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Una delle incredibili vicende del nostro tempo è racchiusa nella constatazione che una parte del mondo ha fame (e sete) e, di conseguenza, una larga parte dei cittadini di questo mondo muoiono di fame e sete (o hanno una quantità di sofferenze per malnutrizione e denutrizione), mentre un’altra parte ha un’eccedenza di cibo e di acqua per cui si spreca sia il primo che la seconda.
Come se non bastasse, una notevole parte dei cittadini di questo “secondo pianeta” ha problemi gravi: fisici, mentali e psicofisici a causa dell’eccesso di cibo. Ecco emergere il tema dell’obesità – tralasciando altri “eccessi” che denotano l’era del superfluo in numerose aree del mondo occidentale, e non solo.
Negli USA l’obesità rappresenta uno dei maggiori problemi di salute, oggi da vedere come una sorta di condizione cronicizzata (in crescita ed ampliamento in diverse aree) che continua a creare effetti negativi sia a livello della numerosità di tali effetti, sia come acutezza e impatto sulla salute dei singoli, e sull’efficienza dei sistemi socio-sanitari.
Nel numero speciale di febbraio e marzo 2020 della rivista American Psychologist – dal titolo Obesity: Psychosocial and Behavioral Aspects of a Modern Epidemic – sono raccolti una serie di articoli che hanno come fulcro il tema-problema dell’obesità. Gli psicologi possono contribuire notevolmente alla prevenzione e alla cura dell’obesità in tutte e tre le età della vita: l’infanzia, l’adolescenza e l’adultità.
Partendo dalla constatazione che l’attuale ambiente favorisce la sedentarietà, offrendo una gran quantità di impegni o di svaghi che possono essere svolti senza dispendio di energia fisica, a ciò si deve aggiungere la incessante proposta di cibo-spazzatura e di cibi ad elevato contenuto energetico.
Diviene dunque centrale iniziare ad educare le persone fin da bambini, ad esempio proponendo loro delle routine circa l’alimentazione ed il sonno, dato che si è visto che tale impostazione riduce il rischio di obesità aumentando la capacità dei soggetti ad auto-regolarsi.
Il timing e l’inserimento in esso di attività salutari avrebbe forse limitato l’espandersi dell’obesità nel Nord America, un’area in cui un terzo dei soggetti tra i 2 e i 19 anni sono da considerarsi sovra-peso o obesi, con tutti i rischi che queste persone potranno avere nel corso degli anni a venire. Non a caso l’American Psychological Association ha stilato delle linee guida per la prevenzione del sovrappeso e dell’obesità nelle fasi evolutive maggiormente a rischio.
Ancora: dagli studi pubblicati ultimamente emerge che il Binge-Eating Disorder (BED), il disturbo da alimentazione incontrollata – caratterizzato da abbuffate causate da stati dell’umore problematici a cui si risponde, appunto, assumendo cibo senza controllo, per finire con lo stare peggio e tornare, quindi, a mangiare in modo incontrollato – è fortemente associato con l’obesità.
Com’è noto, il problema ad ampio raggio sta nel lifestyle, nello stile di vita. E, infatti, studi su studi stanno a testimoniare che modificazioni radicali o intensive dello stile di vita basate su nuovi paradigmi e principi che aiutano la persona a cambiare realmente possono condurre a riduzioni di peso significative nell’arco di alcuni mesi.
Ciò che, invece, si continua a sconsigliare è l’intraprendere diete altamente restrittive a cui si finisce con il reagire con un rapido e spesso disordinato recupero del peso, o di parte del peso perso, con il rischio di avviarsi verso il BED.
Tornando al problema dell’obesità, non si deve nemmeno dimenticare che essa è quasi sempre inserita in un quadro clinico disagiato in cui si associano numerose altre problematiche sia squisitamente fisiche, sia psicosociali e psicologico-individuali.
Se è vero che i decenni conclusivi della vita hanno le loro radici in tutto ciò che abbiamo fatto prima – ed è quindi saggio regolarsi in tempo! – è anche vero che giunti sulla soglia della vecchiaia è utile attrezzarsi al meglio, come indica il libro Invecchiare con saggezza, di Martha C. Nussbaum, Saul Levmore (Il Mulino, 2019) – qui la mia recensione del libro: https://www.castiellodantonio.it/invecchiare-con-saggezza. Anche per evitare una vecchiaia da obesi, con tutte le complicanze che ciò comporta.
Ciò che infine emerge, e che è spesso richiamato nelle pagine del numero speciale di American Psychologist dedicato all’obesità, va in direzione sociale, istituzionale, politica e di politica socio-sanitaria (negli USA si calcola che il 70% degli adulti sono sovrappeso, obesi o a rischio di sviluppare obesità). In altre parole, a fronte di un problema così grave e così diffuso sono le istituzioni preposte che dovrebbero attivarsi nel dover dare delle risposte efficaci soprattutto in chiave di educazione e di prevenzione primaria.
Andrea Castiello d’Antonio