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Il narcisismo nella vita quotidiana

Da quando il sociologo CRISTOPHER LASCH pubblicò “LA CULTURA DEL NARCISISMO”, nel 1978, tutti sappiamo, o dovremmo sapere, di essere IMMERSI NELLA SOCIETÀ NARCISISTICA, almeno nella gran parte delle nazioni dell’Occidente.

Del narcisismo si può parlare a vari livelli e da diverse angolazioni.

Ci sono aspetti di narcisismo che occupano scaffali intere di volumi di PSICOLOGIA CLINICA E PSICOPATOLOGIA, ma accanto alla dimensione clinica vi è, appunto, quello che definirei un “NARCISISMO DA STRADA”, cioè un insieme di atteggiamenti, modi di pensare e di fare, aspettative e intenzioni che contraddistinguono IL “PICCOLO NARCISISTA”, se vogliamo definirlo così.

È questo il narcisismo che più disturba e offende – nel senso di RECARE OFFESA MORALE, ESISTENZIALE, EMOTIVA E INTELLETTUALE – chi narcisista non è o, almeno, non lo è in gradi così marcati. Del resto, si sa, esiste anche – è da sempre esistito – un narcisismo sano, che per meglio dire, secondo me, andrebbe tradotto con una SANA E MISURATA AUTOSTIMA e, soprattutto, una SOLIDA FIDUCIA IN SÉ STESSI E NEL PROPRIO “ESSERE AL MONDO” (cosa da non dare per scontata!).

 

Nell’ampio mondo del narcisismo voglio qui occuparmi del narcisismo dei piccoli gesti quotidiani, della vita di tutti i giorni, del vivere nel mondo concreto.

Semplificando al massimo la cosa si può dire che IL “NARCISISTA DEL GIORNO” (e della notte) si riconosce da un ATTEGGIAMENTO DI ONNIPOTENZA, dall’idea che può dire e fare tutto ciò che vuole, dall’atteggiamento di protervia e sopraffazione, dallo svilimento delle regole della convivenza sociale, dal TOTALE DISPREZZO NEL CONSIDERARE LA PRESENZA DELL’ALTRO e il fatto che l’Altro possa avere idee, opinioni, emozioni, attese, bisogni e mete diversi dai suoi.

 

Ecco quindi emergere il SOGGETTO NARCISISTA NELLA VERSIONE ONNIPOTENTE che pretende che il mondo giri come vuole lui, e non riesce nemmeno a cogliere che il suo è… un punto di vista tra tanti.

Ricordo una battuta del compianto GIORGIO GABER che in uno dei suoi spettacoli diceva qualcosa del tipo: “Ho incontrato una persona che credeva di essere dio… Poverino! Quanta pena mi ha fatto… Non sapeva che dio sono io!”.

 

Nella vita quotidiana questo soggetto si incontra ormai molto spesso e crea non pochi problemi.

 

Lo si incontra per strada, in quella che chiamo “LA BATTAGLIA DEL MARCIAPIEDE”, quando camminando pacificamente su un marciapiede si incrocia una persona, o più spesso un gruppo di persone, che come fosse un battaglione schierato viene avanti non lasciando altra scelta al malcapitato che accostarsi, fermarsi, lasciar passare.

Del resto non vale nemmeno fissare negli occhi i componenti del gruppo perché nessuno di loro si degna minimamente a guardare davanti a sé, e considerare che c’è un essere umano su quel marciapiede, il quale avrebbe qualche diritto anche e vorrebbe passare…

 

Lo si incontra IN AUTOMOBILE (naturalmente!) nel traffico delle città e sulle strade a scorrimento veloce.

Il sintomo forse più significativo sta nel non lasciar mai passare altri ad ogni incrocio, nel non essere mai disposto a cedere il passo né il posteggio anche se altri sono giunti lì prima di lui.

Una guida accortamente spericolata, tanto per far intendere “Non provare a venirmi vicino, potrei anche speronarti”, meglio se dall’alto di un SUV, di un’auto truccata, di una moto di grossa cilindrata.

C’è chi si ferma in mezzo alla strada impedendo il passo ad altre auto per fare i propri comodi, chi va a una velocità di lumaca perché sta telefonando o inviando messaggi. Insomma L’INTERO BESTIARIO DEL COMPORTAMENTO MALATO DI GUIDA è spesso basato sull’idea “Non me ne frega niente di te!”.

 

E che dire del MONDO DEL LAVORO? Qui l’onnipotenza è soprattutto visibile nel CONNUBIO CON IL POTERE, CON L’AUTORITÀ DI OCCUPARE UNA POSIZIONE APICALE. Il soggetto sente di avere ogni diritto e nessun dovere, di potere tutto e di più, di essere esente dal rispetto della normale etica professionale, mentre ciò che dovrebbe essere il rispetto della persona (il collega, il collaboratore) in quanto tale, è ormai lontano anni luce.

La sola eccezione che l’onnipotente aziendale (o della PA) si concede è quando tratta con i superiori, con i suoi sponsor, con coloro ai quali deve dare conto, o restituire favori: allora l’onnipotenza si limita a mostrarsi sicuro di sé e perfettamente “in linea” con le direttive.

 

Ma il narcisista-onnipotente si riconosce anche NEL (MANCATO) RISPETTO DI OGNI GENERE DI CONTRATTO, DI OBBLIGAZIONE TRA LE PARTI.

Ad esempio, L’INQUILINO ONNIPOTENTE inizierà a saldare i canoni mensili a suo piacimento, apporterà modifiche all’appartamento locato come gli pare e piace, accuserà il proprietario di avergli affittato un appartamento non adeguato e non all’altezza del canone che pure lui ha accettato, fino al punto – al termine del contratto – di ridurre o non saldare a proprio piacimento le rate mensili adducendo spese che ha dovuto sostenere per danni da riparare, o pretendendo di scalare le rate sulla base del deposito cauzionale versato.

Tutte decisioni unilaterali che non rispettano minimamente le regole contrattuali sottoscritte.

 

Come ha recentemente dichiarato il Professore Emerito FRANCO FERRAROTTI nell’intervista rilasciata a Stefania Rossini (L’ESPRESSO, anno 69, n. 25, 25 giugno 2023, p. 74) la maggiore preoccupazione di questi tempi sta “nell’indebolimento del legame sociale che tiene insieme la collettività. Vivere vuol dire convivere, riconoscere l’altro praticando un’empatia creatrice… Invece stiamo facendo tutto il contrario, guardiamo solo a noi stessi, ci isoliamo e in questo modo ci illudiamo di rafforzarci”.

 

Andrea Castiello d’Antonio