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L INSOPPORTABILE PROVINCIALISMO DELL UNIVERSITA ITALIANA

Queste note avrebbero potuto avere un titolo diverso, ad esempio:

LIBRI DI ACCADEMICI… CHE TRISTEZZA!

ANCORA LA “RICERCA IRRILEVANTE” IN PSICOLOGIA

L’ACCADEMIA ITALIANA. TORRE EBURNEA E ISOLATA

GLI UNIVERSITARI GUARDANO SOLO AL PROPRIO OMBELICO

 

Sì. È davvero insopportabile una certa abitudine di una larga parte dei nostrani ACCADEMICI DI MESTIERE, cioè dei professori di ruolo, “strutturati” o, come si dice, “incardinati”, di scrivere libri PARTENDO DAL PRESUPPOSTO che nessun altro abbia prima di loro scritto qualcosa sullo stesso argomento…

 

In queste note prendo come esempio coloro che operano nel campo della PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELLE ORGANIZZAZIONI, nell’area delle RISORSE UMANE, del CAPITALE UMANO. Ma il discorso si può estendere a ogni altra area.

 

Questa NARCISISTICATENDENZA a ritenere sé stessi come gli unici “depositari del sapere” – salve alcune nobili eccezioni, naturalmente – si manifesta con due diverse modalità.

 

1.

La prima modalità si riferisce al fatto che l’accademico autore di un saggio, CITA SOLO ED ESCLUSIVAMENTE ALTRI ACCADEMICI, ignorando del tutto gli apporti che sull’argomento sono stati prodotti dai PROFESSIONISTI – i quali, spesso, ANTICIPANO i temi che sono poi trattati e “confermati”, per così dire, dagli universitari.

Vedi ciò che è accaduto di recente con i temi della TOXIC LEADERSHIP e della DARK TRIAD.

 

Mi riferisco a professionisti non solo italiani, autori che proprio perché operanti nel VIVO TESSUTO DELLE REALTÀ ORGANIZZATIVE hanno saputo scrivere libri non solo interessanti e acuti, ma anche UTILI ED UTILIZZABILI sul piano della pratica professionale.

Cosa non da poco, vista la quantità di RICERCHE IRRILEVANTI e di TEORIZZAZIONI ASTRUSE che spesso l’accademia getta sul terreno e che hanno il solo scopo di consentire agli autori di proseguire nella loro carriera.

RILEVANZA PROFESSIONALE ZERO.

UTILITÀ SOCIALE ZERO.

Impatto reale sulle teorie e sulle metodologie poco più di zero…

 

Tornando al caso in questione, non solo l’autore, o gli autori, accademici, ignorano i professionisti, ma tendono a sottostimare o trascurare persino l’apporto prodotto dai loro stessi colleghi nel caso in cui si tratti di persone che non ricoprono ruoli o posizioni di potere, e che non sono utili per un proficuo scambio di favori…

Insomma, quelli che i BARONI tra loro chiamano i “peones”, i portaborse.

 

2.

Il secono caso in cui diviene “insopportabile” qualunque lettura è presto detto. Anche perché ne ho due esempi appena pubblicati proprio qui davanti a me. Due libri di autori italiani.

 

In questo caso, per comprendere la situazione è sufficiente SCORRERE LE BIBLIOGRAFIE.

Bibliografie in cui gli autori – autoproclamantesi unici depositari del sapere specifico – cosa fanno?

Guarda caso non riescono a trovare altre referenze italiane degne di nota; quindi, in decine di pagine di Bibliografie citano solo autori stranieri, letteratura in lingua inglese. Ma con qualche eccezione.

 

LE ECCEZIONI SONO RAPPRESENTATE DAGLI SCRITTI DEGLI AUTORI STESSI. DI LORO STESSI: ACCADEMICI ONNIPOTENTI E PREMINENTI…

Così, in uno di questi due libri, a firma di tre autori, scorrendo la Bibliografia (a parte un solo caso) si nota che gli unici italiani citati sono proprio loro tre.

Le citazioni fanno riferimento a:

  • Libri e articoli di cui ognuno di loro è singolo autore
  • Libri e articoli di cui sono autori due o tutti e tre
  • Libri o articoli scritti da uno dei tre autori, ma insieme ad altri.

 

Come a dire: SOLTANTO NOI, NEL MONDO, CI OCCUPIAMO IN ITALIA DI QUESTA TEMATICA.

Non troviamo proprio nessun altro da citare… Se non noi stessi.

Addirittura, tempo fa, vi furono professori che citavano regolarmente di loro stessi gli… articoli “presentati ed accettati per la pubblicazione” da parte delle riviste - naturalmente, riviste “indicizzate”…

Quindi scritti non ancora pubblicati, ma che sarebbero stati pubblicati nel futuro!

 

Spocchia, supponenza, protervia, provincialismo, piccineria, sciocca smania di protagonismo, voglia di emergere salendo sulle spalle di altri, piccolo narcisismo…

Questo è uno degli aspetti peggiori dell’Accademia italiana.

Un aspetto che ben si integra con lo SPIRITO DE-MERITOCRATICO e clientelare che fa fuggire all’estero così tanti nostri giovani.

Un aspetto divenuto insopportabile, noto ormai da decenni, ma ancora vivo e vegeto.

Che tristezza!

 

Andrea Castiello d’Antonio