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LA MASCHERA DELLA SALUTE

Titolo: 

La maschera della salute

Autori: 
Hervey Cleckley
Casa editrice: 
Alpes, 2023, pp. XXXVIII+367, € 29,00

La traduzione italiana di questo classico testo sulla psicopatia appare particolarmente meritevole.

Venuto alla luce nel lontano 1941 questo grande classico della psicopatologia è giunto fino alla quinta edizione, questa che viene qui presentata, introdotta e commentata da un ricco parterre di esperti.

Il testo si apre con la Prefazione alla quinta edizione di Hervey Milton Cleckley a cui segue la Prefazione che comparve nel 1941 per la prima edizione.

Isabella Merzagora, professoressa ordinaria di Criminologia presso l’Università degli Studi di Milano, firma l’ampia Prefazione scritta appositamente per questa edizione italiana intitolata Imbecillità morale e imbecillità sociale, un contributo che fa riflettere e che si integra molto bene con la triplice Prefazione all’edizione italiana costituita da tre contributi a firma dei tre curatori: Cristiano Barbieri, Luigi Janiri e Alberto Passerini. Chiude la parte che precede il testo di Cleckley la Introduzione all’edizione italiana di Cesare Maffei, professore emerito di Psicologia Clinica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele.

Con il sottotitolo Un tentativo di chiarire alcune questioni sulla personalità psicopatica si apre dunque  il lavoro di Hervey Milton Cleckley, sottotitolo che indica immediatamente almeno tre punti particolari dell’argomento preso in esame: infatti, l’autore ci tiene a affermare che si tratta di “un tentativo”, indirizzato a riflettere su “alcune questioni” (non volendo dare l’impressione di pretendere di dire l’ultima parola su un argomento così spinoso), il tutto indirizzato alla “personalità” psicopatica: quindi non a tratti, comportamenti, stili, bensì all’insieme della persona-personalità. Ma il sottotitolo in lingua inglese indica anche un quarto punto: An Attempt to Clarify some Iusses about the so-called Psychopatic Personality. L’attenzione è su quel so-called, “cosiddetta” personalità psicopatica, ed è un peccato che questo sottotitolo non sia rimasto nella versione integrale in italiano.

Del resto, va anche notato che Cleckley non ha mai cambiato titolo e sottotitolo del suo lavoro da quando è apparso per la prima volta nel 1941 fino all’ultima edizione: una scelta anch’essa indicativa.

Uno sguardo alla vita e alle opere di Hervey Milton Cleckley può essere utile per inquadrare questo lavoro che, senza alcun dubbio, va storicizzato e collocato nel tempo in cui fu pubblicata la quinta edizione, cioè il 1976. Nato il 7 settembre 1903 nel sud-est degli USA, Cleckley ha conseguito diversi titoli accademici, specializzandosi in psichiatria e lavorando per anni presso la VA, la Veteran Administration. Docente, e poi primario di neurologia e psichiatria, ha sviluppato una grande esperienza in diversi contesti ospedalieri e universitari, svolgendo incarichi direzionali; oltre alla psicopatia si è occupato delle sindromi dissociative, un interesse forse maturato anche in base alla sua esperienza nell’ambito militare. È scomparso il 28 gennaio del 1984.

Il libro di Cleckley può essere letto come una grande e articolata narrazione sulla psicopatia, un testo in cui si alternano spazi dedicati all’illustrazione di casi clinici e di emblematiche tipologie di soggetti psicopatici (tra cui lo psichiatra psicopatico) ad altri in cui si riflette su questa dimensione, definita nel tempo con parole diverse e spesso stravaganti, ad indicare la difficoltà di coglierla nella sua essenza ma anche di differenziarla da altre limitrofe. La stessa psicopatia è stata declinata al suo interno in vari modi distinguendo, ad esempio, gli psicopatici criminali dagli psicopatici di successo.

Come hanno scritto William e Joan McCord nel loro testo molto interessante del 1964 Lo psicopatico. Saggio sulla mente criminale (traduzione italiana di Astrolabio-Ubaldini, Roma, 1970), commentando il fatto che il concetto di psicopatia veniva esteso a una gran quantità di situazioni, “Hervey Cleckley cercò di limitarlo. Il suo libro, The Mask of Sanity, scritto nel 1941, produsse la descrizione clinica più completa di quel decennio… Cleckley asserì che si potevano trovare gli psicopatici non solo nelle prigioni ma anche nelle posizioni sociali più rispettabili: dottori, avvocati, politici e persino psichiatri” (p. 41-42). E Robert Hare, nel suo classico lavoro, annota: “Cleckley richiamò l’attenzione su quello che riconosceva come un problema sociale terribile, ma ignorato… The Mask of Sanity ha fortemente influenzato i ricercatori negli Stati Uniti e in Canada, e rappresenta il riferimento clinico per la gran parte della ricerca scientifica sulla psicopatia condotta negli ultimi venticinque anni” (R. D. Hare, 1993, La psicopatia. Valutazione diagnostica e ricerca empirica. Tr. it.: Astrolabio, Roma, 2099, pp. 42 e 44).

Ho qui davanti a me la terza edizione in lingua inglese di The Mask of Sanity e devo dire che, confrontando questa edizione del 1955 con la quinta uscita ventun anni dopo, la struttura del testo è rimasta pressoché identica ma il contenuto è stato rivisto ed ampliato (per fare un solo esempio: sono stati aggiunti alcuni casi clinici). Si tratta di un lavoro di grande spessore che chiunque si occupi di psicopatologia, in ambito clinico – ma anche sociale e delle organizzazioni, per non dire nell’ambito della psicologia applicata alla politica e allo studio dei grandi leader internazionali – non può ignorare. E si deve anche rimarcare che i saggi introduttivi scritti per questa traduzione italiana valgono, da soli, un piccolo trattato sulla psicopatia: assolutamente da leggere con molta attenzione!

Rimane il fatto che sono le vittime degli psicopatici a richiedere aiuto, un po’ come accade alle vittime di altre tipologie altamente problematiche ormai ampiamente diffuse nella nostra società, ed è inquietante che il lavoro di Cleckley termini con la Parte II della Quarta Sezione dal titolo Che cosa si può fare? a cui fa eco il testo sopra citato di Robert Hare che titola gli ultimi due capitoli Si può fare qualcosa? e Guida alla sopravvivenza

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

 

Questa recensione è stata pubblicata in “Qi – Questioni e Idee in Psicologia”

numero 108, Gennaio 2024.

https://qi.hogrefe.it/rivista/cat/recensioni/