CONTATTAMI

Per appuntamento

La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.

* campo obbligatorio

CAPTCHA
Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.

IL CONFORMISMO CHE UCCIDE

conformismo

Tra i mille esperimenti di Psicologia Sociale che sono stati compiuti nel corso del tempo – e che sono sempre istruttivi – ce ne sono diversi che trattano della PRESSIONE DEL GRUPPO sull’individuo e, quindi, del CONFORMISMO.

 

Si tratta di esperimenti studiati nei corsi di laurea in psicologia ma che non sono conosciuti dalle persone (e anche gli studenti, una volta laureati, li dimenticano facilmente…).

B. Latanè e J. M. Darley, nel 1968, a seguito di un EPISODIO DI OMICIDIO avvenuto a New York a fronte del quale, nonostante la ragazza massacrata invocasse aiuto, nessuno si fece avanti (e forse una sola persona chiamò la polizia) idearono un semplice esperimento.

 

In una SALA DI ATTESA, una persona è seduta insieme ad altre, e a un certo punto dalle prese di aria inizia ad uscire del FUMO. Le altre persone che sono lì con lei sono assistenti dello sperimentatore, ma la persona, naturalmente, non lo sa.

Cosa fa la persona? NULLA. Perché vede che gli altri non fanno una piega e continuano a compilare un questionario che è stato precedentemente distribuito.

 

Ma se la persona è posta DA SOLA nella sala di attesa e vede uscire il fumo dagli aeratori, nel giro di poco tempo SI ALZA, esce, e va a chiamare qualcuno.

Nella sperimentazione ciò è avvenuto nella maggior parte dei casi: il 75%.

 

La pressione di gruppo è pesante.

Nella prima situazione – quella di gruppo – ben 9 persone su 10 continuano a FARE FINTA DI NIENTE perché vedono gli altri (gli assistenti dello sperimentatore) tranquilli e calmi, continuare a compilare i loro questionari.

Ogni tanto tossiscono, si sfregano gli occhi, il fumo riempie la stanza, ma nessuno si scompone… E così fa l’ignaro soggetto.

 

APATIA DELLO SPETTATORE, EFFETTO TESTIMONE, APATIA MORALE, INDIFFERENZA, CONFORMARSI ALLA MASSA, qualunque cosa avvenga…

Ci possono essere molte definizioni per un fenomeno del genere.

 

Se situazioni di questo genere sono RIPETUTE NELLA VITA – ad esempio, in base all’esempio dei genitori – è probabile che si sviluppi un ATTEGGIAMENTO PASSIVO, che ci si orienti a INIBIRE L’AZIONE, DERESPONSABILIZZANDOSI.

 

Certo il 1968, l’anno dell’esperimento, è lontano.

Lontano…?

Oggi, come ieri, se una prima e una seconda persona ignorano, ad esempio, un individuo accasciato sul marciapiede, e così fanno altri, è molto probabile che chi segue tenderà a fare lo stesso.

GIRARSI DALL’ALTRA PARTE.

Come si fa soprattutto quando vi è di mezzo il pericolo, o la violenza.

 

Dovrebbe essere uno dei compiti della civiltà, dell’educazione, degli apparati preposti alla socializzazione e all’educazione dei giovani, operare nel senso che ciò non avvenga.

Fare delle persone dei soggetti attivi, dei cittadini consapevoli e responsabili per loro stessi, e per gli altri.

Ma oggi, forse più di ieri, ognuno è perso nello schermo del proprio cellulare, e non vuole problemi…

 

L’articolo del 1968 è questo:

J. M. Darley e B. Latané, “Bystander Intervention in Emergencies: Diffusion of Responsibility”. JOURNAL OF PERSONALITY AND SOCIAL PSYCHOLOGY, vol. 8, 1968, pp. 377–383.

 

Andrea Castiello d’Antonio