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IL COLLOQUIO IN PSICHIATRIA E PSICOLOGIA CLINICA
Il colloquio individuale.
What else? Cos’altro?
Intorno alle metodologie e alle teorie del colloquio clinico ruota praticamente tutta la psicologia applicata alla gestione della relazione con il cliente-paziente.
Come alcuni hanno giustamente ricordato, chi si occupa di aiutare persone in sofferenza mentale non dovrebbe occuparsi di “malattie” ma, appunto di “persone”. Come in medicina, anche in psicologia una stessa difficoltà assume tinte diverse in relazione all’essere umano in cui si manifesta. Anche per tale motivo è importante la prospettiva olistica in base alla quale si cerca di comprendere la storia del soggetto, declinata sia sull’anamnesi, sia sulla biografia, al fine di costruire la diagnosi e, quindi, orientarsi verso la prognosi.
È la fase della formulazione del caso clinico.
Non sono molti i testi sul colloquio psicologico e psichiatrico che apportano realmente una conoscenza e una “sapienza” nuova o diversa da ciò che già si conosce, che riescono a presentare il complesso delle idee in modo comprensibile e, nello stesso tempo, serio, professionalmente basato e accuratamente supportato dalla letteratura. Non è un caso che a distanza di oltre mezzo secolo dalla pubblicazione negli USA ancora oggi è ampiamente citato il lavoro di Harry Stack Sullivan sul colloquio psichiatrico (pubblicato nel 1954), ma è pur vero che altri interessanti testi che hanno trattato l’intervista clinica (soprattutto la prima intervista) sono stati ampiamente trascurati per non dire del tutto dimenticati.
Quando, circa tre anni fa, recensii questo importante lavoro a firma di tre eminenti psichiatri, MacKinnon, Michels e Buckley - (l’edizione originale è intitolata The Psychiatric Interview in Clinical Practice. Third Edition. The American Psychiatric Publishing, 2016, Pp. XIII+707) - conclusi il commento con le seguenti parole: possiamo soltanto sperare che questa terza edizione trovi un editore coraggioso nel nostro Paese per un’accurata e rapida traduzione! Ciò che auspicavo si è avverato e oggi psichiatri e psicologi possono consultare un testo che si colloca ai vertici della produzione scientifico-professionale che ruota intorno al tema del colloquio-intervista, cioè del metodo unanimemente ritenuto fondamentale ed ubiquitario nella gestione della relazione (consultazione, psicoterapia) tra professionista e paziente.
Pur essendo evidente che gli autori si rivolgono al professionista della salute mentale declinato nella professione di psichiatra, praticamente tutto ciò che è esposto può essere applicato alla clinica psicologica - per utilizzare un’espressione di Cesare Musatti che molti anni fa distinse tra psicologia clinica a clinica psicologica – e ciò diviene evidente soffermandosi sui numerosi esempi di interazione tra paziente e terapeuta che sono riportati nel testo. Inoltre, la trama che percorre il testo, fin dalle prime battute e dalle primissime citazioni (Anna Freud, Glen Gabbard) rimanda in modo inequivocabile all’impostazione psicodinamica, un frame che è condiviso da numerosi psicologi e psichiatri e da altri operatori della salute mentale. E si deve notare che questo non è soltanto un libro sul colloquio psichiatrico utilizzabile da ogni psicologo clinico, non medico, ma è anche un testo di diagnosi del funzionamento cognitivo, emotivo, interpersonale, dell’affettività, delle difese psichiche e delle capacità di coping.
Dunque, affermare che la (ottima) traduzione e la pubblicazione italiana di questo libro sia un evento importante è fin troppo poco!
Mancava, in lingua italiana, un testo di riferimento così completo e così ricco come è questo di MacKinnon, Michels e Buckley, introdotto da una bella Prefazione dello psichiatra Filippo Di Pirro – curatore della collana Psichiatria – e da un mio contributo dal titolo Il colloquio clinico tra scienza e arte.
Per maggiori informazioni vedere:
Andrea Castiello d’Antonio