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Misbehavior in organizations

Autori: 
Yoav Vardi, Ely Weitz
Casa editrice: 
Routledge, 2016, II Edition, Pp. XX+334, £ 34.99 (Paperback). £ 90.00 (Hardback)

Non è semplice sintetizzare il contenuto di questo importante libro in poche parole. Sarebbe sufficiente citare le oltre cinquanta pagine della Bibliografia e l’Indice Analitico denso di riferimenti e incroci concettuali per dare un senso iniziale a un testo che tratta di una delle problematiche, a mio avviso, più scottanti dell’attuale mondo del lavoro. Un tema che personalmente ho affrontato – nell’ottica del gestione delle risorse umane e della salute organizzativa – in un libro pubblicato oltre quindici anni fa, Psicopatologia del management. La valutazione psicologica della personalità nei ruoli di responsabilità organizzativa, e che ho poi ripreso sotto altri punti di vista in L’assessment delle qualità manageriali e della leadership. La valutazione psicologica delle competenze nei ruoli di responsabilità organizzativa (entrambi pubblicati con l’editore FrancoAngeli).

Il concetto di misbehavior organizzativo trae le sue radici dalle esperienze di formazione in ambito OB – Organizational Behavior che ha condotto uno dei due autori, Yoav Vardi. Egli ha lavorato a lungo presso il Department of Labor Studies alla Tel Aviv University – università ove ancora oggi insegna l’altro autore, Ely Weitz). L’intero libro può essere visto come una reazione ai facili miti dello sviluppo organizzativo e a tutta quella letteratura manageriale o pseudo-psicologica che vede nel mondo del lavoro un ambiente felice che deve essere semplicemente organizzato a dovere per funzionare razionalmente. Nasce così l’idea dell’OMB – Organizational Mis-Behavior, un concetto che offre una nuova dimensione a quel lato oscuro della vita di lavoro che troppo spesso è stato ignorato, soprattutto da “studiosi” dell’organizzazione che non hanno mai visto le persone al lavoro o che le hanno percepite, sempre e soltanto, come dei “ruoli”. Ma che cosa è l’OMB? Esso rappresenta un insieme di atti che sono commessi intenzionalmente e che violano le regole di convivenza civile e di rispetto interpersonale. Tali atti possono essere commessi da chiunque (manager, quadri, impiegati) e coprono un vasto campo di situazioni: dall’inciviltà e ineducazione alla minaccia e sopraffazione, dal vandalismo e sabotaggio, alla prevaricazione, al bullismo e alla messa in atto di comportamenti intrusivi, abrasivi, distruttivi.

Fondamentalmente si tratta di situazioni in cui il contratto psicologico e psicosociale tra persone e organizzazione, e tra le persone stesse, è infranto ripetutamente, e – passando in rassegna la letteratura che si è occupata della tematica in senso generale – gli autori puntano infine a offrire delle risposte alla domanda sul perché possano verificarsi tali situazioni. Questi comportamenti disfunzionali sono assai più frequenti di quanto si possa pensare ed è possibile – aggiungo – che ogni persona che lavora da un po’ di anni ne sia stato, almeno, testimone. Da tale punto di vista utilizzare (anche) una visione storica del fenomeno aiuta il lettore a posizionarlo, tenendo presente che i primissimi segnali della presenza di tali comportamenti risalgono, in letteratura, alla metà degli anni Cinquanta. Ma, non sorprendentemente, l’orientamento pragmatico e funzionalista, la tendenza normativa e normalizzante, ma anche la più recente opzione della psicologia positiva (se banalmente applicata) non hanno fatto altro che scotomizzare la realtà del malessere diffuso nel mondo del lavoro, causato dal modo di agire di singoli soggetti.

La seconda edizione di questo testo offre dunque al lettore un panorama preciso ed ampio del fenomeno indagato. La prima parte del volume pone le fondamenta dell’OMB, proponendo anche un framework in cui inquadrare gli atti disfunzionali. La parte seconda entra nel merito degli antecedenti e delle conseguenze dell’OMB, utilizzando la lente di ingrandimento puntata sul singolo, sul gruppo, e sull’organizzazione nel suo complesso. La terza ed ultima parte tratta delle direzioni di ricerca che possono essere intraprese nel futuro ed offre alcuni spunti in merito alla gestione (e alla prevenzione) dell’OMB. Come notano gli autori, si tratta di un tema che dovrebbe avere un’ampia diffusione al fine di rendere edotti i manager dei rischi di tali situazioni, ma voglio sottolineare che soltanto una visione dinamica ed approfondita dell’essere umano al lavoro e delle organizzazioni può dare conto di eventi complessi come quelli descritti da Vardi e Weitz.