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La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
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Estate 2022, una estate percepita da molti come “post-Covid” (anche se così non è), una estate di ripresa, di voglia di riprendersi la vita all’aria aperta e di ri-tornare ai divertimenti più vari.
Ma per molti giovani l’estate è anche il momento di vivere in modo ancora più “libero” esperienze di sballo di vario genere…
Leggiamo sui giornali resoconti di gruppi di ragazzi e ragazze (che non sempre si conoscono bene tra di loro) che si mettono d’accordo per … passare la serata: “Io porto da bere, tu porta la roba, lui il fumo, quell’altra il bianco…!”
Ma non è uno scherzo.
A prescindere dalle opinioni di ciascuno su alcol e “droghe” – quell’insieme di “cose” che qui, per semplicità, chiamerò “droghe” – la mia esperienza di psicoterapeuta mi dice che troppo spesso vedo giovani, maschi e femmine, arrivare nel mio studio, da soli o condotti da un genitore, perché dopo aver vissuto una serata all’insegna delle trasgressioni si sono trovati ricoverati nei Pronto Soccorso in preda a allucinazioni, angosce devastanti, perdita del senso di se stessi, grave confusione mentale, e vari sintomi psicofisici.
Si dovrebbe dire qui ciò che si legge, sempre, nei testi specialistici e cioè: “in soggetti particolarmente predisposti…”, che è però una frase che vuol dire tutto e niente. Sta di fatto che alcuni (o molti!) giovani non sanno di essere psicologicamente fragili, di avere delle “linee di frattura mentale”, per così dire, che al momento giusto – giusto, purtroppo, nel senso che sono innescate da stimolazioni eccessive esterne ed interne – vengono fuori e… scoppiano!
Si può pensare di essere forti, resistenti, invincibili e quindi – vediamo la cosa da un punto di vista pratico – ingurgitare pasticche, superalcolici, fumare erbe varie, tirare avanti per ore e ore, magari assorditi da musica a tutto volume, da luci psichedeliche, e non so cosa altro, pensando che non accadrà nulla di spiacevole e che, finita la nottata, dopo un po’ di mal di testa, magari qualche vomito e confusione generale, tutto tornerà come prima…
Ma a un giovane che fa questo tipo di “esperienza” può capitare, appunto, di ritrovarsi in ospedale, a volte indirizzato al volo in un reparto di diagnosi e cura psichiatrica, o in un certo di crisi, perché… la testa è volata via, si vedono cose che non esistono, si avverte un terrore interno sconfinato.
Il punto è complesso.
Innanzi tutto non è detto che si riesca a tornare a una – almeno apparente – “normalità” psichica dopo eventi di questo genere. Può rimanere una fragilità interna generalizzata che sarà difficile superare.
Il genere di “cure” che si mettono in campo per recuperare questi stati mentali alterati sono spesso accompagnate da, se non fondate su psicofarmaci: e non è proprio un’ottima cosa che un giovane di 20 o poco più anni inizi a dover assumere psicofarmaci…
Anche quando si interviene con un percorso di psicoterapia – cosa sempre necessaria, anche se nei primi tempi post-trauma potrebbe essere prematura e dover lasciare il passo ai farmaci – la cura è spesso lunga e non facile. E, in ogni caso, quando si vive un vero e proprio trauma psichico di questo genere nella mente rimane una traccia, una traccia che può predisporre la persona, anche nel futuro, ad essere più esposta a momenti di ansietà, e ad altre situazioni di fragilità e sofferenza psicologica.
Se è in qualche modo “comprensibile” che il giovane non si renda del tutto conto del rischio che corre quando si espone a situazioni di questo genere, ciò che è meno comprensibile è che i genitori, troppo spesso, non monitorano le situazioni.
A volte i genitori non si rendono ben conto di cosa fa il figlio/la figlia.
Altre volte vedono che c’è qualcosa che non va, ma non ci pensano più di tanto e girano la testa da un’altra parte.
Altre volte ancora non hanno gli strumenti per capire i comportamenti a rischio, o non prendono in seria considerazione le compagnie che i figli frequentano.
Alcune volte ci si rende conto dei comportamenti a rischio dei figli, li si avverte, ma non cambia nulla…
Insomma, è comunque necessario sviluppare una certa capacità di vigilanza al fine di prevenire, prevenire che il proprio figlio, la propria figlia, si metta in situazioni dalle quali, in certo senso, non si torna più indietro!
Andrea Castiello d’Antonio