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L'analisi delle difese
Tra il 1972 e il 1973 un gruppo di psicoanalisti, con il coordinamento di Joseph Sandler, si riunì regolarmente insieme ad Anna Freud per discutere nel dettaglio una serie di questioni circa i meccanismi di difesa; il gruppo, formato da diverse persone tra cui Dorothy Burlingham e Ralph Greenson, registrò le discussioni che vennero pubblicate sotto forma di articoli sul Bullettin of the Hampstead Clinic agli inizi degli anni Ottanta.
La raccolta delle discussioni fu poi edita in Gran Bretagna nel 1985 e oggi vede la luce la traduzione italiana che reca il sottotitolo Conversazioni con Anna Freud.
Il volume è di piacevole lettura, avendo mantenuto il carattere di scambio di opinioni e la forma del dialogo diretto; Sandler svolge il ruolo di maggior presenza nel dialogo con Anna Freud, e gli altri analisti che sono intervenuti nelle discussioni risultano forse troppo frequentemente delle figure di secondo piano.
La struttura del volume segue esattamente quella dell’opera L'Io e i meccanismi di difesa. All'inizio di ogni paragrafo vi è un riassunto del paragrafo corrispondente di Anna Freud e poi prende il via la discussione, spesso con citazioni di passi dello scritto della Freud e richiesta di precisazioni, chiarimenti e confronti. Si tratta dunque di una rivisitazione del famoso lavoro di Anna Freud del 1936, arricchito dagli sviluppi della psicoanalisi nel frattempo intercorsi, dai ricordi personali della stessa Anna Freud sulle opinioni di persone di quei tempi, e dal confronto con l'esperienza clinica del gruppo della Hampstead Child‑Therapy Clinic.
Sono diversi i punti di interesse che il lettore può cogliere sfogliando (con molta attenzione!) queste pagine: innanzi tutto l'approfondimento di concetti quali l'alleanza terapeutica, le relazioni oggettuali, la coazione a ripetere e gli aspetti fisiologici contrapposti a quelli difensivi di meccanismi come l'introiezione e la proiezione (con molte perplessità distinta dalla esteriorizzazione); inoltre vengono discussi i confini della traslazione, differenziandola dalla pseudo-traslazione, ed è richiamato il concetto proposto da Kurt Eissler di potenziale di sublimazione.
Mi sembra anche importante il confronto tra la teoria strutturale e il modello topico, e la limpida dichiarazione di Anna Freud “Sono senz'altro tra coloro che si sentono liberi di tornare ai concetti topici....Ho usato una teoria o l'altra a seconda di quel che mi conveniva” (p. 31).
Certamente, più di una volta, si ha la sensazione che le domande poste ad Anna Freud cerchino di dissezionare e scavare al di là di quelle che furono le intenzioni dell'autrice nel 1936, costringendola a ridimensionare certi temi o a non avallare approfondimenti non voluti: “L'idea è che dopo tutto si procede a piccoli passi...Beh, sa, non bisogna prendere le cose troppo alla lettera...” (p. 71 e p. 259).
Inoltre sembra che Sandler svolga, di quando in quando, il ruolo di inibitore delle osservazioni critiche che giungono dagli altri appartenenti al gruppo, impedendo di sviluppare alcune discussioni. Rimane invece disattesa la speranza di trovare qualche precisazioni o certezza ad esempio nell'uso della terminologia, come nel seguente passo (p. 208):
“A. Freud: E' un volgere contro il sé. Invece di minacciare il padre, il bambino si sente minacciato dal padre, cioè ha rivolto la minaccia contro il Sé.
R. Edgcumbe: E ha rovesciato i ruoli.
A. Freud: Trasformazione nel contrario è semplicemente un altro termine per dire la stessa cosa.
J. Sandler: Non sarebbe più appropriato parlare di proiezione?
A. Freud: Beh, si potrebbe usare anche questo termine …”.
La differenziazione dei meccanismi di difesa può dunque risultare molto ardua specialmente quando sono in gioco situazioni nelle quali possono essere in atto il rovesciamento dei ruoli, l'identificazione con l'aggressore, e il volgere il passivo in attivo.
Devo dire che la miglior lettura di questo volume può essere proficuamente preceduta da una rilettura de L'Io e i meccanismi di difesa e di Psicologia dell'Io e problema dell'adattamento di Heinz Hartmann. In effetti non si può adeguatamente godere delle sfumature del testo se non ci si inserisce da un lato nelle questioni della Psicologia dell'Io (vedi, sempre di Hartmann, il volume Saggi sulla psicologia dell'Io e gli altri scritti della sua scuola), e dall'altro nel dibattito globale che investì la British Psychoanalytical Society (vedi il recente The Freud‑Klein Controversies: 1941‑1945 a cura di Pearl King e Riccardo Steiner).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata nel 1991 sulla rivista BOLLETTINO DI PSICOLOGIA APPLICATA, numero 200, pp. 51-52.
Editore O.S. GIUNTI, Firenze.