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CULTURAL AND ETHNIC DIVERSITY

Titolo: 

Cutural and ethnic diversity

Autori: 
Alexander Thomas (Editor)
Casa editrice: 
Hogrefe, 2018, Pp. IX+222, Euro 44,95

I cambiamenti continui e progressivi delle realtà sociali e del mondo del lavoro pongono gli psicologi di fronte alla necessità di comprendere e far fronte a vere e proprie “mutazioni” che si avvicendano nelle diverse realtà nazionali e multinazionali.

Questo libro è stato curato da Alexander Thomas, già professore di psicologia sociale e psicologia applicata presso la University of Regensburg, in Germania, e ora al lavoro presso la East Bavarian Technical University (OTH) di Regensburg. Thomas ha un’esperienza ultradecennale nella ricerca nei campi della psicologia interculturale e comparativa, ed ha curato anni fa un lavoro importante (in due volumi) sulla cooperazione e la comunicazione interculturale.

A questo libro hanno contribuito ventitré autori di diverse nazioni (dal Portogallo al Kossovo, dalla Svizzera alla Danimarca) apportando ciascuno un contributo originale e un punto di vista speciale.

Percepire, sentire, pensare, valutare e passare all’azione, sono tutte esperienze ed espressioni umane fortemente intrise di elementi culturali e sociali, ed è solo comprendendo le basi e i processi storici e culturali che incidono sui comportamenti delle persone che diviene possibile agire in modo consapevole e finalizzato, al fine di migliorarne l’esistenza.

Nel testo – che è suddiviso in sette sezioni e ventisette capitoli - sono presenti numerosi elementi di interesse per coloro che si occupano di risorse umane e di formazione degli adulti. Mentre la seconda sezione (la prima è di fatto rappresentata da un solo capitolo introduttivo che presenta il contributo della task force che ha lavorato sul tema della diversità etnica e culturale) tratta di tematiche trasversali da un punto di visto teorico e di inquadramento concettuale, i cinque capitoli della terza sezione affrontano aspetti diversi: la formazione, l’education e le differenze di personalità poste nei diversi contesti culturali. Sono qui trattati argomenti specifici come gli stereotipi collegati alla nazionalità di appartenenza, la gestione e mediazione nei conflitti interculturali, e sono forniti alcuni esempi di programmi di formazione per studenti in contesti accademici differenti.

E’ la quarta parte – con i suoi tre, ampi capitoli, ad essere centrata sulla Work & Organizational Psychology. Il primo capitolo tratta della selezione di personale per ruoli di polizia, il secondo dell’interazione uomo-computer vista dalla prospettiva della psicologia culturale, e il terzo degli effetti delle differenze culturali nei vari campi di cui si occupa la psicologia del lavoro. Questa sezione può essere letta in stretto collegamento con le parti sesta e settima (mentre la quinta parte è dedicata a tematiche di psicologia clinica e di counseling): in queste due sezioni emergono argomenti trasversali come la resilienza e la condizione degli immigrati, ma ancora più significativi sono i quattro capitoli conclusivi (settima sezione) che trattano di questioni che riguardano i giovani. Giovani in cerca di occupazione, giovani appena inseriti nel lavoro, giovani che si confrontano con i contesti multinazionali, giovani la cui identità si trova inserita in  percorsi “atipici” di sviluppi culturale e professionale internazionale.

In sintesi, questo lavoro testimonia quanto e come la psicologia applicata ai diversi contesti – soprattutto nelle aree del vivere associato e della vita organizzativa – può realmente contribuire a migliorare le condizioni esistenziali di singoli e gruppi. Spesso non si ha idea di quanto forte possa essere l’impatto sui giovani dell’utilizzo di differenti tecniche e metodologie formative e di accompagnamento verso l’inserimento nella vita adulta. Gli psicologi del lavoro – in tale prospettiva – hanno la necessità di divenire sempre più esperti e attenti alle dimensioni interculturali in modo di poter affrontare professionalmente i cambiamenti che stanno avvenendo non solo nelle popolazioni giovani, ma in pressoché tutte le fasce di popolazione lavorativa, compresa la non meno importante area dei soggetti dai capelli grigi e bianchi. Attualmente, solo in due nazioni europee, la Danimarca ed i Paesi Bassi, la psicologia appare pronta ad occuparsi delle dimensioni dell’interculturalismo, e ciò dovrebbe far riflettere non solo gli psicologi ma tutti coloro che si occupano della gestione delle persone nei sistemi organizzativi. La competenza interculturale dovrebbe pertanto diventare una master key competence, e le ricerche empiriche che sono presentate in questo libro ne sono sicuramente testimonianza. Ma non casualmente, in queste pagine, riecheggia con frequenza l’espressione to become aware, cioè divenire consapevoli: questa dimensione mi sembra davvero cruciale e fondante ogni altro discorso metodologico.

In relazione ai cambiamenti che avvengono sul suolo europeo si segnala l’opportunità di consultare una delle più importanti riviste nel settore, cioè l’ European Psychologist, organo ufficiale dell’ European Federation of Psychologists’ Associations (EFPA: http://www.efpa.eu/ ), una rivista sulle cui pagine è sempre presente l’ottica multiculturale e multidisciplinare

https://eu.hogrefe.com/products/journals/european-psychologist/.

 

Andrea Castiello d’Antonio