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QUANTI DIRIGENTI INUTILI AFFOLLANO LE NOSTRE ISTITUZIONI PUBBLICHE?

Da un articolo di Gianni Riotta del 23-08-2024 (La Repubblica): “24 agosto del 1960, vigilia di campagna elettorale per la Casa Bianca, il reporter del settimanale Time, Charles Mohr, chiese al presidente repubblicano Dwight Eisenhower: “Che idee le ha dato, in otto anni, il suo vice Richard Nixon?”. La risposta fu brutale, subito rilanciata dai democratici di John Kennedy, ‘Se mi dà una settimana per pensarci qualcosa mi verrà in mente’”.

 

Potremmo applicare questa FULMINANTE BATTUTA DI EISENHOWER a una quantità di nostri manager pubblici, dirigenti “per modo di dire” – come mi rispose una volta uno di questi signori ai miei complimenti per la promozione a dirigente: “Non me lo dica! Se no, mi tocca cominciare a dirigere…”.

 

Certo, IL SISTEMA DI SELEZIONE E VALUTAZIONE del manager pubblico potrebbe… essere migliore, per dirla con un eufemismo.

In certe amministrazioni chiuse, blindate, impermeabili, sicuramente funziona… Funziona nel modo e con i tempi in cui il “potere pro tempore” decide che debba funzionare. Ce ne sono di queste OASI DI PACE in cui i soggetti peggiori possono fare tranquillamente carriera e giungere così a guadagnare un centinaio di migliaia di euro all’anno, più tutte le garanzie dell’immarcescibile “posto pubblico”.

 

Non vi è nemmeno la necessità che vi sia la “lunga mano” della politica-partitica-correntizia per dare vita a queste NICCHIE DI PRIVILEGIO IMMERITATO – ogni tanto qualcuna ne salta fuori, anche a dispetto della famosa idea di cancellare gli “enti inutili” di non si sa più di quanti anni fa….

Un potere locale, mimetizzato e ben consolidato, può auto-gestirsi e persino contrastare influenze politiche esterne: insomma, si fa tutto in casa!

Si dirà che questi sono “casi eccezionali” – il famoso ritornello delle “mele marce”, buono per gli sciocchi – ma anche se ve ne fosse solo uno sarebbe comunque uno scandalo.

 

I ministeri, le strutture pubbliche locali e centrali, le nostre povere “Istituzioni”…

Dovrebbero dare il BUON ESEMPIO a tutti i cittadini, non solo per il loro stesso posizionamento AL CENTRO DELLA VITA PUBBLICA e A SERVIZIO di tutti noi, ma anche perché sono pagate con i soldi dei contribuenti – non dei “cittadini”. Dei “contribuenti”, di coloro che le tasse le pagano...

 

Molti anni fa, cercando un dirigente nei corridoi di un ministero, aprii una porta e vidi sulla scrivania un paio di occhiali, e un impermeabile sull’attaccapanni; allora chiesi dove era quel dirigente. Mi fu risposto che entrava la mattina, lasciava quelle cose lì nel suo ufficio, poi spariva non si sa dove, ritornava a fine orario di lavoro, prendeva le sue cose e se ne andava a casa.

 

Lo sappiamo.

Nel variegato mondo della PA – dove naturalmente ci sono anche ottime persone che lavorano come si deve – l’abitudine di entrare e uscire, fisicamente o mentalmente, è diffusa.

Altro che “Leadership di Servizio”!

 

CHI CONTROLLA?

Nessuno naturalmente.

Per quale motivo un superiore dovrebbe mettersi a discutere con un suo collaboratore scansafatiche, assenteista, inutile nel lavoro?

Con “il rischio” di dover gestire risentimenti, conflitti. In certi casi e in certi ambienti anche ritorsioni o… vendette.

 

Negli AMBIENTI OCCUPAZIONALI DISASTRATI, la gestione delle risorse umane da parte dei dirigenti – ammesso che siano in grado di conoscerla e applicarla in modo meritocratico – funziona solo se viene LEGATA AL DENARO.

Destinare una quota parte della remunerazione variabile alla qualità della gestione del personale è… “motivante” per il DIRIGENTE-NON DIRIGENTE e lo spinge almeno a provare a fare qualcosa.

 

Collegare questa parte variabile al solo raggiungimento di obiettivi, spesso vaghi, inutili, o molto facili da raggiungere, o ancora non misurabili, non funziona più di tanto.

Basti vedere, periodicamente, gli articoli sui giornali in cui si legge: “Il servizio di … nella città di … non funziona per nulla, anzi è peggiorato, ma l’amministrazione ha erogato il premio di rendimento a tutti i suoi dirigenti, sostenendo che avevano raggiunto i risultati!”.

 

Non c’è molto da aggiungere.

Come ho scritto in alcuni dei miei libri e articoli, in certi contesti organizzativi iper-protetti e disastrati, intrisi di collusioni e varia mafiosità, si dovrebbe entrare con la cavalleria a sciabole sguainate.

Nonostante che, in linea teorica, avere la garanzia del posto di lavoro – essere “di ruolo”, aver sottoscritto un contratto ineccepibile – sia una GRANDE CONQUISTA DEL MONDO SOCIALE E DEL LAVORO, perché dà alla persona la possibilità di PROGRAMMARE LA PROPRIA VITA E IL FUTURO, molti, troppi, non si meritano queste garanzie.

Anzi: non le considerano affatto, le sottovalutano. Le danno per acquisite e scontate!

A danno di tutti noi. E a scorno di coloro che rischiano costantemente la stabilità del loro lavoro se non operano al meglio delle loro capacità!

 

Andrea Castiello d’Antonio