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Mortal Secrets: Freud, Vienna and the Discovery of the Modern Mind
Di fronte a questo libro alcuni potranno pensare “Ecco l’ennesimo libro su Freud” ma si sbaglierebbero, perché il lavoro di Frank Tallis – psicologo clinico londinese, romanziere e attento osservatore della società di oggi (un suo lavoro The Liebermann Papers, la storia di un detective, Max Liebermann, ambientata a Vienna sul finire del secolo, è stato utilizzato per una serie televisiva della BBC– si presenta come uno scritto originale, posto a cavallo tra biografia, biografia romanzata, riflessione critica sull’opera di Freud e analisi generale di una società che non esiste più (leggendo queste pagine torna spesso in mente l’opera del 1942 di Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo (tr. it.: Milano: Arnoldo Mondadori, 1946) – vedi anche: Freud S./Zweig A. (1968), The Letters of Sigmund Freud & Arnold Zweig (New York: Harcourt Brace Jovanovich, 1968).
Il contenuto del testo ruota intorno ai tre concetti che sono richiamati nel sottotitolo Freud, Vienna and the Discovery of the Modern Mind. Seguendo le parole iniziali del testo, è da ricordare che Freud, a differenza di altri grandi pensatori ed innovatori come, ad esempio, Karl Marx, è stato oggetto di asprissime critiche, talmente forti e insistenti che si possono richiamare i fenomeni del character assassination e del Freud bashing. Accusato da alcuni di essere un plagiatore, un bugiardo, un manipolatore e un inventore di storie inverificabili, da altri è stato – esattamente all’opposto – idolatrato, considerato come un totem intoccabile, una scrittura sacra e inviolabile. E, del resto, questo è stato l’atteggiamento anche di alcune società psicoanalitiche aderenti all’IPA, la International Psychoanalytical Association nel corso del tempo (un modo di posizionarsi ormai trascorso, fortunatamente). Del resto, l’opera di Freud è talmente ampia e complessa, essendo inoltre caratterizzata da diverse versioni teoriche su temi importanti come, ad esempio, quello dell’angoscia, che è difficile proporne un apprezzamento ben bilanciato e globale. In questa ottica Frank Tallis mantiene un atteggiamento equilibrato, sottolineando gli aspetti meno convincenti delle diverse idee freudiane; cioè, gli aspetti che sono stati esplicitamente e fortemente criticati su basi scientifiche, ma anche quelli, al contrario, che hanno ottenuto delle importanti conferme recenti, ad esempio per merito delle neuroscienze.
Richiamando il Freud che alla fine dell’Ottocento, per primo, parla in modo strutturato con i pazienti, dà loro credito, si impegna a comprendere il senso dei segni e dei sintomi, e combatte direttamente o indirettamente contro i trattamenti degradanti e inumani dell’epoca (compreso il modo in cui furono trattati i militari traumatizzati della prima guerra mondiale), è sottolineata proprio questa dimensione della rivoluzione freudiana: l’impegno del terapeuta a cooperare con il paziente al fine di giungere alla risoluzione del malessere. E, non a caso, fin dall’inizio emerse un aspetto certamente non medico della psicoanalisi – del resto, lo stesso Freud ebbe a pronunciarsi contro la medicalizzazione dell’analisi che, invece, prese il sopravvento in specie nel Nordamerica. Nell’ambito della psicoanalisi sottratta al predominio medico-psichiatrico si colloca la psicoanalisi applicata, com’era uso dire, cioè la lente analitica applicata ai miti, alla letteratura, all’arte, e alle biografie di personaggi illustri. Persino teorie ed approcci terapeutici lontani dalla psicoanalisi sono nati, in realtà, nel suo contesto: un esempio per tutti è rappresentato dall’emergere delle idee di Aaron T. Beck il quale, insoddisfatto dell’approccio psicoanalitico, ma partendo da esso, ha edificato la psicoterapia cognitiva.
Nel testo si nota una sorta di relazione di reciprocità tra la città di Vienna e la figura simbolica di Freud, una sorta di rispecchiamento, come se l’una non avrebbe potuto essere ciò che è stata senza l’altra. Con maestria l’autore conduce il lettore a sedersi nei classici cafè viennesi, a passeggiare nei viali, magari fermandosi nel Tabak Trafik per acquistare una scatola di sigari (in una delle mie visite a Vienna, anni fa, sono andato nella tabaccheria ove Freud si riforniva di sigari e ho parlato con un signore di una certa età che, ai tempi, era un ragazzo, che lavorava lì nel negozio, e ricordava l’ingresso di Freud e il genere di sigari che acquistava). Dunque, la Vienna golden age risalta in queste pagine come culla di ciò che sarebbe diventata la modernità in numerosi campi delle scienze e delle arti, senza mai che l’autore scivoli in un racconto nostalgico o retorico. Torna in mente una frase attribuita a Gustav Mahler, che consultò Sigmund Freud per discutere di un suo problema personale: “la tradizione non consiste nel venerare la cenere ma nel mantenere in vita il fuoco”. Da questo punto di vista la lettura di Mortal Secrets emerge come una lettura piacevole, un buon libro da leggere con leggerezza nel corso del tempo libero, senza avere la pretesa di scoprire chissà cosa ma con il gusto di tornare vicini a una realtà, a un’epoca e a una storia affascinanti e ancora oggi attualissime. Ma si è accennato al fatto che Frank Tallis non fa sconti, per così dire, all’opera freudiana. E, infatti, scorrendo queste pagine si rivive, in sintesi, il percorso della psicoanalisi (nello specifico, della psicoanalisi nordamericana), dall’entusiasmo alle onde sempre più critiche sviluppatesi a partire dagli Anni Cinquanta, fino al sopravvento degli indirizzi cognitivo-comportamentali e dell’orientamento neuroscientifico. Ma, paradossalmente, proprio da alcune di queste correnti sono iniziate a provenire delle vere e proprie conferme alle intuizioni freudiane: e così nata la neuropsicoanalisi (Mark Solms), sono emerse figure come il premio Nobel Eric Kandel, ed è proprio di questi mesi, aggiungerei, la nuova edizione critica delle opere complete di Sigmund Freud: (Mark Solms (editor), The Revised Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud. Translated from the German under the general editorship of James Strachey, in collaboration with Anna Freud assisted by Alix Strachey and Alan Tyson. Editor of the Revised Edition Mark Solms in collaboration with Ilse Grubrich-Simitis assisted by Riccardo Steiner (Lanham, MD, & London: Rowman & Littlefield & The Institute of Psychoanalysis, 2024. 24 volumes, pp. 7.884).
In sostanza, mi sembra che questo libro, oltre a costituire una piacevolissima lettura, adatta anche ai non specialisti, abbia raggiunto gli obiettivi che l’autore si era proposto, compreso lo scopo di dimostrare fino a che punto il pensiero psicoanalitico ha segnato il modo di pensare e il modo di vedere la realtà e il mondo che ci circonda.
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata sulla rivista “Qi – Questioni e Idee in Psicologia”, numero 113, NOVEMBRE 2024.