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IL CONFLITTO CHE VIVE IN NOI

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Il caso del Dottor Jekyll e Mister Hyde è nel romanzo di Stevenson (1886) la rappresentazione del conflitto tra bene e male presente all’interno dell’essere umano.

I toni drammatici che questo conflitto interiore può assumere sono echeggiati nella vita di molti di noi, nella vita privata, come nella vita di lavoro, di fronte a scelte da fare che sembravano obbligate o di fronte a emozioni fortemente contrastanti e quindi laceranti per il senso di angoscia e di cecità rispetto alla visione di una via di uscita accettabile ed emotivamente sostenibile.

Sta di fatto che nell’ambito della gestione dei conflitti il primo e basilare punto è proprio relativo alla gestione dei conflitti interni.

È stata la psicoanalisi di Sigmund Freud a porre l’accento su tale dimensione (prima in sostanza del tutto sconosciuta) e a tratteggiare l’esistenza di una mente in conflitto, cioè un mondo psicologico interno e sconosciuto alla persona in cui, necessariamente, si sviluppano tendenze contrastanti, ambivalenze, tensioni opposte ma contemporaneamente presenti.

Freud (1926) vide lo sviluppo del conflitto intrapsichico come il risultato di un processo che inizia con l’avvertire un desiderio giudicato dalla persona stessa riprovevole o pericoloso, a fronte del quale si ergono delle difese psichiche che hanno lo scopo di evitare la sofferenza derivante dall’angoscia. Il risultato di tale situazione conflittuale interiore tra desideri, anticipazione del pericolo e sviluppo delle difese è una situazione di compromesso, cioè una sorta di mediazione tra tendenze contrastanti. Tale mediazione può essere infine realizzata per mezzo di utili e adeguate soluzioni, adattate alla realtà e al contesto in cui la persona vive, oppure da frustrazione, sintomi nevrotici o gravi malesseri interiori.

Sia la psicoanalisi sia le psicologie dinamiche hanno come obiettivo, tra gli altri, quello di risolvere i conflitti interiori della persona (Brenner, 1976, 2006).

È negli stati d’indecisione profonda, di ampia insoddisfazione nella vita che si vive, di tensione emotiva apparentemente senza causa e priva di scopo che spesso si annidano i conflitti interiori; situazioni che, fino a che rimangono inconsapevoli, continuano a incidere pesantemente sulla vita quotidiana della persona, sulle sue scelte e sulla sua capacità globale di far fronte alle situazioni e orientarsi nel corso dell’esistenza.

Dai conflitti interiori derivano, pertanto, sensazioni di blocco, di frustrazione, di timore nel muoversi e nel procedere.

Le cause che attivano le situazioni conflittuali più profonde sono quelle legate alla perdita di persone o situazioni ritenute importanti, o addirittura essenziali, dal punto di vista della persona. Tra queste, la paura di perdere la stima, l’affetto, la considerazione positiva e l’amore di persone significative – in famiglia come nel lavoro e nella vita di relazione – si affianca all’ansia che proviene dal senso del dovere e che, ad esempio, conduce la persona verso il perfezionismo o verso i comportamenti ossessivi e compulsivi.

Una terza fonte di conflittualità interna senza dubbio potente ha le sue radici nel timore di essere puniti, redarguiti, percepiti come inadeguati, incapaci o costantemente inadatti a far fronte ai compiti e alle attività che sono proposte.

Una situazione interessante deriva dalla psicologia comparata ed è quella che è stata osservata nel comportamento di animali che si trovano in situazioni di pericolo. In certi casi gli animali mostrano un comportamento d’indecisione, come se non sapessero come affrontare la situazione di potenziale scontro. Manifestano distrazione verso la situazione: ad esempio, alcuni uccelli iniziano a beccare (anche in assenza di cibo), o a raccogliere il materiale per il nido, altri animali si lisciano il pelo, insomma si dedicano ad attività che non sono legate al contesto né finalizzate a risolvere la situazione di pericolo. Questi e altri comportamenti apparentemente privi di scopo sono stati notati e studiati in diverse specie, anche nei pesci.

 È allora interessante notare che tali comportamenti sono messi in atto al fine di allentare la tensione, procrastinare e prendere tempo, evitando di dover immediatamente scegliere se combattere o fuggire – la famosa scelta di base istintuale: fight or flight.

Inoltre, si osserva che tali comportamenti emergono quando le situazioni sono poco chiare, poco definite: ad esempio, un animale sta presidiando il proprio territorio ma la minaccia che si profila (l’avvicinarsi di un predatore, ad esempio) si pone proprio “sul confine” del territorio che è custodito.

A questo punto l’animale che presidia entra in una situazione di conflitto interno perché, se il predatore fosse dentro il territorio dovrebbe attaccarlo, ma se fosse all’esterno dovrebbe fuggire, dato che incontrare un predatore fuori dal proprio territorio di sicurezza lo esporrebbe a dei rischi eccessivi. Quando gli animali si trovano in situazioni come queste si dice che sono preda di stimoli antagonisti – tipicamente attaccare o fuggire – ma situazioni di questo genere possono accadere anche agli umani.

Nelle condizioni di ambiguità, nelle situazioni in cui si è presi da una situazione che ha al suo interno forti elementi affettivi, si può rimanere incerti, a volte paralizzati, e non sapere né come interpretare il comportamento altrui (è una minaccia o un tentativo di avvicinamento amichevole?) né cosa fare in risposta. In particolare, nelle relazioni maggiormente cariche di elementi affettivi le persone possono rimanere imbrigliate nella non-capacità di decodificare l’atteggiamento altrui, soprattutto se l’interlocutore mette in atto comportamenti coperti, come la svalutazione implicita, la banalizzazione, la strumentalizzazione e, in generale, le condotte di manipolazione.

Saper riconoscere in modo consapevole, e non solo sentire, che proprio come persone abbiamo inevitabilmente dei conflitti interiori o delle emozioni contrastanti che convivono, può aiutare a decodificare meglio le relazioni con gli altri, e a non affidare tout court all’interlocutore la responsabilità di quelle divergenze che fanno parte del nostro mondo interiore.

Tratto dal libro di A. Castiello d’Antonio e L. d’Ambrosio Marri

CONFLITTI

COME LEGGERE E GESTIRE I CONTRASTI PER VIVERE BENE

Capitolo 3. Costruttività e Distruttività

Editore GIUNTI Psychometrics, Firenze, 2019

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