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Il MOBBING rappresenta un fenomeno che non deve essere sottovalutato.
Si tratta, però, di una dinamica psicosociale spesso sfuggente, dai contorni poco definiti, processualmente complessa (il famoso “nesso di causalità” è spesso indeterminabile), pur se contraddistinta da una serie di indicatori che, nella letteratura, hanno trovato un certo accordo globale.
Al di là di questioni che lasciamo ad altri – investigatori, magistrati, forze dell’ordine – gli aspetti psicologici delle vittime e dei carnefici offrono sempre materiale di studio e di riflessione.
Alla base di tutto, evidentemente, vi è una sorta di libero sfogo dell’aggressività distruttiva – del Mobber, ma anche dei Co-Mobber, e degli spettatori apparentemente passivi. Sull’aggressività umana e i suoi pericoli non ci si dovrebbe più stupire tanto, visto le infinite “testimonianze”, per così dire, che abbiamo avuto nei secoli e nella storia.
La civiltà si basa (anche) sulla regolamentazione delle pulsioni aggressive e distruttive.
Ma il Mobbing avviene nei contesti socio-organizzativi, non in campi di battaglia, non nelle rivoluzioni cruente, non negli stermini di massa… Si presume che nelle strutture socio-organizzative – aziende, amministrazioni, istituzioni educative e sanitarie, istituti di pena, e così via – siano presenti scale gerarchiche, responsabili e sistemi di monitoraggio, oltre ad un ambiente sociale che dovrebbe “vedere” – ma che troppo spesso finge di non vedere, o collude con i violentatori.
Ecco che il Mobbing, il Bossing, il Bullismo possono diventare dei veri pericoli per coloro che ne subiscono le conseguenze.
Su questi argomenti, nel mio sito web, si possono leggere 3 miei articoli – “Mobbing”, “La diagnosi di Mobbing” e “Fenomenologia del Mobbing”.
Qui il testo dell’intervista che mi è stata fatta il 16 luglio 2021 a cura di Giulia Prosperetti, sull’onda del caso (ancora aperto) di Sara Pedri.
Lo psicologo: “Attenti, può portare al suicidio”
di Giulia Prosperetti
Pubblicato il 16 luglio 2021
Andrea Castiello D’Antonio, psicologo, già professore straordinario di Psicologia Clinica e del Lavoro presso l’Università Europea di Roma.
Come agisce il mobbing?
"Il mobbing è un assalto all’integrità psicologica, e nei casi più estremi fisica, della persona da parte di soggetti autorevoli, di potere. Provoca una sorta di frattura nell’identità e nell’autostima di chi lo subisce, quell’autostima che ognuno di noi tende a difendere nei contesti sociali per confermare se stesso rispecchiandosi negli occhi degli altri. Nel caso dei soggetti più fragili e sensibili questo può portare a vivere un momento esistenziale difficile che arriva a inglobare la persona, un turbinio che porta verso il basso di fronte al quale la vittima si chiude".
Che conseguenze può avere?
"Può determinare una caduta in una fase depressiva. Un meccanismo molto pericoloso che può scattare nelle persone vittime di mobbing è il rivolgere l’aggressività contro se stesse, invece che contro chi le attacca, arrivando a farsi del male. Il più delle volte ciò avviene in modo psicosomatico e i sintomi possono, ad esempio, riguardare l’apparato digerente, respiratorio e cardiocircolatorio con episodi di pressione alta".
In casi estremi può portare al suicidio?
"Le situazioni ambientali, sociali, interpersonali interagiscono fortemente con la struttura della personalità ma sicuramente, in determinati casi, può esserne la causa scatenante".
Cosa deve fare una vittima di mobbing?
"Il consiglio è quello di reagire ai primissimi segnali di questo tipo di violenza senza sottovalutare le prime avvisaglie di aggressività. È importante non isolarsi e creare subito una struttura e una rete di protezione chiedendo aiuto ai propri affetti e affidandosi a dei professionisti".
Intervista a cura di Giulia Prosperetti pubblicata su IL GIORNO, LA NAZIONE, IL RESTO DEL CARLINO, il 16 Luglio 2021.
Qui la versione online dell’intervista.