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COACHING. UNA NOVITA’… “VECCHIA”

Si fa sempre gran parlare del Coaching, spesso presentato come la grande novità degli ultimi tempi nell’ambito GESTIONE & SVILUPPO DEL CAPITALE UMANO.

Ma è soltanto con parecchia fatica che il cosiddetto “coaching” può essere considerato davvero una novità, poiché LE SUE RADICI SONO ANTICHE e risalgono ad impostazioni, metodologie e filosofie applicative della psicologia del secolo scorso.

“FARE COACHING” può essere da alcuni considerato un lavoro semplice, basato quasi unicamente sull’esperienza personale del coach e sulla sua capacità di … offrire consigli! In questa forma esso diviene una delle tante modalità di FARE FORMAZIONE DEFORMANTE.

Vedi QUI il mio libro sull’argomento.

In realtà il coaching, per essere efficace, oltre che metodologicamente corretto, richiede UN AMPIO VENTAGLIO DI CAPACITÀ PERSONALI, prime fra tutte la disponibilità umana nella comprensione e nella riflessione circa le vicende narrate e vissute dal cliente (il coachee).

Saper impostare e gestire una RELAZIONE PROFESSIONALE basata sull’empatia e sulla sensibilità interpersonale emerge come secondo fattore insieme all’accorto bilanciamento tra il voler essere di aiuto e di supporto, e il lasciare che il coachee ricerchi ed individui in autonomia la propria strada di crescita.

Infine – proprio come accade nella PSICOTERAPIA – non è pensabile impegnarsi in una relazione di coaching se non si è fortemente motivati, autenticamente centrati nel ruolo, e se non si ha una FORTE CONSAPEVOLEZZA DI SÉ STESSI, dei propri pregi e difetti. Ma, al di là delle qualità personali del coach, al fine di condurre adeguatamente le COACHING CONVERSATION, è sicuramente necessario possedere alcune COMPETENZE SCIENTIFICO-PROFESSIONALI di base e specialistiche, al fine di fare di questo mestiere qualcosa di più e di diverso dalla somministrazione di “buoni consigli”.

Vedi il mio video: “Il Coaching è una ‘cosa’ seria”:

Dunque, quali sono LE ORIGINI DEL COACHING?

Si deve tener conto che oggi esistono due facce applicative e speculari del coaching, quella PSICOLOGICA e quella EMPIRICA, AZIENDAL-PRAGMATICA, e che la seconda tende costantemente a fagocitare la prima. Essendo peraltro il campo abbondantemente inquinato dai COACHING VENDORS, i venditori di servizi di coaching…

LE ORIGINI DEL COACHING sono collocate nell’ambito della PSICOLOGIA e affondano le loro radici nella consultazione, nel DEVELOPMENTAL COUNSELING e nel supporto psicologico offerto agli executive nel Nord-America dagli anni Quaranta in avanti. Da qui il concetto di EXECUTIVE COACHING.

Diversi (seri) professionisti e studiosi ritengono che il “coaching” sia sempre esistito e sia sempre stato attuato nella pratica professionale degli psicologi dell’organizzazione, anche se è solo negli ultimi tempi che esso ha assunto una notorietà così ampia.

 

Si possono richiamare gli insegnamenti di Carl Rogers, Rollo May e degli psicologi della cosiddetta TERZA FORZA STATUNITENSE, così denominata perché si inseriva tra il Comportamentismo e la Psicoanalisi, delle tradizioni del sostegno psicologico e della relazione di aiuto.

 

La seconda faccia del coaching è quella BANALMENTE PRAGMATICA, del “fare coaching” e del “TUTTI POSSONO ESSERE COACH” (come, infatti, avviene!!!).

 

Non a caso, si può dire (purtroppo) che la fortuna di un certo modo di “fare coaching” sia dovuta, soprattutto, al suo carattere “non psicologico” – per come è spesso proposto e per come viene “venduto” – cosa che RASSICURA CHI VIVE NELLE ORGANIZZAZIONI…

E qui si innesca il “grande mito” di Tim Gallwey… un’altra stupidaggine che inquina l’essenza e lo spirito del Coaching serio e competente.

Ma di questo ne parleremo un’altra volta.

Intanto, per approfondire: SEGUIMI QUI.

Andrea Castiello d’Antonio