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NELLA MENTE DEI CRIMINALI NAZISTI

Titolo: 

NELLA MENTE DEI CRIMINALI NAZISTI

Autori: 
Joel E. Dimsdale
Casa editrice: 
Newton Compton, 2019, 284, euro 12,00.

Nel novembre del 1945 si apriva a Norimberga il processo contro i criminali nazisti.

Dei ventidue gerarchi nazisti a processo, dodici furono condannati a morte, sette a pene detentive e tre furono assolti.

Questo libro di Joel Dimsdale è uno dei più importanti testi in cui si affronta la questione dal punto di vista psicologico, ripercorrendo le fasi cruciali del processo e soprattutto l’analisi e l’investigazione (psicologica) condotta da due figure professionali che saranno poi coinvolte in ampie controversie: lo psichiatra Douglas Kelley e lo psicologo Gustave Gilbert.

Il testo è suddiviso in quattro parti, introducendo il lettore nel contesto storico, passando a visualizzare le dinamiche del processo e, in specie, il comportamento degli imputati, fino a puntare l’attenzione su quattro dei gerarchi nazisti più interessanti, esempi viventi di quattro differenti forme del male. La quarta parte del testo conduce il lettore alla domanda di base – che ancora oggi riecheggia nel mondo – sulle radici del male.

Da questo punto di vista – come hanno dimostrato di recente le diverse opinioni sui fatti di Abu Ghraib – si confrontano due posizioni opposte: coloro che vedono nella psicopatologia individuale la base delle azioni delittuose e criminali, e coloro che guardano ai condizionamenti e alle situazioni ambientali.

Tornando al libro, si tratta di un lavoro che si può leggere come un romanzo ma che non deve assolutamente essere scambiato con un romanzo né con una storia romanzata: è un testo accuratamente composto, appoggiato alle fonti più significative e frutto di una rigorosa ricerca da parte dell’autore.

Douglas Kelley e Gustave Gilbert ebbero modo di trascorrere un notevole lasso di tempo a contatto con gli imputati e nell’ambiente del processo e del carcere, effettuando ripetute interviste e somministrando test psicologici soprattutto di quoziente intellettivo (la scala di intelligenza Wechsler-Bellevue) e di diagnosi della personalità: in merito a questo ultimo aspetto furono applicati il Thematic Apperception Test e la tecnica di Hermann Rorschach, e sull’utilizzo e l’analisi dei protocolli Rorschach si sviluppò una storia intricata che coinvolse come massima esperta la psicologa clinica Molly Harrower.

Alla fine l’esito dei test effettuati da Gilbert furono pubblicati da due altri studiosi, mentre i protocolli di Kelley rischiarono di venire dispersi e, infine, distrutti, ma per l’impegno di una psicologa forense vennero all’ultimo recuperati negli archivi dell’Istituto di Psicoanalisi di Chicago.

Tra Kelley e Gilbert – due persone assai diverse fra loro – vi fu anche una sorta di gara a pubblicare per primo le riflessioni sulla psicologia dei criminali nazisti, ed entrambi si accusarono di usare materiali in modo inappropriato. Alla fine uscirono i loro libri (quello di Gilbert tradotto in italiano nel 2005, ma ormai introvabile) a cui fecero seguito negli anni a venire altre pubblicazioni sotto forma di interviste, articoli ed altri libri ancora. I due uomini, che non furono mai veramente “colleghi” anche nel corso del processo, ebbero storie assai distanti negli anni post-processo.

Lo psichiatra Douglas Kelley si recò all’Università di Berkely come professore di criminologia, realizzò importanti collaborazioni nell’assessment dei candidati per le istituzioni della difesa, ma (a causa dell’alcol e di uno stile di vita sopra le righe) alla fine si suicidò: aveva solo quarantasei anni, e si uccise con una capsula di cianuro, come aveva fatto Hermann Göring…

Lo psicologo Gustave Gilbert rientrò infine a New York per lavorare come docente e chairmain del dipartimento di psicologia alla Long Island University continuando a riflettere sui materiali del processo e a tenere conferenze; fu anche chiamato a testimoniare a Gerusalemme nel processo a Adolf Eichmann nel maggio del 1961 e a sessantasei anni, nel 1977 morì.

Com’è comprensibile, sull’argomento qui richiamato esiste oggi una letteratura assai vasta, mentre la documentazione originaria rimane dispersa in mille rivoli. Dal punto di vista storico-critico è interessante consultare il testo di Eugene Davidson Gli imputati di Norimberga. La vera storia dei ventidue fedelissimi di Hitler processati per crimini contro l’umanità (Newton Compton, 2007).

Infine una parola sull’autore, Joel Dimsdale: nato nel 1947, è professore emerito presso il dipartimento di psichiatria della University of California (San Diego) e autore di un altro testo di grande rilevanza sul tema in questione, vale a dire Anatomy of Malice. The Enigma of the Nazi War Criminals (Yale University Press, 2016).

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è pubblicata sul numero 86 – Aprile 2021, del magazine online Qi – Questioni e Idee in Psicologia (Hogrefe, Firenze)