della sindrome dell’esaurimento, del bruciarsi nel lavoro – “il burnout è meglio concettualizzato come un problema relazionale, un problema che riguarda l’adattamento o la corrispondenza tra la persona e il lavoro” (p. 76) – ma, allo stesso tempo, si va oltre, verso la necessità di una rivisitazione globale dei rapporti tra esseri umani e attività di lavoro sposando un’ottica ambientalista e situazionale (tipica della psicologia sociale nordamericana). Quindi si sollecita a non guardare al lavoratore come persona che porta un problema, bensì alle condizioni di lavoro – ma si potrebbe obiettare che queste due ottiche non necessariamente devono essere viste come alternative.

La seconda sezione del testo è tutta dedicata a prendere in esame singoli aspetti della vita di lavoro in termini molto pratici e puntando a offrire suggerimenti e consigli (che, poi, si ripercuoteranno anche nella sezione terza): ecco, quindi, il tema del carico di lavoro e delle ricompense, ma sarebbe stato interessante poter leggere qualcosa inerente le motivazioni e non solo le ricompense che sono, comunque, opportunatamente differenziate in ricompense estrinseche ed intrinseche.

Emerge in modo sottile ma potente il tema dell’equità come “una questione relazionale… Al lavoro, l’equità è percepita come la misura in cui le decisioni appaiono giuste e imparziali” (p. 181), per chiudere sui valori e sul significato del lavoro – o meglio: su come poterlo significare!

La terza ed ultima parte è decisamente orientata al cosa & come fare per organizzare un ambiente di lavoro che possa corrispondere alle necessità delle persone, ed è in questa sezione che sono delineati diversi principi guida e orientamenti applicabili nelle realtà di lavoro.

Il testo si chiude con l’Appendice in cui, rispondendo ad alcune semplici domande, il lettore può misurare la discrepanza o la corrispondenza esistente tra le proprie preferenze e il lavoro che sta svolgendo.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata in HR ON LINE, n. 2, Gennaio 2024