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MALAPSICHIATRIA. IL PERICOLO DI INCONTRARE PSICHIATRI INCOMPETENTI

MALAPSICHIATRIA. IL PERICOLO DI INCONTRARE PSICHIATRI INCOMPETENTI

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Come in ogni professione, anche nella psichiatria esistono zone grigie, o francamente nere.

E’ di questa area di incompetenza che si vuole qui dire – e non certo criticare la psichiatria in senso generale, accumunando chiunque in una sola categoria!

La cattiva psichiatria la conosco per via diretta attraverso i pazienti che giungono a me, e sulla base della frequentazione degli ambienti di salute mentale. 

Cominciando proprio dai pazienti, l’utilizzo banale che molti psichiatri fanno della “bibbia” della salute mentale, il DSM-5, fa sì che le persone vengano etichettate … e così si presentano: “Ho il disturbo d’ansia generalizzata, 300.02…”. 

Per non dire di coloro a cui è stato tranquillamente detto che hanno sintomi di depersonalizzazione, che sono bipolari, che devono curarsi perché hanno un disturbo schizotipico… 

Questa modalità di classificare le persone, attaccando loro addosso delle etichette che poi difficilmente scompariranno, è assai nociva. 

Per uno psichiatra sbrigativo esistono due sole forme di sofferenza mentale: angoscia e depressione. E su queste prescrive i farmaci. Ed ecco emergere una questione centrale: gli psicofarmaci. Oggi molti psichiatri sono “organicisti”. 

La psichiatria organicista è quella “corrente di studi che riconosce o postula alla base delle malattie mentali una lesione, macroscopica, istologica o biochimica del cervello” (Treccani). 

Se il danno è ritenuto biologico, la cura è farmacologica! Questi psichiatri sono dispensatori di psicofarmaci. 

E dato che le case farmaceutiche hanno da tempo inondato il mercato di antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori dell’umore e psicofarmaci contro i cosiddetti “attacchi di panico”, un medico-psichiatra organicista ha di che scegliere.

Quando ascolto un paziente e mi dice da quale rinomato psichiatra si è recato, già posso intuire quale genere di farmaco gli ha prescritto. 

Ogni psichiatra ha le sue preferenze e conosce un numero limitato di farmaci tra i tanti in commercio. Ma la cosa più grave accade quando il paziente che è in cura dallo psichiatra su base farmacologica non migliora nonostante il maggiore dosaggio del farmaco e il medico, all’improvviso, decide di sospendere la cura, magari dicendogli – a quel punto… – di fare una psicoterapia!

L’indicazione di una psicoterapia è spesso fatta – da questo genere di psichiatri – quasi come a dire “Fai anche questo, tanto così, vai a parlare con qualcuno…”. Oppure viene vista solo come un qualcosa che deve contribuire a convincere il “malato” a seguire la terapia farmacologica.

Vi è da precisare che, per legge, un laureato in medicina e specializzato in psichiatria è abilitato all’esercizio della psicoterapia. Lo è, senza avere l’obbligo di seguire una formazione specifica, senza doversi sottoporre a una terapia psicologica lui stesso, come paziente. Differentemente, il laureato in psicologia che vuole fare il terapeuta ha l’obbligo di frequentare una scuola di psicoterapia almeno quadriennale – e la maggior parte di queste scuole (ma non tutte, purtroppo!) richiede giustamente al candidato di sottoporsi a psicoterapia personale.

In sostanza, un medico-psichiatra può fare terapia senza alcuna vera preparazione specifica e senza aver fatto una terapia personale! 

Le conseguenze si vedono.

Tempo fa, proprio nel contesto di un convegno di salute mentale territoriale, gli psichiatri presenti si potevano facilmente riconoscere dai tic, dai manierismi, dai gesti stereotipati, dagli scatti nervosi, pur stando comodamente seduti nelle poltrone della sala. Poi, magari, alcuni di questi, quando prendevano la parola, dicevano cose molto interessanti, sapevano mettere le giuste citazioni nel momento adatto del loro discorso, richiamavano ricordi storici di battaglie psichiatriche post-manicomiali, e così via. Ma sia la storia, sia il dotto eloquio, non hanno alcuna relazione con la salute mentale dello stesso psichiatra, con il suo equilibrio personale, con la sua igiene mentale!

Un ultimo elemento che può essere utile richiamare è relativo agli psichiatri dal doppio ruolo: la mattina operano nella sanità pubblica e il pomeriggio nel loro studio privato. 

La mattina bombardano i pazienti del “popolo” con cannonate di psicofarmaci, e il pomeriggio danno mille attenzioni al paziente “pagante, solvente” (come si dice) accogliendolo al caldo del loro studio, e facendosi pagare diverse centinaia di euro per prescrivere cure farmacologiche apparentemente super-calibrate e personalizzate, nell’arco di una visita di qualche decina di minuti…

E cosa dire dei neurologi

La neurologia non ha assolutamente nulla a che vedere con la psicoterapia e, infatti, un bravo neurologo si limita a fare il suo mestiere specifico, già di per sé sufficientemente complesso. 

I neurologi che si improvvisano terapeuti fanno danni, semplicemente danni, per il motivo fondamentale che non hanno le competenze adatte, né – improvvisandosi – hanno mai svolto un percorso di cura di loro stessi (come, appunto, lo psichiatra che fa terapia senza aver fatto una cura psicologica personale) – naturalmente, anche in questo caso vi sono brillanti eccezioni.

In conclusione, chi cerca un aiuto psicologico-terapeutico è bene che faccia molta attenzione alla professionalità dell’operatore a cui si rivolge. 

Psichiatri e neurologi possono essere del tutto incompetenti circa la “psicoterapia”.

 

Andrea Castiello d’Antonio