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Era il 1998 quando il presidente dell’American Psychological Association Martin Seligman, nel suo discorso congressuale propose di recuperare le origini della psicologia. Chiese di orientare gli sforzi degli psicologi non solo alla cura delle patologie mentali, ma al rendere la vita più produttiva e appagante. Come? Potenziando le risorse delle persone ed aiutandole a crescere. Con l’avvento del movimento della Psicologia Positiva si è soliti affermare che la storia della psicologia si è arricchita di una nuova dimensione, dapprima fortemente trascurata.
Il lavoro fondamentale è rappresentato dall’articolo pubblicato nel 2000 da Martin E. P. Seligman e MihályCsikszentmihalyi “Positive Psychology: An Introduction”, nella rivista "American Psychologist", (vol. 55, n. 1, pp. 5-14). L’intero numero del 2000 di questa importante rivista internazionale fu dedicato all’emergente indirizzo della Positive Psychology, la Psicologia Positiva. La Psicologia Positiva si basa sulla prevenzione e anche sulla convinzione che sia preferibile rinforzare le qualità che le persone possiedono, piuttosto che intervenire per riparare danni e colmare carenze affettive e cognitive.
Ma cos’è la psicologia positiva? Nel loro articolo, Seligman e Csikszentmihalyi: la differenziano sui tre livelli dell’esperienza soggettiva, dell’individuo e del gruppo.
Al primo livello gli ambiti di studio della Psicologia Positiva sono rappresentati dalle esperienze di well-being e di soddisfazione globale di vita: dalla percezione di felicità e della condizione esistenziale di flow, e dai sentimenti di speranza e di ottimismo proiettati nel futuro.
La persona è valorizzata nei suoi tratti positivi:
Al livello della vita di gruppo e di comunità i temi di indagine di spostano sulle virtù civiche:
Il punto cardine è che la salute non possa essere considerata la semplice assenza della malattia (come recita la definizione di Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), e che ogni persona possiede delle capacità costruttive, è in grado di assumere su di sé l’impegno nel migliorare e nello sviluppare la propria salute e autostima.
Il grande viraggio che compie la psicologia nell’ottica positiva è quello di staccarsi dallo studio e dagli interventi nei campi del disagio, della malattia, della psicopatologia, del trauma e delle debolezze, per orientarsi verso la valorizzazione degli human-strenghts, le aree di forza che ciascuno possiede e che troppo spesso sono trascurate dagli psicologi.
La Psicologia Positiva adotta dunque una visione di fiducia nelle potenzialità di sviluppo dell’individuo, nell’incrementare le componenti costruttive possedute da ciascuno e l'autostima per rinvigorire il benessere soggettivo. E’ da sottolineare che la psicologia positiva non deve essere confusa né appiattita in una sorta di happiology, o di superficiale penso-positivo: essa va inserita nel vasto quadro che si è ormai delineato e che vede diversi movimenti indicare tutti nella stessa direzione: la psicologia della salute e del benessere (vedi ad esempio l’opera di Carol Ryff), gli studi sulla qualità della vita, autonomia, mastery, resilienza, crescita, relazionalità, self-acceptance, strategie di coping e emozioni positive (vedi i lavori di Barbara Fredrickson).
La psicologia positiva non nasce dal nulla ma ha una storia e importanti precursori (tanto è vero che si parla di psicologia positiva come di un movimento e non come di una nuova scuola di psicologia o di una nuova teoria).
Negli Stati Uniti del periodo post bellico, Abraham Maslow ha richiamato la necessità di occuparsi dell’individuo sano come oggetto della psicologia, e Carl Rogers ha puntato l’attenzione sulle capacità di autorealizzazione e sul pieno funzionamento della persona, superando così la tradizionale concettualizzazione medica che vede la sanità e la malattia come due dimensioni dicotomiche.
L’intera area della psicologia umanistica, la Third Force statunitense, costituisce uno schema di riferimento globale per l’attuale psicologia positiva proprio per l’importanza attribuita allo sviluppo potenziale dell’individuo. Per raggiungere le sue finalità, la Psicologia Positiva deve orientarsi su più livelli: l’elaborazione di una visione della “buona vita”; evidenziare comportamenti che favoriscano il benessere e lo sviluppo in positivo dell’individuo e della società; identificare gli ambienti di lavoro, le famiglie, le politiche, che rendano la vita davvero degna di essere vissuta. In altri termini si può dire essa riguardi lo studio delle esperienze soggettive positive, dei tratti individuali positivi, delle istituzioni che rendono possibili le esperienze e i tratti positivi.
Sul piano del singolo individuo, la Psicologia Positiva valorizza le esperienze soggettive.
In prospettiva passata:
In prospettiva presente:
In prospettiva futura:
La psicologia positiva ette quindi in risalto i tratti positivi individuali: la capacità di amare e di lavorare, il coraggio, le abilità interpersonali, la spiritualità, l’orientamento al futuro, il talento, la saggezza.
A livello di gruppo si concentra sulle virtù civiche e sulle caratteristiche che caratterizzano un buon cittadino: la responsabilità, l’altruismo, la moderazione, la civiltà, la tolleranza, il lavoro etico. Fondamentale per questo approccio è il concetto di prevenzione. Il modello basato sulla malattia che permetteva di lavorare solo sui punti deboli, non era utile a proporre teorie efficaci sulla prevenzione della malattia. Si è così imposta sempre più la necessità di una scienza, la psicologia positiva, basata sulla forza e sulla resilienza.