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Natale e Capodanno, tra ansia e depressione?

depressione feste natalizie

Depressione e feste natalizie

Il rapporto tra le feste, in particolare Natale e Capodanno, e la depressione è stato esplorato e discusso negli anni nell'ambito della Psicoterapia e della letteratura. 
Quando, nel 1964, quindi oltre 50 anni fa, uscì il romanzo di Giuseppe Berto  "Il male oscuro" – ora ripubblicato dall’editore Neri Pozza - molte persone trovarono le parole per dare un senso al proprio malessere interiore.
Oggi, l’idea della nevrosi, dell’ansia, del panico, è patrimonio comune e nessuno si meraviglia se sente dire da un amico che “è stressato”, se parla con un conoscente che confida malesseri psicosomatici, se discute con un collega di quanto può essere difficile vivere la vita di lavoro, o se parla con il partner di problematiche di coppia e di conflitti familiari. Ma nel periodo delle vacanze di fine anno ogni malessere sembra riacutizzarsi, ogni timore assume una dimensione maggiore, e soprattutto il senso di solitudine può prendere il sopravvento.

Come narra la moglie di Berto, Manuela, in un’intervista rilasciata a Marco Cicala al Venerdì di Repubblica del novembre 2016 il marito non riusciva più a lavorare, temeva di uscire di casa, rifuggiva dal prendere aerei, treni, navi e ogni spostamento al di fuori della casa era per lui diventato quasi impossibile. Altri sintomi ben noti allo psicoterapeuta che affronta l’angoscia del paziente e che Berto avvertiva in sé erano la paura di impazzire, di avere una malattia incurabile, la paura di morire.

Giuseppe Berto, verso la fine degli Anni Cinquanta, fu paziente di uno dei primi psicoanalisti italiani, Nicola Perrotti -  rifondatore insieme a Cesare L. Musatti e a Emilio Servadio della psicoanalisi italiana (di Perrotti vedi il libro L’Io legato e la libertà, pubblicato dall’editore Astrolabio-Ubaldini di Roma).

Ansia e Natale: i sintomi e buoni propositi

I sintomi del malessere interiore non sono molto cambiati negli ultimi cinquanta anni. Sono cambiate le terminologie, le metodologie di cura, le conoscenze intorno ai problemi psicologici e psicosomatici, ma fondamentalmente la persona che soffre psicologicamente è la stessa di ieri, pur se collocata in un mondo completamente mutato.

Il Natale e il Capodanno sono momenti in cui è obbligatorio stare bene, divertirsi, festeggiare, ed è per questo che sono particolarmente penosi per chi soffre psicologicamente, per chi vive in un vuoto esistenziale, per chi è scontento di sé o si è perso nella strada della vita. Il sentimento di solitudine e la sensazione di essere soli in mezzo a folle sconosciute ed anonime si integra con l’idea che tutti gli altri siano persone normali, che soltanto noi soffriamo di certe ansie, di particolari timori… Ma non è così. L’esperienza dell’ansia è ormai diffusa, ed anche le persone che sembrano assolutamente forti e granitiche possono nascondere fragilità impensabili e mai confessate. Magari fragilità che coprono con il super-lavoro, o con l’uso di psicofarmaci.

Il panico prende spesso le persone nei luoghi anonimi ed affollati – quelli che sono stati definiti i non-luoghi – come metropolitane, centri commerciali, strade percorse da moltitudini di sconosciuti, e si scatena l’insopprimibile bisogno di andar via, di uscire fuori, di respirare aria fresca al fine di calmare i sintomi psicofisici più invalidanti: la tachicardia, il respiro affannoso, il senso di confusione mentale e di vertigine, la paura di morire o di dare di matto in mezzo alla gente.

Altre volte la persona siede sconsolata sola e abbandonata in attesa che il Natale e il Capodanno passino rapidamente, vivendo dentro di sé la vertigine dello sconforto, fino alla malinconia esistenziale e alla depressione vera e propria. L’umore precipita e conduce la persona a fare di tutto per annullare il periodo di festa, magari dormendo con l’ausilio di sonniferi, facendo uso di alcol o sostanze.

