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Nel caso del disastro del Boeing 737 Max 8 della Ethiopian Airlines alle “normali” paure di prendere un aereo e trovarsi dentro un tubo di metallo a diecimila metri di quota si aggiungono le perplessità sui sistemi “evoluti” di controllo automatico. Come ora riferisce il Wall Street Journal sembra che il sistema anti-stallo dell’aeromobile fosse attivo al momento dell’impatto con il suolo. E, analizzando le scatole nere, sembra che tra i piloti ci sia stato un concitato “Sali, Sali!” un attimo prima dello schianto.
Se tale conclusione preliminare fosse confermata, il problema sarebbe da individuare esclusivamente nel sistema MCAS, il sistema automatico che corregge l’assetto del velivolo – interpretando come rischio di stallo una normale fase di decollo - ingaggiando così una sorta di allucinante battaglia con i piloti che vogliono, invece, portare su l’aereo.
Fonti di un altro quotidiano, il Financial Times riferiscono che Boeing ha deciso di installare dei sistemi supplementari di allarme sui modelli 737 Max. Una decisione (insieme ad alcune altre, come rendere più chiare le istruzioni sui manuali di volo e procedere ad un addestramento più efficace sul sistema) che in molti, e non soltanto gli esperti di Crisis Management, ritengono tardiva e eccessivamente soft.
Come ho sottolineato nell’intervista rilasciata a EURONEWS, uno dei problemi principali è stabilire se i SW di controllo – e, per estensione, le applicazioni della AI – Artificial Intelligence – debbano essere utilizzati come “sistemi di supporto alle decisioni”, oppure come “decisori” essi stessi! Nel secondo caso, in certo senso, prendono il posto del pilota. E, come ha scritto Vittorio Zucconi sull’inserto D de La Repubblica del 30 marzo 2019, molti potrebbero avere ancora più paura di volare se al posto dei piloti vi fossero dei robot…