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Lo Zulliger Test è un test proiettivo che può essere somministrato sia individualmente, attraverso l’utilizzo di tavole analoghe a quelle del Reattivo di Hermann Rorschach, che in gruppo, attraverso l’utilizzo di diapositive (ma è da tempo difficile reperire le diapositive tanto che alcuni utilizzano le immagine scannerizzate al computer). Una soluzione presenta il vantaggio di non esporre la somministrazione del test agli effetti connessi all’inevitabile deterioramento, nel tempo, delle diapositive; di contro, però richiede particolari cautele nel monitorare la qualità delle immagini così prodotte. La loro semplice scannerizzazione tende infatti a produrre colori eccessivamente vivaci, nonché trame chiaroscurali e contorni molto più marcati che nell’originale, alterando significativamente la gestalt stimoli degli.
Va sottolineato, quindi, che un eventuale ricorso a tale strumento deve prevedere un enorme attenzione nel ritocco delle tavole al fine di renderle identiche a quelle originarie dello Zulliger Test.
Il test si compone di tre tavole di cui la prima è acromatica, la seconda è policroma e la terza è grigio-nera e rossa. Come ha scritto lo psicoanalista francese Didier Anzieu la prima tavola suggerisce soprattutto interpretazioni di forma, la seconda di colore, e la terza di movimento. È pure stato notato che la progressione delle tre tavole segue una linea definita genetico-strutturale un risultato al quale Hans Zulliger pervenne seguendo la propria intuizione e non attraverso un piano prestabilito di costruzione del test.
L’autore del cosiddetto Z-Test è nato a Biel il 21 Febbraio 1893, primo di quattro fratelli, cresciuto in un contesto familiare contadino di umili origini. Nella cittadina di Ittigen Zulliger trascorse l'intera sua vita, della quale circa quarantasei anni dedicati soprattutto all'insegnamento e con il suo attivo contributo si sviluppò ciò che sarebbe stata conosciuta a livello internazionale come pedanalisi (pedoanalisi) o, meglio, come psicoanalisi pedagogica. L'incontro di Zulliger con la psicoanalisi è descritto da lui stesso nelle pagine pubblicate postume, dedicate al suo maestro, analista, e amico, Oskar Pfister.
All'inizio degli Anni Venti Zulliger dette alle stampe il suo primo lavoro basato sulle sue osservazioni nella scuola pubblica, Psychoanalitische Erfahrungen aus der Volksschulpraxis. e poco dopo il volume Aus dem unbewussten Seelenleben unserer Schuljugend, lavori che gli permisero di entrare in contatto con Sigmund Freud, dapprima per lettera e poi personalmente. Pfister e Oberholzer invitarono Zulliger a presentare le sue osservazioni a due riunioni della Società Svizzera di Psicoanalisi, sottolineando che egli aveva avuto la possibilità di osservare direttamente nei ragazzi ciò che gli psicoanalisti possono solo ricostruire nella relazione con il paziente adulto. Poco dopo Zulliger fu invitato a divenire socio della Società Svizzera di Psicoanalisi, cosa che fece, assumendo più tardi anche il ruolo di segretario.
Zulliger prese poi parte a numerosi congressi internazionali di psicoanalisi; ad esempio, in relazione all'VIII congresso internazionale svoltosi a Salisburgo dal 21 al 23 aprile del 1924, Karl Abraham (in una sua lettera a Sigmund Freud) così commenta lo svolgimento del convegno in una lettera indirizzata a Freud: “la Svizzera non era rappresentata, in proporzione, da un numero adeguato di membri, ma i più competenti erano lì: la signora Oberholzer, Pfister, Kielholz, la signorina Fürst, Zulliger”.
Zulliger divenne prima discepolo e poi amico di Hermann Rorschach e fu probabilmente l'unico della ristretta cerchia di studiosi che ruotavano intorno a Rorschach a vivere così a lungo e a continuare, nel corso della sua vita, ad occuparsi delle macchie. Si fece inoltre paladino della forma parallela nota come Behn-Rorschach dal nome dell'allievo e collega di Rorschach, Hans Behn-Eschenburg.
Lo sviluppo del nuovo test proiettivo che avrebbe portato per sempre il suo nome è stato in sintesi narrato dallo stesso Zulliger nel suo libro ad esso dedicato che, tra l'altro, riporta i risultati dell'applicazione di oltre 500 protocolli.
La somministrazione ed amministrazione della Tecnica di Zulliger - in forma individuale e collettiva - richiede particolare cautela sia per quanto attiene la gestione del setting che per quanto concerne le consegne; queste ultime, in particolare, devono consentire ai soggetti l’apprendimento dei comportamenti utili alla più adeguata gestione della prova testologica ed, al contempo, eliminare qualsiasi forma di suggestione che in maniera più o meno esplicita potrebbe condizionare le risposte alla prova.
Sono molti decenni che utilizzo il metodo di Hans Zulliger sia nella pratica clinica, sia nella consulenza organizzativa, con scopi diversi: diagnostico e prognostico, di orientamento, di integrazione rispetto a test e questionari di personalità, e altro ancora. Si tratta di uno strumento delicato e sofisticato (nonostante che alcuni lo trattino come se fosse… un Rorschach breve!) che in mani esperte, e con una interpretazione psicodinamica, può dare eccellenti indicazioni al professionista.
Al Test di Hans Zulliger – e alla sua vita – ho dedicato diversi lavori, e un libro, scritto in collaborazione con una collega.
Qui di seguito alcuni riferimenti a miei lavori su Hans Zulliger e la sua opera reperibili nel mio sito web:
https://www.castiellodantonio.it/hans-zulliger-life-and-work
https://www.castiellodantonio.it/zulliger-test
https://www.castiellodantonio.it/zulliger-test-0
E qui un riferimento a un recente e importante libro su Hermann Rorschach:
https://www.castiellodantonio.it/inkblots-hermann-rorschach-his-iconic-test-and-power-seeing
Andrea Castiello d’Antonio