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Partendo dai classici, potremmo dire dai “vecchi” STILI DISFUNZIONALI DI LEADERSHIP, identificati ormai quasi un secolo fa, le forme della leadership distruttiva hanno ormai preso tante fisionomie diverse.
Si tratta di qualcosa di molto lontano da quegli stili disfunzionali di gestione manageriale che fanno riferimento a un primo blocco di STILI AUTORITARI, LASSISTI E CONSOCIATIVI caratterizzati il primo dalla direttività dogmatica e verticistica spesso minacciosa e imperiosa, e il secondo dalla sostanziale rinuncia ad esercitare qualunque forma di influenza: infatti, nel lassismo emergono l’evitamento del mandato gestionale insieme alla ricerca, non sempre manifesta, del supporto sociale ad ogni costo.
A tali stili di leadership si contrapponevano in chiave positiva tipicamente gli STILI CONSULTIVI, DEMOCRATICI, PARTECIPATIVI, DI COINVOLGIMENTO E DI “FARE SQUADRA”, indicando pertanto nell’essere capaci di rendere coeso il team una delle (molte) abilità del sano management.
Pur indicando questi come stili di “leadership” ci tengo a sottolineare che si tratta di stili di management operativo quotidiano, cioè di gestione operativa del capo.
Purtroppo, ancora oggi, si parla e si straparla molto di “leadership” e poco di “management” – che è poi la forma di gestione che interessa direttamente il collaboratore!
Come diceva già Wilfred Bion decenni fa, quando fu chiamato a rivedere diversi aspetti della gestione dei gruppi in ambito militare in UK, il buon capo è colui che fa parte della squadra, che è “con” i suoi follower i quali, a loro volta, si sentono ingaggiati ognuno per la propria parte di responsabilità, e tutti verso il gruppo.
Nel mio libro sul CAPITALE UMANO e la sua sana gestione ho trattato estesamente i sistemi di base che dovrebbero essere impiegati per dar modo alle persone migliori di diventare – loro sì! – “capi” e “comandanti”, per così dire.
Le FORME DISTRUTTIVE DI LEADERSHIP si manifestano da sempre in qualunque contesto socio-organizzativo, sia nelle imprese fortemente competitive orientate ad un fine produttivo, sia nelle istituzioni socioculturali, educative e sanitarie.
Nei decenni in cui ho intensamente frequentato le organizzazioni e le istituzioni sono rimasto sorpreso nel riscontrare FORME DI VIOLENZA E SOPRAFFAZIONE ORGANIZZATIVA, persino di vera e propria “delinquenza morale”, anche nei contesti religiosi e in organizzazioni che avrebbero come fine fare il bene degli altri.
Su un altro versante, la leadership tossica è stata individuata anche nelle ORGANIZZAZIONI MILITARI. Pensando, ad esempio, alle vicende belliche della Prima Guerra Mondiale, si dovrebbe riflettere e imparare dai tanti terribili e nefasti esempi di “pessimo comando” che hanno portato a disfatte e sconfitte, e alla perdita di centinaia di migliaia di soldati, utilizzati come pedine in scacchiere che alcuni generali gestivano e osservavano da lontano, senza dare alcuna autonomia ai comandanti sul campo di battaglia. Da tale punto di vista, accentrare autoritariamente la leadership lontano dalla realtà dei fatti operativi, inibendo inoltre l’autonomia dei responsabili diretti che si confrontano sul terreno con gli obiettivi da conseguire, è un problema sempre vivo e ben visibile anche nelle organizzazioni di lavoro di oggi.
Le molte forme di cattiva leadership hanno sicuramente una caratteristica in comune e cioè quella di DISGREGARE IL GRUPPO, infondendo rivalità, sospetto, diffidenza reciproca, e arroccamento di ciascuno a difesa della propria posizione avvertita come rischiosamente precaria.
Le forme distruttive di leadership distruggono la coesione tra i membri, il senso di appartenenza, lo spirito di compiere un’impresa in comune e la volontà di cooperare.
IL CAPO PATOLOGICO ha, infatti, interesse a gestire una squadra disunita e frammentata con lo scopo di poter fare la maggiore pressione possibile sui singoli membri che, a quel punto, si sentono del tutto dipendenti dal capo; in un certo senso, sono “nelle sue mani”, sviluppando paura, silenziosa opposizione, CWB o comportamenti di collusione con il bad manager.
Da ciò consegue - come ho mostrato nel mio libro “L’ASSESSMENT DELLE QUALITÀ MANAGERIALI E DELLA LEADERSHIP”
https://www.youtube.com/watch?v=ol65D1dGvko - che scegliere dei validi “capi” è essenziale per la sanità dell’organizzazione nel suo complesso e per l’efficienza dei processi organizzativi.
Un approfondimento sulle tematiche disfunzionali si trova nel mio libro pubblicato nel dicembre 2024 “L’AGGRESSIVITÀ DISTRUTTIVA NEL MONDO DEL LAVORO. IL MOBBING E LE ALTRE FORME DI VIOLENZA ORGANIZZATIVA”
Possiamo solo sperare che, in ottica più ampia, il prossimo anno, il 2025, regali al mondo intero un CONTENIMENTO RAGIONEVOLE delle manifestazioni patologiche della leadership – qui il mio video sul pericolo dei leader e i Capi di Stato psicopatologici per l’equilibrio e la stabilità mondiale pubblicato all’inizio della guerra di invasione criminale di Vladimir Putin:
https://www.youtube.com/watch?v=84K3daCdRQY
Andrea Castiello d’Antonio