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Questo libro sul coaching basato sulla Teoria della Gestalt inizia con il riportare una domanda che l’autore ha ascoltato numerose volte nel corso delle attività di formazione:
come è possibile rendere l’attività di coaching più penetrante e più profonda?
In fondo, l’intero scritto intende rispondere a questa domanda, e lo fa per mezzo di una scelta di campo encomiabile. Encomiabile non tanto e non solo perché si debba essere d’accordo con il coaching basato sulla Gestalt, quanto perché impostare il lavoro in questo modo permette al lettore di sapere fin dall’inizio la scelta effettuata dall’autore e le direzioni nelle quali essa potrà svilupparsi.
Il secondo aspetto importante di queste pagine è racchiuso in un monito che compare all’inizio e che suona pressappoco così: non si tratta di aggiungere tecniche e tecniche – dando la falsa impressione di essere più bravi nel fare coaching – bensì di sviluppare la consapevolezza su ciò che si fa. Non si può aspirare alla neutralità nel coaching perché si è lì, presenti, sempre e con tutto se stessi, né è possibile stupirsi della naturale difficoltà che le persone provano nei loro tentativi di cambiamento perché tale difficoltà è nella natura umana. Di conseguenza il coaching emerge come un’impresa che si realizza insieme, e ciò appare valido sia nel coaching individuale, sia nel coaching di gruppo.
Peter Bluckert ha alle spalle una notevole esperienza come executive coach, una carriera professionale di circa quarant'anni, ed è anche l’autore di un libro importante come Psychological Dimensione of Executive Coaching (Open University Press, 2006).
Con questo lavoro egli ha dunque voluto presentare il coaching all’interno della cornice della Gestalt, precisando fin dall’inizio di non ritenere che esista attualmente un modello unificato di coaching basato sulla Gestalt. Di più: egli asserisce che l’attuale situazione appare soprattutto come un insieme di famiglie di pratiche e nozioni condivise, cioè una moltitudine di similarità che toccano tante scuole di coaching. In tale quadro, il libro si apre introducendo il lettore agli esordi della Teoria della Gestalt in Germania, differenziando opportunamente la Teoria della Gestalt dalla “terapia della Gestalt” proposta successivamente da professionisti come Perls e Goodman. Ma gli influssi della Teoria della Gestalt sono ben presenti nel mondo dell’organizzazione ed è sufficiente pensare a Kurt Lewin e ai suoi laboratori, allo sviluppo dell’organizational development, e all’applicazione di un’ampia serie di principi che affondano le loro radici nel lavoro svolto dagli psicologi tedeschi un secolo fa: un principio per tutti è l’esplorazione del qui e ora, cioè dell’esperienza diretta per come è sentita dalla persona.
Bluckert sviluppa il suo discorso attraverso l’illustrazione della rappresentazione della personalità e del comportamento sotto la luce della Gestalt (capitolo secondo). Con l’ausilio di numerosi esempi tratti dalla sua pratica professionale, l’autore passa a considerare altri aspetti importanti, come la differenziazione del processo dai contenuti, la focalizzazione, e la resistenza ai cambiamenti, fino a giungere al terzo capitolo centrato sullo sviluppo della consapevolezza e della creatività. Tra le tecniche utilizzabili dal coach a tal fine sono segnalati anche alcuni questionari di personalità – tra questi il MBTI, e gli strumenti di analisi dell’intelligenza emotiva – fino a giungere all’illustrazione di talune tecniche che sono tipicamente applicate nella “psicoterapia della Gestalt”. Sono poi proposti altri esempi, anche tratti dal coaching realizzato nell’ambito dello sport e dal team coaching, giungendo ad illustrare il Cape Cod Model sviluppato nel contesto del Gestalt International Study Center (capitolo terzo).
Enfatizzando il potere di un approccio basato sui punti di forza del cliente, e segnalando alcuni casi di soggetti difficili (ad esempio, cinici), Bluckert passa attraverso l’illustrazione di campi limitrofi al coaching nei quali poter applicare i principi della Gestalt: il performance improvement e lo sviluppo del potenziale, fondamentalmente.
Il quinto capitolo è dedicato al processo del coaching gestaltico, e qui sono molto ben individuate le fasi di sviluppo del percorso del coaching: nel caso specifico si tratta di cinque fasi che, a dire il vero, ripercorrono lo standard classico dell’evolversi del coaching organizzativo. I capitoli successivi entrano nel merito del coaching individuale e del coaching di gruppo (in questo caso applicato in una popolazione di senior leader), dando così l’idea pratica di cosa accade nelle sessioni di coaching. A questi due capitoli operativi fanno riscontro altri due capitoli che, invece, tornano sui concetti teorici, illustrando ancora diversi esempi e esponendo taluni esercizi che sono proposti soprattutto nel coaching di gruppo. L’intero decimo capitolo è dedicato alle qualità del coach che applica i principi della Gestalt, e il testo si chiude con un capitolo conclusivo, una sintetica Bibliografia e l’Indice Analitico.
Andrea Castiello d'Antonio