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AVIATION PSYCHOLOGY. APPLIED METHODS AND TECHNIQUES
Questo importante libro che tratta di alcune tematiche specialistiche della psicologia dell’aviazione è dedicato al professor K. Wolfang Kallus, una persona molto nota nel campo per il suo approccio interdisciplinare, per il coinvolgimento di differenti figure professionali nei progetti di ricerca, per la capacità di collegare persone e organizzare eventi, e non ultimo per aver ideato, e poi coordinato per diversi anni, la International Summer School of Aviation Psychology. Il suo approccio multidimensionale, l’aver sempre considerato l’aspetto dell’individuo insieme agli aspetti delle organizzazioni, l’aver preso in esame dati sia soggettivi, sia oggettivi, rappresentano un’eredità che in questo libro curato da Ioana V. Koglbauer e Sonja Biede-Straussberger è ben delineata – vedi K. Wolfgang Kallus et al, Aviation Psychology in Austria 2: Human Factors, Critical Psychological states and Maintenance (facultas.wuv Universitäts, 2011).
Il volume si avvale del contributo di quindici autori, oltre alle due curatrici, e ogni capitolo è stato sottoposto alla revisione anonima di due esaminatori indipendenti. La maggior parte dei contributori esperto di psicologia applicata all’aviazione o lavora da tempo nel campo: alcuni hanno dei ruoli nell’industria o nelle università, ma tutti si sono dedicati a progetti di ricerca su topics di alto rilievo e altamente specialistici, verticali o intersettoriali.
Tra i capitoli più interessanti c’è da segnalare quello che tratta dei processi cognitivi coinvolti nelle attività di anticipazione: sia i piloti, sia i controllori del traffico aereo, sono – per così dire – (anche) degli anticipatori di possibili problemi, e sono persone a cui è richiesto di presidiare nel modo più valido possibile ogni situazione.
Vi è una grande differenza tra reagire ad una situazione imprevista e cogliere ed anticipare i segnali che possono far prevedere lo sviluppo di situazioni critiche. Da un lato si tratta di studiare i processi mentali e psicofisiologici che si attivano nel momento in cui scatta l’anticipazione. Dall’altro è necessario disegnare e progettare sistemi tecnici che possono assistere e agevolare l’operatore in tale frangente.
Come si vede da questo esempio, è indispensabile avere un’ottica sistemica e globale che prende in esame l’intero sistema aeronautico per poi verticalizzare sul singolo oggetto. L’argomento ricorre in pressoché tutti i capitoli, ma sotto diverse angolazioni: come ottimizzare la performance in relazione al disegno delle apparecchiature e dei sistemi, come integrare la psicologia dell’aviazione con le diverse branche dell’ingegneria e dell’automazione, come implementare la sicurezza sia a terra sia in volo monitorando l’essere umano, da un lato, e il sistema in cui è inserito, dall’altro.
Mentre alcuni altri capitoli si soffermano sulle misure di indici fisiologici come il battito cardiaco e l’eye-tracking, si segnala in particolare l’utilità di lavori che hanno coinvolto, in tandem, piloti, ingegneri, psicologi, operatori e tecnici, soprattutto se condotti nel mondo reale, cioè nelle situazioni professionali che realmente si verificano.
Qualche critica si può invece avanzare al capitolo sesto – Reactivity – The process behind the states and traits – in cui la limitata conoscenza della psicologia degli autori fa sentire il suo peso (ad esempio, l’Effetto Hawthorne è considerato come l’unico esempio di reattività nel campo della psicologia applicata…), mentre nel capitolo seguente si fa sorprendentemente riferimento a una vecchia edizione del DSM invece che a quella attuale, cioè al DSM-5.
Questo volume, nel suo genere, è un unicum.
Si discosta da altri testi importanti di psicologia dell’aviazione per il focus sugli aspetti del metodo e delle tecniche di ricerca e – da questo punto di vista – è caratterizzato da un taglio accademico che, forse, potrà un po’ deludere i professionisti che operano sul campo o coloro che rivestono ruoli operativi (piloti, innanzi tutto, ma anche controllori del traffico aereo, e altre figure professionali).
Si può affermare che esso rappresenta un buon esempio di un certo approccio europeo alla psicologia dell’aviazione, non mancando di gettare numerose occhiate sugli sviluppi prevedibili del campo, così come di presentare rassegne esaustive sui metodi di studio ma anche su aspetti più particolari, come le misure in campo psicofisiologico.
Nell’ambito, molto ampio, di ciò che si intende oggi con Human Factors queste pagine offrono un quadro aggiornato di un settore delle ricerche attuali; come è stato detto, un aspetto importante di questa pubblicazione è l’aver dato rilievo ai dati oggettivi, e l’aver coniugato la psicologia dell’aviazione con la fisiologia (vedi le analisi su alcuni aspetti della performance come il battito cardiaco e la visione).
In tale direzione, ad esempio, è ricordato il problema della dual-task situation – tipica del pilota militare che deve pilotare e usare le armi di bordo – argomento che rende evidente la necessità di valutare la performance (nel testo, la valutazione è quasi sempre esplicitata con il concetto di misurazione), lo sforzo e l’impegno mentali, e la valutazione soggettiva della persona nello specifico contesto in cui si trova ad operare.
Ecco emergere l’importanza assegnata agli hard data, alle misure fisiologiche, ma è anche importante notare ciò che afferma Peter Jorna (past-president di EAAP) nella sua Foreword e cioè la differenza tra addestramenti e studi condotti al simulatore, piuttosto che nel mondo reale – il simulatore non uccide!
Ancora una nota tratta dalla Prefazione mette in guardia sulla necessità di non impiegare psicologi in senso astratto o generico, bensì aviation psychologists. Un avvertimento che nel nostro Paese dovrebbe venire attentamente recepito, soprattutto nelle attività di scelta, formazione e valutazione dei piloti – vedi il mio articolo: Castiello d’Antonio A. “Come sono valutati i piloti dell’aviazione civile?” (Psicologia Contemporanea, 251, 14-21, 2015). Specularmente, ingegneri, controllori, tecnici aeronautici del tutto digiuni di psicologia difficilmente potranno apportare contributi di rilievo.
Altre notazioni su cui riflettere sono quelle in cui si dice, giustamente, che la psicologia dell’aviazione collega ed unisce diverse nazioni, culture e persone, ma rappresenta anche un’area le cui conoscenze rimangono spesso sigillate al chiuso di centri di ricerca e industrie (e ciò per ragioni che possono essere facilmente intuite).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata nell’autunno del 2021 nel sito web ISPER – ISPER HR REVIEW