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CONSULTATION IN PSYCHOLOGY. A COMPETENCY-BASED APPROACH
Questo volume collettaneo prende in esame un tema poco frequentato nei contesti della psicologia applicata, pur costituendo un importante aspetto dell’attività professionale di molti psicologi. La consultazione, la consulenza psicologica hanno, infatti, un amplissimo campo di applicazione e i sedici capitoli a firma dei ventisette autori e curatori lo stanno a testimoniare.
Il nucleo del testo è centrato sulle attività svolte nel contesto dell’HSP, l’Health Service Psychology, coprendo quindi praticamente tutti i domini della psicologia e le diverse forme in cui essa si esprime (privatamente, presso i servizi pubblici, all’interno di comunità ed istituzioni, nelle organizzazioni). In tale direzione non vi è dubbio che il ruolo dello psicologo abbia vissuto una notevole espansione e, nel contempo, i suoi “clienti” sono andati configurandosi in modo assai differenziato; non soltanto il singolo individuo o il piccolo gruppo, ma anche i gruppi più estesi, le organizzazioni, le istituzioni, e la popolazione nel suo insieme, fino a toccare settori altamente specialistici – né è un esempio la consultazione svolta da alcuni psicologi statunitensi presso la National Aeronautics and Space Administration.
Dalle attività tecniche svolte alle funzioni operativamente esercitate si passa a considerare le qualità – i requisiti – da richiedere a un buon consulente; requisiti che sono qui soprattutto declinati nelle tradizionali KSAs, cioè le conoscenze, gli skill e le attitudini, con qualche riferimento al concetto di competenza sintetizzato di recente (vedi Kaslow N. J., “Competencies in professional psychology”. American Psychologist, 59, 774-781, 2004).
Non è solo importante verificare chi e con quali competenze si pone come consulente – e verso quali tipologie di clienti – ma anche considerare che lo stesso psicologo professionista può necessitare del supporto di una consulenza esperta da richiedere ai propri stessi colleghi oppure a soggetti afferenti a discipline affini. In tal senso questo volume presenta un ricco panorama delle diverse forme di consulenza psicologica, sottolineando l’etica professionale, l’attenzione alle differenze culturali e la capacità di interpretare il proprio ruolo essendo collocati in contesti differenti. Contesti che includono ambienti sanitari, medici, forensi, educativi, aziendali, istituzionali, politici, militari, religiosi e, naturalmente, familiari.
Lo scopo è quello di dimostrare che la consulenza, la consultazione, il consulto, rappresentano una specifica pratica professionale, che si basa sulle effettive competenze del consulente, prevede di fare molta attenzione alla gestione della relazione con il cliente, richiede un’accorta articolazione di scopi e obiettivi e chiama all’assunzione di responsabilità totale il consulente stesso, pur tenendo ben presente che è il cliente che deciderà se, come, quando e quanto utilizzare il servizio ricevuto.
I primi tre capitoli della prima parte del testo (che è suddiviso in due ampie sezioni, la prima dedicata ai fondamenti e la seconda agli approcci operativi) gettano le basi e propongono definizioni sia del concetto, sia del framework, oltre ad indicare i capisaldi dell’etica professionale. Il termine Consultation ha una sua storia – e anche importanti antecedenti, come nel discorso di Lightner Witmer del 1897 al meeting dell’American Psychological Association – e proprio la storia è attentamente recuperata nelle prime pagine, offrendo poi al lettore un quadro esplicativo globale della situazione attuale.
La prima sezione si chiude con diverse riflessioni sullo stato dell’arte della consulenza nel servizio sanitario vista come una pratica interprofessionale e a contatto con un’utenza multiculturale.
La seconda parte del testo è quella che riscuote il maggiore interesse perché nei suoi dieci capitoli prende in esame gli ambiti specifici della consultazione psicologica a cominciare dalla consultazione in pediatria e nell’ambito medico.
Molto spazio è dato alla consulenza organizzativa e alla leadership, così come alla consulenza rivolta verso il mondo militare, della polizia e della salvaguardia della sicurezza pubblica. La consulenza in ambito scolastico costituisce un altro settore di interesse ma in tutte le applicazioni emerge il tema del mantenimento dell’obiettività e della giusta distanza da parte del consulente, sulla base dell’analisi del processo di consulenza che non va appiattito sul semplice dare un consiglio, evidenziando altresì l’insoddisfazione per il fatto che “la valutazione dei risultati della consulenza non rappresenta una pratica generale” (p. 321).
Se questo volume traccia una strada ben chiara e precisa verso una corretta pratica della consulenza va detto che le articolazioni pratiche del mestiere del “consulente” della “consulenza” troppo spesso non rispecchiano, nella realtà, le acute considerazioni esposte dai curatori e dagli autori.
Troppe volte si vedono assegnare (pseudo)consulenze a soggetti inadeguati, scelti sulla base del familismo amorale, mentre troppe volte persone inesperte si auto-definiscono consulenti gettando discredito su un ruolo che dovrebbe costituire un punto di arrivo – non scontato – nella carriera specialistica di ciascuno.
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sulla rivista Qi – Questioni e Idee in Psicologia, numero 89, LUGLIO 2021.