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MALCONTENTO NEL LAVORO QUANDO IL LAVORO RENDE INSODDISFATTI

Quanto è diffuso il malcontento nel lavoro?

Probabilmente molto, così come è non facile trovare le fonti di soddisfazione se, oggettivamente, si svolge un mestiere poco gratificante, ripetitivo, appiattente…

Ma è pure vero che molte persone tendono A RICHIEDERE ALL’ESTERNO ciò che potrebbero (anche) costruire con le loro stesse mani.

La motivazione.

 

Il grande tema della motivazione è così spesso appiattito – anche questo! – sull’illustrazione della solita “piramide dei bisogni” maslowiana, riducendo il povero Abraham Maslow, che ha dato contributi importanti e assai più significativi della “piramide”, a solo ideatore dei bisogni di sicurezza, socialità, realizzazione, e così via.

Uno schema di volta in volta traducibile in BISOGNI, SPINTE, MOTIVAZIONI, OBIETTIVI, e altro ancora: uno schema aperto e flessibile – com’è la vita!

 

Mal-contento. Essere NON CONTENTO, INSODDISFATTO, RABBUIATO, INSOFFERENTE, INNERVOSITO, IRREQUIETO.

Mal-sopportante. Ma, in fondo, “mal-vivente”!

Eh sì, perché il malcontento – senza pur giungere alla “bile nera” di Ippocrate, inquina la vita di chi lo porta con sé.

Significativo il termine usato in lingua inglese: DISGRUNTLEMENT. Cioè “unhappy, annoyed, and disappointed about something” (Cambridge Dictionary).

Ma “disgruntlement” ha una radice insolita: GRUNT, GRUNTLES.

È il rumore che fa il maiale quando sbuffa… E sembra che il maiale grugnisca soprattutto perché è infastidito, o insoddisfatto.

 

Così, nel mondo del lavoro si incontrano a volte COLLEGHI SCONTENTI, IMMUSONITI, BRONTOLONI, BORBOTTANTI E… INGRUGNITI.

Alcuni possono avere le loro buone ragioni, e in genere si tratta di situazioni passeggere.

Altri lo sono… per default, lo sono sempre, e non c’è molto da fare.

Al limite estremo ci sono quelli che si chiamano “CONTRO-DIPENDENTI”, che sono molto più che ingrugniti. Sono proprio incattiviti. E magari sabotatori. Comunque, DIFFUSORI DI MALESSERE SOCIALE E DEMOTIVAZIONE ORGANIZZATIVA.

 

A mio modo di vedere, troppo spesso le persone sottovalutano IL POTERE NEGATIVO di “essere scontenti, insoddisfatti e demotivati”.

Come se si trattasse di qualcosa che riguarda qualcun altro. Lo sono, e basta!

Ma così si complicano due volte la vita. La prima, sta nella causa reale – talvolta fantastica, o poco concreta – dell’insoddisfazione. In seconda battuta, fanno ricadere pesantemente su di loro queste emozioni distruttive.

Al limite, anche in questi casi, si trovano persone che non saprebbero vivere la vita di lavoro se non fossero costantemente scontente, se non potessero sempre criticare ed opporsi a qualcosa-qualcuno, se non avessero un bersaglio da continuare a colpire…

 

In questo quadro, e al di là di ogni possibile “buona” ragione (cioè, ragione concreta e validabile) per essere scontenti e demotivati, sarebbe opportuno pensare che la vita di lavoro copre un’ampia parte temporale della nostra vita, e VIVERE TUTTO QUESTO TEMPO CON “ANIMO NERO” NON FA BENE ALLA SALUTE.

Né alla salute durante le ore di lavoro, né fuori del lavoro!

 

Andrea Castiello d’Antonio