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INTERVIEWING. A GUIDE TO THEORY AND PRACTICE

Titolo: 

INTERVIEWING. A GUIDE TO THEORY AND PRACTICE

 

Autori: 
Kathryn Roulston
Casa editrice: 
SAGE, 2022, Pp. XXVII+332, $ 65.00 (Paperback)

Non è un caso che nel corso degli anni continuino a essere pubblicati dei testi sull’intervista, sul colloquio in tutte le sue forme: colloquio individuale, in team, di gruppo, di commissione. Infatti, il colloquio rimane la forma più diffusa di incontro (organizzato, formale e finalizzato) tra due soggetti che devono conseguire congiuntamente uno scopo; e non casualmente nel mondo del lavoro si ha una varietà infinita di colloqui, collocati nelle diverse aree aziendali e nelle diverse professioni.

In questo contesto il libro di Roulston affronta il colloquio dal punto di vista qualitativo, cosa niente affatto scontata né particolarmente diffusa nella letteratura organizzativa in cui colloquio e intervista sono così spesso stati appiattiti su standard e strutturazioni meccanicistiche, volendo quasi equipararli ai test di attitudine, e vincolandoli a rigide regole applicative. Certamente, come si sa, e come l’autrice mette subito in evidenza, la classica tripartizione della configurazione del colloquio – libero, semi-strutturato, e strutturato – resiste negli anni e sta sempre lì ad indicare un elemento di base della relazione: un elemento, però, assai poco significativo se si considera l’aspetto dinamico del rapporto interpersonale.

Il libro è strutturato sulla base di dieci capitoli e presenta un’articolazione particolarmente precisa nei paragrafi e sottoparagrafi, dando così modo al lettore sia di individuare subito il tema specifico di interesse, sia di soffermarsi ed approfondire solo alcuni aspetti dei singoli argomenti. Dopo aver definito la sequenza-base del dialogo intervistatore-intervistato sono richiamati gli approcci etnografici, fenomenologici, storici e altri ancora, passando in rassegna anche i focus group e le interviste condotte congiuntamente da due o più intervistatori. Si torna quindi ad approfondire alcuni aspetti teorici del colloquio, alcune teorizzazioni che fanno da base alla pratica del colloquio, tra cui quelle costruzioniste, trasformative e neo-positiviste.

I differenti assunti che tali impostazioni chiamano in causa delineano differenti rappresentazioni dell’essere umano – un aspetto che conoscono molto bene gli intervistatori che si basano su approcci comportamentali oppure su approcci psicodinamici. L’autrice rivede così le implicazioni che tutto ciò comporta nella raccolta di dati e di informazioni, unendo a tale riflessione l’analisi di alcuni concetti che sono tipici della ricerca qualitativa a sfondo antropologico.

L’interesse dell’insieme di queste riflessioni sta nel fatto che le consuete interviste svolte nel mondo del lavoro hanno, da un lato, lo scopo primario di raccogliere dati e, a un livello più alto, si basano su processi che sono variamente disegnati e ancor più variamente applicati. Peraltro ogni genere di dato deve essere in certo senso trascritto, traslato ed interpretato, andando così verso la rappresentazione del colloquio-intervista come di un processo altamente qualitativo. Del resto, come ho argomentato nel mio libro Interviste e colloqui nelle organizzazioni (Raffaello Cortina, Milano, 2015) quando si dice e si scrive che l’intervista deve essere valida si dovrebbe invece affermare che valido deve essere il soggetto che organizza e conduce il colloquio!

Così come i ricercatori dovrebbero interrogarsi su come si pongono nei confronti del soggetto di ricerca, così gli intervistatori nelle organizzazioni dovrebbero riflettere sul loro atteggiamento e orientamento mentale verso la persona con cui stanno dialogando: ciò vale per qualunque forma di colloquio-intervista, a motivazione intrinseca o estrinseca. Ed ecco il monito dell’autrice nel momento in cui afferma che l’intervistatore deve essere altamente consapevole del modo in cui pensa e agisce, soprattutto allorché le informazioni delle interviste sono filtrate attraverso la lente delle analisi tematiche.

Negli ultimi tempi l’intervista nel mondo del lavoro ha subìto un notevole cambiamento e questo richiamo al colloquio qualitativo può essere molto utile per tutti coloro che sono impegnati nelle attività di dialogo e conversazione con soggetti che devono essere conosciuti e valutati. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato inusuale chiedere, ad esempio, se – convocati a colloquio – si sarebbe trattato di un incontro in presenza oppure da remoto. Oggi questa è la prassi, e diversi aspetti delle strutture tipiche del colloquio sono mutate con la massiccia introduzione delle tecnologie.

L’autrice, Kathryn Roulston insegna ricerca qualitativa al Mary Frances Early College of Education dell’University of Georgia (Athens, Georgia, USA), una università antica e famosa. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni e ha in specie contribuito con i suoi saggi a diversi manuali pubblicati da SAGE proprio nell’ambito delle interviste, delle ricerche qualitative, dell’analisi e della gestione delle informazioni che si ottengono con questo strumento conoscitivo.

Tra tutti i testi a cui Kathryn Roulston ha dato un contributo ricordiamo The SAGE handbook of interview research: The complexity of the craft (2012), The SAGE handbook of qualitative data analysis (2014), The SAGE handbook of data collection (2018), e The SAGE handbook of qualitative research design (2022). Da menzionare anche il suo testo Reflective Interviewing. A Guide to Theory and Practice (SAGE, 2010) e i molti articoli pubblicati in riviste come Qualitative Research e Qualitative Inquiry.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata nel sito web

PANORAMA RISORSE UMANE

 Settembre 2022