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Molte persone hanno vissuto (o stanno vivendo) il Ghosting, o meglio, l’hanno subìto! Pur senza sapere che a questo fenomeno è stato dato un nome, Ghosting appunto, da Ghost, fantasma…
La traduzione letterale è improbabile: “fantasmarsi”… Meglio eventualmente “divenire fantasma”, un’espressione che già rende l’idea. Più semplicemente: sparire, svanire, eclissarsi, scomparire.
Il Ghosting è emerso in modo prepotente nell’ambito delle relazioni sentimentali.
Dal dating, il momento in cui si prende il primo appuntamento, alle relazioni già avviate, mature, persino consolidate. Il Ghosting provoca naturalmente il dissolvimento della relazione. Nessuna risposta a chiamate, a email, nessuna presenza nei social media, nessun messaggio (neanche per interposta persona). Solo il silenzio. Il vuoto.
Chi sparisce, in certo senso, ruba un pezzo di vita a chi rimane. E non gli dà l’opportunità del dialogo, del confronto, se non della spiegazione. La vittima – perché così si può definire – rimane con le sue domande e, spesso, con molti interrogativi. Si possono manifestare segni di sconforto, fino a momenti depressivi, autocritiche spietate, o rabbia esplosiva verso il fantasma. Alcune vittime riescono a volgere in chiave positiva l’evento, “studiando” il soggetto con cui hanno avuto il rapporto, oppure chiedendosi se vi è stata qualche loro responsabilità nell’eclissamento del partner.
In realtà, mi sembra che nel Ghosting vi sia non una persona che scompare, bensì due (o più di due). La prima è sicuramente chi fa perdere le proprie tracce. Ma la seconda è chi rimane, abbandonato. In certo senso reso un fantasma, un individuo senza “presenza”, che può essere lasciato lì, e basta.
Il Ghosting si può notare anche in altri contesti oltre quelli della coppia, della famiglia, dell’alveo degli affetti o delle relazioni più importanti. Ad esempio, è stato oggetto di studio nella psicologia del lavoro inteso come “an extreme form of applicant withdrawal”, quando cioè un candidato che è stato convocato alle prove di selezione, semplicemente, non si presenta, non comunica nulla e, se si prova a ricontattarlo, non risponde. Da alcune ricerche del 2019 le percentuali di candidati scomparsi vanno oltre il 50% dei soggetti convocati in una o l’altra delle fasi dell’iter selettivo – da qui la pratica dell’overbooking nella convocazione dei candidati… Del resto, in modo simile si sa che anche da noi, in Italia, ai concorsi pubblici un’ampia parte dei candidati iscritti non si presenta nemmeno alla prima prova di esame.
Vi è poi da citare un sotto-insieme del Ghosting che a me interessa a livello professionale perché si verifica nel particolarissimo contesto delle psicoterapie.
In questo campo la scomparsa improvvisa del paziente, o del “cliente”, si definisce Dropout un termine che sta ad indicare la persona che abbandona, interrompe improvvisamente il percorso di cura. Di fatto, da un momento all’altro, senza alcun preavviso, il paziente non si presenta all’appuntamento, oppure non fissa l’appuntamento successivo senza dare altre informazioni. In alcuni contesti socio-culturali il tasso del Dropout è preoccupante. Preoccupa per la salute dei pazienti che, spesso vagano da un terapeuta all’altro, interrompendo sempre, oppure rinunciano a farsi curare, pur avendone bisogno.
Il Ghosting frantuma in un sol colpo, e in modo silenzioso, una delle convenzioni sociali più tradizionali, basata su norme di cortesia, rispetto verso l’altro, educazione, e normale buon mantenimento delle relazioni sociali.
Il partner che abbandona “annulla” l’altro.
Il candidato che non si presenta alla convocazione aziendale è come se dicesse “Siete insignificanti, non vale nemmeno che mi presenti da voi!”.
Il paziente che scompare agli occhi dello psicoterapeuta – o del medico curante – dichiara implicitamente di non riconoscere la professionalità di chi lo ha preso in cura, svalutando e spesso scomparendo senza pagare l’ultimo o gli ultimi appuntamenti – ulteriore atto di svalutazione.
In ogni caso, il Ghosting costituisce di certo un problema per colui che è abbandonato. Ma segnala anche l’esistenza di un (grande) problema in colui che scompare!
Andrea Castiello d’Antonio