Ansia, panico o depressione – oppure tutte queste sofferenze insieme, come talvolta capita – possono però essere considerate anche un segnale fortunato che finalmente ci invia il nostro mondo interiore per indicare che qualcosa non va nella vita che stiamo conducendo.
Può essere l’alba di un nuovo percorso, può essere il momento del risveglio, prendendo in mano la propria vita e cercando, con l’aiuto esperto dello psicoterapeuta, di mettere un po’ di ordine nella propria situazione, capendo e scoprendo cosa si muove dentro di sé.

La società dei consumi, dell’edonismo, dell’essere vincitori-sempre-e dovunque, contribuisce a fiaccare le persone che, normalmente, vivono nella loro vita momenti di difficoltà, a volta facendole persino sentire sbagliate… Persino quando si vive in famiglia, quando si ha intorno un contesto all’apparenza normale, ci si può ritrovare estraniati, alienati, sentirsi altrove, proprio nel momento in cui tutti dovrebbero essere felici e sorridenti. E quando si deve far fronte a impegni festaioli di carattere sociale può emergere la paura, l’ansia sociale, il desiderio di ritirarsi in una stanza silenziosa e buia, di stare da soli, magari per non fingere una falsa felicità.

Soprattutto le persone che provengono da recenti separazioni o divorzi finiscono con il vivere le vacanze di Natale come un vero e proprio incubo, come un momento in cui l’intero fallimento della propria vita di coppia e di famiglia si ripropone all’ennesima potenza. Ma qualunque situazione di lutto può comportare l’acuirsi della depressione e del senso esistenziale di vuoto nel corso dei periodi di festa di fine anno. Così, chi ha subito la perdita di persone care non riesce a vivere il momento del Natale e il Nuovo Anno come qualcosa di positivo, come un “andare avanti” nella strada della vita.

Il Natale e la conclusione del 2016 portano molte persone verso tre orizzonti problematici, rivolti al passato, al presente ed al futuro:

  • Circa il passato, il ricordo (felice o infelice) delle feste trascorse in anni precedenti, nell’infanzia e nell’adolescenza, può riemergere con un senso di vuoto e di insoddisfazione, portando la persona ad avvertire la malinconia delle feste, il nervosismo del dover giocare un ruolo, la stanchezza del doversi impegnare per forza, di dover corrispondere alle attese degli altri.
  • Il Natale e la fine di Anno sono poi momenti in cui si tirano le somme su come è andata, su ciò che siamo riusciti a realizzare, sul successo della nostra vita, in senso generale. Un confronto con se stessi che può diventare assai problematico per la persona che non è riuscita ad essere all’altezza dei suoi stessi standard, prima ancora che delle aspettative degli altri.
  • In relazione al futuro, ci si pone di fronte al Nuovo Anno con timore per ciò che è inconoscibile, per l’incertezza della vita e delle situazioni sociali, emotive, professionali ed economiche, sentendosi spesso “piccoli” di fronte alle richieste della vita e mettendo in crisi la stima di se stessi.

Insomma, i Christmas Blues, le depressioni legate al Natale, sono diffuse e non ci si deve sentire “diversi” se non si riesce a gioire delle feste come (sembra!) facciano “tutti gli altri”… La depressione, in questi casi, è quasi una reazione alla frenesia del Natale, a ciò che è sentito come un obbligo, alla pressione sociale, alla necessità di essere performanti, di sapere e riuscire a fare bene tutto e rapidamente. Sia le giornate che ruotano intorno al 25 Dicembre, sia la sera di fine anno, il Cenone, e il giorno di Capodanno, possono essere vissuti come dei veri e propri incubi!

Non a caso fanno la comparsa anche i disturbi psicosomatici. Dolori ossei e muscolari che bloccano la persona in casa, improvvise febbri o malesseri centrati nel sistema gastro-intestinale tengono la persona lontana da pranzi e cene di festa, da eventi sociali e da incontri con parenti. Infatti, anche i parenti – alcuni dei quali possono essere incontrati solo una volta l’anno, possono rappresentare un ostacolo fortissimo alla presunta e “dovuta” felicità natalizia.


Nei casi peggiori si finisce con il farsi del male fisicamente: una caduta, una scivolata, un gesto sbadato che procura una ferita alle mani, ed ecco che il nostro apparato psicofisico si è (malamente) costruito la propria corazza per evitare di dover partecipare alle festività natalizie!

Il Nuovo Anno può dunque portare il saggio consiglio di iniziare a prendersi cura di se stessi, affidandosi al percorso di psicoterapia che inizia dopo aver scelto il terapeuta con cui ci si sente maggiormente a proprio agio e confidenti.