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La terapia cognitivo comportamentale. Terza edizione riveduta e ampliata
A chi volesse avere un’idea globale e aggiornata dello stato dell’arte della terapia cognitivo comportamentale (TCC) questo libro – uscito in terza edizione in inglese nel 2021, dopo circa dieci anni dalla precedente versione – a firma di Judith S. Beck, figlia di Aaron T. Beck, offre tutte le principali risposte. Risposte che sono elaborate oltre che sulla base dei progressi della TCC e delle ricerche ed applicazioni, anche (e ciò è singolare) sulla base dei feedback che l’autrice ha sollecitato e ricevuto dai colleghi in merito alla seconda edizione.
Il testo si apre con la Prefazione alla terza edizione italiana di Antonella Montano e con la Presentazione di Aaron T. Beck. Questi due contributi iniziali, insieme alla Prefazione e al primo capitolo – dal titolo Introduzione alla terapia cognitivo-comportamentale – offrono fin dalle prime pagine un’idea dei contenuti del volume, della sua struttura e degli obiettivi a cui tende. Il lettore è davvero preso per mano dall’autrice e condotto ad esplorare il mondo della terapia cognitivo-comportamentale passo dopo passo, anche attraverso due casi clinici che fanno da colonna portante alle considerazioni tecniche e teoriche: i casi di Abe e di Maria (il paziente Abe è stato incontrato per diciotto sedute nel corso di otto mesi ed è qui dettagliatamente seguito nell’evolversi della sua terapia).
Testo ricco di spunti ma anche di schemi e diagrammi – vedi, ad esempio, il Diagramma della concettualizzazione cognitiva alle pagine 62-74 e l’enfasi posta sull’empatia nel contesto della riformulazione continua del caso (in altre parole, una sorta di diagnosi in progress) – in cui emerge l’importanza del mantenimento della relazione e della necessità di riparare le fratture del rapporto terapeuta-paziente (ma i riferimenti all’opera fondamentale di Jeremy Safran scarseggiano). “L’obiettivo più importante della prima seduta è infondere speranza. Per far ciò, il terapeuta fa psicoeducazione…ribadisce il piano terapeutico generale, esprime direttamente la propria fiducia nel fatto di poter aiutare il paziente a sentirsi meglio e individua i valori, le aspirazioni e gli obiettivi del paziente” (p. 109): in questa frase c’è davvero molto dello spirito della TCC e così si aprono le porte alla formulazione dei piani di azione che vanno attentamente spiegati al paziente anche per consentirgli di proseguire ad utilizzarli una volta conclusa la terapia.
Le numerose sintesi parziali dell’impostazione cognitivo-comportamentale (come quella di p. 243) aiutano il lettore a rifocalizzarsi costantemente sul framework, mentre i riassunti che sono posti al termine di ogni capitolo costituiscono un valido supporto atto a mantenere il filo di continuità tra un argomento e l’altro. Molto spazio è naturalmente dedicato al tema dei pensieri automatici, alla loro identificazione e valutazione (v. le tre tipologie di pensieri automatici schematizzati a p. 275), così come alle credenze disfunzionali che possono affliggere il paziente a lungo e che possono risultare non facili da modificare. In tal senso l’autrice consiglia anche il ricorso alla Mindfulness e tratta ampiamente l’argomento della tecnica, dedicando infine il capitolo 19 alla discussione di tecniche diverse da quelle tradizionali.
Susciterà interesse soprattutto negli operatori dei servizi di base la descrizione della Recovery-Oriented Cognitive Therapy (CT-R), una forma di trattamento ideata per rispondere alle esigenze dei pazienti più gravi. In particolare a questa indicazione si associa l’enfasi su ciò che è stato definito orientamento alla guarigione e cioè il far leva sulle risorse, sugli aspetti sani e realizzativi del paziente, incentivandone l’empowerment. Sembrerebbe, questo, un aggancio al movimento della Psicologia Positiva e, andando più indietro, alla terza forza nordamericana, la psicologia umanistica, ma i riferimenti a queste due correnti di pensiero non sembrano aver sollecitato l’approfondimento dell’autrice.
Va anche osservato che questo lavoro è qualcosa di più di un libro nel senso usuale del termine dato che ad esso si collegano una serie di risorse intese come supporti da poter utilizzare nella pratica professionale. Si tratta non soltanto dei materiali che sono contenuti nelle quattro Appendici finali, ma anche dei collegamenti ipertestuali utilizzabili al fine di scaricare altro materiale e visualizzare i video didattici; nel settore dei video sono comprese alcune sedute condotte con il paziente Abe e alcuni rapidi flash denominati Clinical Tip, tutti interpretati da Judith Beck.
Judith S. Beck, oltre ad avere come padre Aaron, è persona assai nota sia per le pubblicazioni e l’attività professionale, sia per gli incarichi istituzionali che ha ricoperto e che ricopre. Tra questi ultimi, la presidenza del Beck Institut for Cognitive Behavior Therapy e la cattedra di psicologia psichiatrica presso la University of Pennsylvania – facoltà di Psichiatria. E nelle edizioni Astrolabio si trovano numerosi volumi di cui Aaron T. Beck è coautore o autore tra cui il fondamentale Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi (l’edizione originale è del 1976 e la traduzione italiana del 1984).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sul n. 105, di LUGLIO 2023 della rivista online
Qi – QUESTIONI E IDEE IN PSICOLOGIA (Hogrefe editore)