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CONCETTI DI SALUTE E MALATTIA

Titolo: 

CONCETTI DI SALUTE E MALATTIA

Autori: 
Giorgio Cosmacini
Casa editrice: 
Pantarei, pp. XXIII+157, € 15,00, 2020

Giorgio Cosmacini è medico, filosofo, studioso di storia della medicina, docente universitario, autore di numerosi libri di grande spessore – come L’arte lunga (Laterza, Bari, 2021, V ristampa) un saggio dedicato proprio alla storia della medicina, dall’antichità ai nostri giorni – ed è stato primario di Radiologia al Policlinico di Milano.

Appassionato e scrupoloso indagatore dei mille risvolti dell’arte medica, capace di produrre alta divulgazione e di raggiungere così un vasto pubblico, ha da sempre un forte impegno etico e sociale nel comunicare e informare le persone sui basic della salute e, direi, soprattutto, sulla necessità di sviluppare consapevolezza intorno al nostro corpo e al nostro modo di vivere.

È in quest’ottica, e pensando a quanto molte persone che lavorano duramente trascurano loro stesse e la loro salute, che credo opportuno presentare questo libro: un’ampia riflessione sulle tante forme di salute e sulle altrettante numerose forme di malattia, ma anche sul loro intimo connettersi (una evidenza che ben si coglie lavorando sulla e per la mente delle persone, per il loro benessere psicologico).

Si tratta di un testo – va detto subito – difficile da rappresentare nelle poche righe di una recensione per la sua articolazione e per la sua ricchezza: molte pagine attraggono il lettore e lo fermano a riflettere su aspetti concreti e quotidiani della vita, oppure su alcuni dei grandi temi del nostro tempo che è, per tanti versi, assai poco salutare; anche se, come ci ricorda subito l’autore, “nell’antica Roma come nell’antica Grecia, la vita di un individuo si aggirava mediamente sui venticinque anni” (p. XV).

Del resto, questo libro ha come sottotitolo Manoscritti medico-filosofici per longevi di oggi e di domani: è quindi dedicato a coloro che, vivendo a lungo, vivendo forse anche troppo a lungo, non possono evitare di andare incontro a una infinità di malanni e restrizioni: infatti, non si deve dimenticare che “l’essere umano vive e muore come ogni altro essere vivente e non può accampare la pretesa di trasformare la propria naturale caducità in una sorta di immortalità metafisica” (p. 64).

In questa grande riflessione sulla vita e sulla longevità si sottolinea il tempo che l’essere umano trascorre al lavoro, dall’adolescenza alla senescenza; una situazione in cui l’individuo va visto in stretta connessione al suo ambiente fisico, sociale e con il suo ambiente naturale, un ambiente in cui alcuni elementi di base – aria, luce, acqua… – possono fare la differenza.

Ecco il richiamo attualissimo alla salubrità del luogo di lavoro (e di vita), e alla prevenzione, intesa in modo multiforme.

Sempre tenendo presente che in ciascuno di noi convivono (coabitano) salute e malattia, e al di là della definizione di salute dell’OMS che ormai tutti conosciamo, per invecchiare bene è consigliabile… diventare vecchi precocemente! Cioè, occuparsi per tempo della propria terza e quarta età (vedi, sul tema declinato negli ambienti organizzativi, i lavori che sono stati pubblicati negli ultimi tempi sulla Aging Workforce). Un tempo vi erano i medici pediatri e non i geriatri… Oggi, una società consapevole e razionale, dovrebbe dare spazio alle tematiche dei capelli grigi & bianchi, e così dovrebbe fare anche il mondo del lavoro in un’ottica intergenerazionale in cui ognuno contribuisce per ciò che sa e per ciò che può. Ma torniamo al libro di Cosmacini.

L’attenzione alla prevenzione si sposa con quella alla prognosi, a ciò che nel Medioevo era inteso come promessa-di-guarigione; un’attenzione che il medico deve dare allo stato soggettivo dell’essere umano, a come egli si sente, oltre a ciò che ha, e che affiora da analisi ed accertamenti.

Ecco emergere la differenza tra to cure e to care, tra terapia e cura: “la terapia ha come oggetto un oggetto, cioè la malattia intesa come guasto della macchina organica, mentre la cura ha come oggetto un soggetto, cioè il malato inteso come un individuo somatopsichico, come persona psicosociale” (p. 35). Ed è proprio la cura che interesse all’autore il quale, peraltro, critica aspramente quella che definirei la lifting society, la società dell’apparenza che vede nel corpo una sorta di macchina da tenere bella, e per sempre giovane: è ciò che Cosmacini definisce felicismo e, in collegamento ad esso, medicina della felicità (cioè, estetica) con tutto il suo corollario di riparazioni, manutenzioni, integrazioni e, spesso, con un surplus di analisi, esami e check up.

Ma tutte queste considerazioni non possono far dimenticare che con il miracolo economico italiano si siano aperte le porte a una nuova disuguaglianza, “non più per iponutrizione, ma per ipernutrizione. Nascono una o più generazioni di bambini ipernutriti, costituenti l’avanguardia somatica dei molti adulti e anziani obesi d’oggigiorno” (pp. 94-95): è la globesity! Oggi, tra i maschi anziani più del cinquanta per cento è in sovrappeso (le femmine contano un dieci per cento in meno) e qui corre l’obbligo di richiamare il fatto che – nonostante l’ampia informazione che si fa sui noti fattori di rischio (l’obesità è uno di questi) – troppi manager, professionisti e soggetti sovra-impegnati nei diversi mestieri della nostra società non si curano di guardare a loro stessi e di impegnarsi nella prevenzione.

Dunque, per i tanti hard workers, ma anche per i tanti lavoratori che dimenticano il loro corpo, magari dando attenzione soltanto al lavoro intellettuale, o impegnandosi solo sul lavoro manuale teso alla produzione di oggetti, queste pagine di scienza, saggezza, esperienza e filosofia scritte da Giorgio Cosmacini – autore, peraltro, di una importante biografia di Agostino Gemelli (Rizzoli, Milano, 1985) – possono rappresentare il primo passo per una salutare – davvero salutare! – presa di coscienza. Lavorare tutti, ma lavorare sani!

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata nel sito “PANORAMA RISORSE UMANE, Isper, nel mese di Ottobre 2024.