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SYSTEMIC COACHING. DELIVERING VALUE BEYOND THE INDIVIDUAL
In un mondo caratterizzato da complessità e dalla necessità di considerare molteplici fattori con uno sguardo globale e inclusivo, la tipologia di coaching “sistemico” che è presentata e discussa nel libro a firma di Peter Hawkins e Eve Turner emerge nel mare magnum delle numerose declinazioni con le quali, oggi, si presenta il variopinto mondo del coaching – nel mio articolo “Coaching Psychology and Positive Psychology in Work & Organizational Psychology”, pubblicato nella rivista The Psychologist Manager-Journal (vol. 21, n. 2, pp. 130-150, 2018) ne ho indicate ben quindici.
Come alcuni hanno scritto, è tempo di porre le domande giuste al coaching, di “interrogarlo” al fine di poterlo al meglio definire e delineare, e non si loderà mai abbastanza un testo come questo che, invece di discettare di coaching in modo generale e generico, afferma in modo chiaro l’impostazione di base e l’opzione concettuale.
Da queste pagine traspare l’impegno degli autori nel far sì che il coaching possa essere realmente di aiuto ai più ampi strati della popolazione (e non, come invece spesso accade, riservato ai livelli alti del management e delle professioni). Insieme a tale auspicio, emerge l’attenzione ai valori sociali ed etici, attenzione che va ben oltre la pratica del coaching e che investe chiunque si occupi di sviluppo del capitale umano, soprattutto oggi, nei difficili ed incerti tempi di quella che si spera sia la ripresa post-emergenza Covid-19. Eppure non va trascurata l’esperienza maturata nei tempi dei lockdown in cui è emersa non solo la telemedicina ma anche l’insieme delle forme online e a distanza del coaching, come è testimoniato dal testo Coaching Online. A Practical Guide, a firma di Kate Anthony e DeeAnna Merz Nagel (Routledge, pubblicazione prevista nel novembre 2021) che affronta un argomento anticipato già anni prima (vedi, ad esempio, E-Coaching. Theory and practice for a new online approach to coaching, di Anne Ribbers e Alexander Waringa (Routledge, 2015).
Dunque, l’intento degli autori è quello di rendere il coaching utile alla famiglia umana, come loro stessi si esprimono. Ma anche di affrontare in modo chiaro delle questioni che tendono a rimanere sullo sfondo – questioni tecniche, si potrebbero definire: ad esempio, qual è il contributo della supervisione al coach?
Ed anche questioni assai più ampie, come quando ci si chiede quali possano essere state le ragione del successo del coaching e fino a che punto esso non rischi di infrangersi rapidamente, così come velocemente è cresciuto nel corso degli ultimi decenni.
Il testo – integrato dal contributo di quattordici coach che presentano situazioni di coaching sviluppate in diversi paesi, dall’Australia alla Cina, dalla Francia al Messico – si apre con delle domande atte a suscitare interrogativi e riflessioni nel lettore, concentrandosi subito dopo sulla questione centrale: i motivi per i quali gli autori ritengono che il coaching, oggi, necessiti di una rivoluzione nella teoria e nella pratica, in stretto collegamento al cambiamento delle necessità dei diretti interessati, vale a dire dei clienti del coach.
Nel terzo capitolo è proposta la definizione del coaching sistemico, preceduta da un’interessante excursus in cui si evidenziano i collegamenti tra psicoterapia e coaching, e come la psicoterapia sia stata arricchita in modo essenziale da contributi di eminenti esponenti delle correnti esistenziali, umanistiche, integrative e intersoggettive (uno per tutti: Rollo May).
Le origini del coaching sistemico sono così rintracciate in un lavoro di Mary Beth O’Neil pubblicato all’inizio del Duemila e le tracce di questo indirizzo sono quindi seguite attraverso le opere di diversi autori fino a giungere all’oggi. In sintesi, la definizione di coaching sistemico suona nel seguente modo: “il coaching sistemico individuale è un'indagine collaborativa e dialogica tra due persone (coach e coachee), che esplorano come il coachee può apprendere e svilupparsi in relazione ai mondi in cui [entrambi] sono inseriti…. Il coaching sistemico riconosce che tutto l'apprendimento e lo sviluppo sono relazionali, inseriti tra un organismo, o sistema vivente, e gli ecosistemi viventi più ampi in cui sono annidati…” (p. 28).
Una volta che sono state poste le basi circa le diverse sfaccettature del coaching sistemico, gli autori e i contributori passano a trattare un tema sempre molto sentito e cioè come le organizzazioni possono trarre beneficio dalle attività di coaching, non trascurando la dimensione del coinvolgimento e dell’ingaggio multilivello (che cioè coinvolga diversi attori organizzativi). Certamente, il coaching non può essere considerato un rimedio per ogni situazione problematica organizzativa e, non casualmente, si ricorda, proprio all’inizio del volume che società come Lehman Brothers e Royal Bank of Scotland – entrambe protagoniste di spettacolari e drammatici fallimenti – avevano ampiamente utilizzato il coaching…
Il testo si chiude con un forte richiamo alla responsabilità sociale, tradotto nel sottolineare i modi in cui una persona, nelle vesti di coach, può contribuire a migliorare non soltanto la vita del singolo coachee che segue, ma anche il mondo che ruota intorno a lui/lei. La domanda diviene allora: “Cosa puoi fare per utilizzare il privilegio della formazione e dell’esperienza di coaching, per creare un maggior impatto salutare nel mondo?” (p. 215). Una domanda altisonante alla quale non è poi così semplice rispondere.
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sulla rivista HR ON LINE, numero 13, Luglio 2021.