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Mindfulness and performance

Autori: 
Amy L. Baltzell
Casa editrice: 
Cambridge University Press, 2016

Nella collana Current Perspectives in Social and Behavioral Sciences, compare questo interessante volume sulla mindfulness a cura di Amy Baltzell, professoressa di Counseling and Applied Human Development presso la Boston University. Si tratta di un testo che prende in esame trasversalmente il tema della mindfulness e, proprio per tale motivo, costituisce l’occasione di un’apertura a trecentosessanta gradi sull’argomento. Un punto di vista ampiamente elaborato e approfondito nelle oltre cinquecento pagine del testo che arricchisce la visione del lettore e consente di effettuare una serie di collegamenti tra discipline diverse, con la possibilità di traslare una serie di indicazioni nell’ambito del lavoro e delle istituzioni. Inoltre, questo volume denso di contributi e di aggiornate analisi, si richiama all’opera dei due fondamentali esponenti della mindfulness: Jon Kabat-Zinn e Ellen Langer. Dal loro lavoro si sono infatti sviluppate due diverse scuole di pensiero. La prima, il cui esponente è il biologo molecolare e professore emerito di medicina Jon Kabat-Zinn, si basa sulle pratiche meditative buddiste ed è considerata l’approccio orientale alla mindfulness. La seconda, individuata come l’approccio occidentale alla mindfulness, vede nella psicologa e professoressa di psicologia (presso la Harvard University) Ellen Langer l’esponente di spicco.

Il volume è suddiviso in sei sezioni delle quali la prima è dedicata ad impostare la tematica recuperando le radici storiche e le linee di evoluzione della mindfulness. In questa prima sezione, inoltre, si dà conto delle correnti teoriche che imprimono al tema della mindfulness diverse direzioni e differenti modalità applicative negli altrettanti diversi contesti nei quali essa può essere attivata. La seconda e la terza sezione sono dedicate ad esplorare le applicazioni della mindfulness in un particolare contesto: lo sport. Tale scelta si comprende bene visto che tutto il libro – a cui hanno contribuito ben trentasei autori – ruota intorno al tema dello sviluppo della performance, e il lettore si stupirà di quante e quali indicazioni possono essere traslate dallo sport alla vita organizzativa ed applicate nella direzione del miglioramento della performance (nostra ed altrui).

La quarta sezione prende in esame la mindfulness nel contesto della produzione delle opere d’arte, ed anche in tal caso il focus è su come ottenere la performance ottimale. Infine, la quinta sezione presenta tre capitoli che ruotano intorno al coaching e al mentoring, mostrando poi i legami tra teoria e pratica, e confluendo nell’ultimo capitolo (che compare nella sezione sesta che chiude il testo) in cui si getta uno sguardo sul futuro delle molteplici realizzazioni che la mindfulness può avere nelle diverse discipline, ma anche negli spazi di intersezione tra le diverse discipline.

Non a caso la curatrice dichiara di essersi interessata alla mindfulness circa dieci anni fa nel momento in cui ha iniziato ad insegnare all’università la psicologia positiva. Infatti vi sono numerosi punti di contatto tra il movimento cosiddetto della Positive Psychology e la mindfulness che ruotano intorno alla valorizzazione globale dell’essere umano, soprattutto nei suoi aspetti vitali e connessi alle risorse psicologiche ed esistenziali, e alla possibilità di vivere una vita più autentica, piena e fondata sulla capacità di trarre soddisfazione dal momento che si sta vivendo. In tutto ciò la vera sfida per quanto riguarda l’applicazione pratica della mindfulness sta proprio nella possibilità che l’essere umano occidentale può cogliere e concretamente mettere in pratica al fine, appunto, di “praticare” tale orientamento. Questo è un punto centrale (e, si deve aggiungere, lo è per tutte le discipline orientali, non soltanto per la mindfulness) in quanto una semplice condivisione dei principi slegata dalla messa in pratica non ha senso all’interno di una disciplina che vuole aiutare le persone a cambiare, migliorando nel concreto la propria vita.

Tornando all’esperienza vissuta dalla curatrice si deve notare il suo progressivo cammino verso la mindfulness – superando l’impostazione formativa di genere cognitivo-comportamentale con la quale cercava di aiutare, ad esempio, gli atleti nel superare l’ansia di prestazione. Ed è proprio per tale motivo che nel testo è così spesso richiamata la psicologia dello sport e le applicazioni della mindfulness agli atleti che devono far fronte a competizioni di alto livello. In sostanza si deve essere grati a Amy Baltzell per aver costruito un testo così ricco e interessante, fruibile da diversi punti di vista ma certamente di grande insegnamento in tutti i contesti in cui persone e gruppi si impegnano per raggiungere risultati significativi.

Infine, per avere una visione più completa delle applicazioni della mindfulness nel mondo del lavoro, si consiglia di consultare il testo curato da Jochen Reb e Paul Atkins Mindfulness in Organizations (Cambridge University Press, 2015).