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Torna in auge il tema della selezione degli STUDENTI IN MEDICINA.
A dir la verità, si tratta di un argomento che periodicamente compare sulle pagine di riviste, siti web e quotidiani, a volte non proprio in modo incoraggiante…
Dato che mi sono sempre occupato di SELEZIONE E FORMAZIONE, nel corso degli ultimi due decenni mi è capitato di essere informalmente interpellato circa il COME SCEGLIERE gli aspiranti studenti in medicina.
La domanda nasceva dalla constatazione delle problematiche che i test utilizzati hanno così spesso dato: test di “cultura generale” del tutto inutili, prove le cui domande erano mal poste o contenevano già indicazioni su come rispondere, alternativa di risposta ai quesiti in cui non compariva la risposta esatta, oppure vi erano più risposte che potevano considerarsi corrette…
Insomma: un disastro (a cui si sono aggiunte fughe di notizie prima dell’espletamento delle prove).
Un disastro condito da impugnazioni, ricorsi al TAR, ritardi nella conclusione dei concorsi, ripetizione o annullamento delle prove, e così via.
Alla richiesta di un mio parere sul “come fare” mi è apparso normale iniziare il dialogo con un’altra (semplice?) domanda: CHE TIPOLOGIA DI PERSONA RITENETE ADATTA A SVOLGERE NEL FUTURO IL MESTIERE DI MEDICO? Quali sono le qualità umane di base – perché è di questo che si tratta, non di conoscenze tecniche – che ritenete INDISPENSABILI per FARE IL MEDICO?
Al che ci si inabissava regolarmente in un confuso vociare in cui ognuno indicava caratteristiche diverse fino ad arrivare a contrapposizioni in cui si confrontavano, alla lontana, visioni davvero diverse del “mestiere di medico”.
Ciò che colpisce è che nessuno dei miei interlocutori medici si era realmente posto la domanda.
Eppure, si tratta di una domanda logica: se si vuole scegliere una persona in possesso di determinate qualità psicologiche si deve definire quali sono le “qualità fondamentali”, quali “preferenziali”, quali potranno essere formate successivamente.
INDICAZIONI E CONTRO-INDICAZIONI.
Altrimenti qualunque selezione non funzionerà. Tanto vale scegliere a caso.
Nei momenti di dialogo con i miei interlocutori medici, genuinamente preoccupati dalla difficoltà di risolvere il problema, si rimaneva inoltre fissati sulla prova selettiva “test”.
TEST PSICO-ATTITUDINALE (come in genere dicono i non esperti della materia). Se vogliamo, già un piccolo passo in avanti rispetto alla famigerata “prova di cultura generale”… Ma è sufficiente sottoporre un test di ATTITUDINI (per carità: non chiamateli “i quiz”, “le crocette”…!) anche il migliore disponibile, per scegliere uno studente di medicina?
No.
Vi è almeno un altro metodo di scelta e selezione che dovrebbe essere applicato. IL COLLOQUIO.
Perché il colloquio? Perché per fare il medico è indispensabile indagare LA MOTIVAZIONE DEL CANDIDATO.
Cosa lo spinge a studiare medicina, cosa si aspetta dal percorso di studio, come si immagina una volta laureato giovane-medico, quale specialità desidererebbe prendere e perché?
Scegliere un aspirante medico senza valutarne la motivazione è assurdo.
Ma vi è almeno un’altra area di qualità psicologiche da indagare: LA CAPACITÀ DI GESTIRE LE RELAZIONI UMANE, di entrare in contatto ed ascoltare, di EMPATIA, di com-partecipazione.
Questa seconda area si situa nell’ambito delle CAPACITÀ EMOTIVO-RELAZIONALI ed è fondamentale da capire, a meno che non si ritenga affidabile un medico che è stato solo capace di rispondere a domande tecniche, di superare esami, di studiare libri…
Vi è poi un altro aspetto importante – ma ve ne sarebbero molti ancora…
Considerando che i candidati alle prove per entrare nelle facoltà mediche provengono dai percorsi scolastici, e considerando ciò che ci dicono i test INVALSI sui deficit di gran parte dei nostri attuali studenti superiori, appare necessario valutare LA CAPACITÀ DI RAGIONAMENTO AD AMPIO SPETTRO.
Sa, il candidato, leggere un testo e trarne i concetti di fondo? È capace di sintetizzare, di astrarre, di fare inferenze sulla base di un testo scritto?
Sarebbe bello assegnare ai candidati il libro di Jean Starobinski “BREVE STORIA DELLA MEDICINA” (Raffaello Cortina, 2023) e dedicare una parte del colloquio a porre domande e far ragionare sui contenuti di quel testo!
Come si vede, si tratta di andare molto al di là del “test” così come fino ad oggi è stato fatto.
Ora – Aprile 2024 – sembra che si voglia sperimentare un “nuovo modo selettivo” finalizzato soprattutto a correre ai ripari (dire che è tardi è dire poco… dato che nei prossimi 6 anni si prevede che vada in pensione un terzo degli attuali medici di base) e favorire l’ingresso di un gran numero di studenti con un “semestre di prova” al termine del quale sarà compiuta la scelta sulla base dei crediti formativi acquisiti.
Quindi l’idea è SELEZIONARE IN BASE ALLE CAPACITÀ DI STUDIARE. Di leggere i testi, frequentare le lezioni e rispondere alle domande in corso d’esame.
NULLA DI PROPRIAMENTE PSICOLOGICO!
Senza dire delle difficoltà che verosimilmente ci saranno nel reperire aule adeguate per capienza, docenti competenti e disponibili per insegnare, e commissioni di esame attente e non sbrigative nel valutare chi potrà proseguire e chi no.
Ma, nei percorsi logici di “Selection & Onboarding” la formazione segue la selezione! Non il contrario.
E, in ogni caso, anche se si volesse applicare l’idea alla base del “Corso formativo-valutativo” o del “Development Center” (v. i miei libri: “LA SELEZIONE PSICOLOGICA DELLE RISORSE UMANE” e “L’ASSESSMENT DELLE QUALITÀ MANAGERIALI E DELLA LEADERSHIP”) si dovrebbe comunque riservare una parte dell’esame per valutare LE QUALITÀ MENTALI del candidato.
Le qualità sopra in sintesi descritte.
A meno che non si pensi che per il medico del domani conteranno solo le capacità di apprendimento e di memorizzazione!
Andrea Castiello d’Antonio